“Qui la Chiesa ha più bisogno di aiuto”. Intervista al direttore di Acs Italia

La mappa delle persecuzioni anticristiane nell'intervista di Interris.it ad Alessandro Monteduro, direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre

“Sono almeno i venti i paesi nei quali è particolarmente grave la persecuzione dei cristiani. E cioè Arabia Saudita, Burkina Faso, Camerun, Cina, Corea del Nord, Egitto, Eritrea, Filippine, India, Indonesia, Iran, Iraq, Myanmar, Niger, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Sri Lanka, Sudan”, afferma a Interris.it Alessandro Monteduro, direttore di Acs Italia. La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) è finanziata esclusivamente dalle donazioni dei suoi benefattori. Il fine dell’organizzazione è quello di sostenere la pastorale della Chiesa.

Al servizio della Chiesa perseguitata

Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) è una fondazione di diritto pontificio. Ha sede in Vaticano e dipende dalla Santa Sede attraverso la Congregazione per il Clero. Acs-Italia è diretta da Alessandro Monteduro. Laureato in Scienze economico-bancarie, ha vissuto una decennale esperienza dirigenziale al ministero dell’Interno. Ha coordinato e diretto gruppi di lavoro. Si è occupato di temi come la pubblica sicurezza, la prevenzione e il contrasto del racket e dell’usura. È stato anche consigliere di amministrazione di alcune società nel settore dei trasporti.

Come funziona Acs

Ogni anno l’ufficio internazionale di Königstein, in Germania, riceve circa diecimila domande di aiuto. Provengono da vescovi, sacerdoti, religiosi e laici di tutto il mondo. E ogni anno più dei due terzi delle richieste vengono approvate. In media all’anno vengono realizzati oltre 5.600 progetti. In 145 Paesi in tutto il mondo.

La presenza sul territorio

La fondazione pontificia ha 23 segretariati nazionali. In Austria, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Corea del Sud, Filippine, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Messico, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Stati Uniti e Svizzera. La direzione nazionale di Acs-Italia, che si trova a Roma, si occupa della raccolta fondi sul territorio italiano. E diffonde informazioni sulla Chiesa che soffre nel mondo. E’ qui che è nato nel 1999 il primo Rapporto sulla Libertà religiosa nel mondo. Le attività della fondazione sono coordinate con la collaborazione di altri tre uffici a Bressanone, Milano e Siracusa.Dove la Chiesa oggi soffre maggiormente?

“Mi permetto di ricordare in particolare il Niger e l’intera regione del Sahel. Anche perché il 17 settembre 2018 il missionario italiano padre Pierluigi Maccalli vi è stato rapito da un gruppo di jihadisti. Sono ormai passati due lunghissimi anni. Colgo l’occasione per lanciare un appello al governo italiano affinché si rinnovi l’impegno per la sua liberazione. La drammatica vicenda del missionario non è un caso isolato. In qualche modo, infatti, riassume anche la pericolosa deriva di questa nazione africana. C’è poi un altro drammatico aspetto”.Quale?

“All’oppressione nei venti paesi in cui la situazione per i cristiani è più grave se ne aggiunge un’altra. E’ quella che Papa Francesco, in una meditazione dell’aprile 2016, ha chiamato la persecuzione ‘educata, travestita di cultura, modernità, progresso’. E che finisce per togliere all’uomo la libertà, anche all’obiezione di coscienza. In questo caso non è necessario allontanarsi dalla nostra Europa”.Aiuto alla Chiesa che Soffre si è mobilitata per il Libano. In che modo i cristiani sono spinti a lasciare la loro patria?

“Il Libano era sofferente anche prima della tragedia che ha colpito Beirut. Dilagante corruzione, scarsissima trasparenza, povertà diffusa, gravi disparità di reddito, crisi valutaria, eccessivo indebitamento, disastri ecologici, sistema elettrico inefficiente… Tutto ciò non genera esplosioni ma di certo porta la popolazione allo stremo. Voglio ricordare anche i circa 1,5 milioni di rifugiati siriani presenti in territorio libanese, un grande irrisolto problema, e la pandemia da coronavirus che ha aggravato il quadro già fosco”.Con quali effetti?

“La presenza cristiana, in questo contesto, è seriamente minacciata e tutto ciò induce all’emigrazione. Se il Libano diventerà uno Stato a maggioranza araba musulmana, ai nostri fratelli nella fede rimasti eroicamente in patria verranno garantiti pari diritti? Ho qualche dubbio”.Essere cristiano non è mai stato più pericoloso. Perché il XXI è il secolo dei martiri?

“Il Papa ripete spesso che questo secolo annovera più martiri della Chiesa dei primi secoli. Questo in parte è dovuto alla saldatura fra progresso tecnico e volontà persecutoria, perché le aggressioni attualmente sono potenzialmente più efficaci. In secondo luogo i fondamentalismi e i nazionalismi religiosi stanno manifestando sempre più palesemente la propria virulenza, che si aggiunge alle vessazioni tipiche dei regimi autoritari che hanno flagellato il ventesimo secolo. A ben vedere tuttavia la causa principale è la diffusione delle ingiustizie a livello individuale e sociale”.A cosa si riferisce?

“La fede cattolica contiene un nucleo di giustizia che non è mai stato gradito da quanti operano guidati da ideologie politico-religiose perverse e dalla brama del potere ingiusto. Si tratta di un conflitto che in questi nostri tempi si va acuendo e che spesso porta alla persecuzione, cruenta o meno”.La crescita del numero di cristiani in Africa e Asia sbilancia assetti geopolitici e di potere?

“Se ci limitiamo ai cattolici, per i quali disponiamo di dati più certi, ricordiamo che nel 2018 la proporzione in Africa era di 19,4 cattolici per ogni 100 abitanti, mentre in Asia era di appena 3,3 cattolici per ogni 100 abitanti. Dovremmo essere ben lontani da proporzioni potenzialmente ‘allarmanti’ per alcuni detentori delle leve del potere e per quanti vedono le comunità cristiane come una minaccia a consolidati assetti sociali”.E’ così?

“Questo è vero solo in parte perché la storia della Chiesa dimostra che a volte la presenza di un solo santo ha disturbato consolidati sistemi di potere. Di conseguenza non possiamo escludere che, anche a parità di battezzati, la maggiore coerenza con la propria fede e il conseguente maggiore impegno sociale possano rappresentare una pacifica ‘minaccia’ per molti”. A ciò si aggiunge che molti cristiani, non solo cattolici, vengono percepiti come filo-occidentali o filo-statunitensi e ciò in molti contesti politici può essere decisamente pericoloso”.In che modo i cristiani occidentali possono aiutare i loro fratelli nelle terre di persecuzione?

“Contrapponendo la speranza all’orrore della persecuzione. Per speranza non intendo un vago esercizio psicologico ma una situazione di concreto miglioramento delle condizioni di vita cristiana ed umana, anche grazie all’aiuto delle comunità cristiane occidentali. Non si tratta di assistenzialismo. Aiuto alla Chiesa che Soffre da 73 anni frequenta i cristiani perseguitati e sa per esperienza che sono i primi a rimboccarsi le maniche per affrontare i problemi reali, sono i primi a dare luminosi esempi di fede e sono ancora una volta i primi a custodire quell’amor di patria che li rende naturalmente restii all’emigrazione”.Può farci un esempio?

“I nostri fratelli vogliono semplicemente vivere la propria fede e la propria vita con dignità nella terra in cui sono nati. I progetti della nostra fondazione pontificia hanno l’obiettivo di aiutarli in tal senso, e i nostri 330.000 benefattori sparsi nel mondo non fanno mai mancare il loro generoso sostegno”.