Cina, status di Xi Jinping diventa “nucleo” del Pcc

Al XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese circa 2.300 delegati del hanno votato le modifiche alla sua Costituzione all'unanimità

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Il Partito comunista cinese ha modificato la sua Costituzione, consolidando lo status di Xi come “nucleo” del partito. E’ il risultato dell’approvazione fatta oggi di un emendamento da parte del XX Congresso nazionale, comprensivo dei cosiddetti “due stabili” e delle “due salvaguardie”. Si tratta di misure, in base al comunicato finale diffuso, volte a cementare lo status centrale di Xi e il ruolo guida del suo pensiero politico all’interno del Partito comunista cinese.

Il congresso

Xi è l’unico leader, oltre a Mao Zedong, ad avere la sua dottrina politica inclusa nella Carta fondamentale del partito mentre era ancora in carica e le decisioni prese oggi dal congresso hanno ulteriormente consolidato la sua posizione. I quasi 2.300 delegati hanno votato all’unanimità le modifiche alla Costituzione del Pcc, tra cui una denominata i “due stabiliti“: il primo fissa che Xi è adesso il “nucleo” del Pcc, il secondo che le sue idee sono i principi guida del partito. Tra le novità ci sono anche le “due salvaguardie”, che tutelano lo status centrale di Xi all’interno del partito e l’autorità centralizzata del partito. Dalla sua fondazione nel 1921, il Pcc ha modificato il suo statuto ad ogni congresso per riflettere le mutevoli dottrine politiche che lo guidano. Nel 2017, al XIX Congresso nazionale, la Carta fu modificata per includere “il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con le caratteristiche cinesi in una nuova era”: la sua dottrina. Il Partito comunista cinese ha sancito la sua ferma opposizione all’indipendenza di Taiwan nella sua Carta fondamentale. Lo si legge nella risoluzione approvata dal XX Congresso nazionale del Pcc, diffusa alla sua conclusione. Il congresso “accetta di includere nella Costituzione del partito” varie dichiarazioni, tra cui quelle sulla lealtà politica e militare e sulla costruzione di forze armate di livello mondiale, nonché quella sulla “opposizione risoluta per scoraggiare i separatisti che cercano ‘l’indipendenza di Taiwan'”.

Comitato centrale

L’attuale ministro degli Esteri Wang Yi fa parte del XX Comitato centrale del Partito comunista cinese malgrado abbia 69 anni, contro la regola che fissa la possibilità di ricevere incarichi se si ha al massimo 67 anni e la pensione in caso di 68. Wang, in questo modo, dovrebbe sostituire Yang Jiechi a capo della diplomazia del Pcc. Anche l’attuale capo dell’Ufficio per gli affari di Taiwan Liu Jieyi non è nel nuovo Comitato centrale; anche lui è stato indicato come possibile candidato per ricoprire dal prossimo marzo la carica di ministro degli Esteri. Gli alti diplomatici Yang Jiechi e Song Tao sono usciti probabilmente a causa dei limiti d’età, mentre Liu Jianchao (direttore del dipartimento di collegamento centrale) e Liu Haixing sono dentro. Il viceministro Le Yucheng, che aveva esaltato il rapporto “senza limiti” con la Russia, è stato allontanato dal ministero degli Esteri all’inizio dell’anno. Figurano tra i candidati al vertice della diplomazia cinese anche Qi Yu (segretario del partito al ministero stesso), che però è più commissario che diplomatico di carriera. Dal nuovo Comitato centrale del Pcc, composto da 376 membri di cui 205 effettivi e 171 supplenti, non fanno parte Li Zhanshu (72 anni) e Han Zheng (68), per il limite d’età di 68 anni. Mentre è uscito anche Wang Yang (67 anni), considerato invece tra i possibili candidati a premier.Gli altri tre componenti uscenti del Comitato permanente – Xi, Wang Huning, Zhao Leji (ora a capo dell’Anticorruzione – saranno confermati. Tra gli altri possibili candidati: Hu Chunhua, Li Qiang, Ding Xuexiang, Chen Min’er, Huang Kunming, Cai Qi e Li Hongzhong. Nel complesso, l’elenco del Comitato centrale ha mostrato 11 nomi ancora in lizza per Comitato permanente, tutti sono lealisti di Xi, tranne Hu Chunhua. Sono usciti dal Comitato centrale anche Yi Gang, di 64 anni, governatore della Banca centrale cinese, Guo Shuqing, di 66 anni, presidente del regolatore bancario e assicurativo, e anche il vicepremier Liu He, settantenne.

L’ex presidente

L’ex presidente cinese Hu Jintao è stato inaspettatamente portato fuori dalla cerimonia di chiusura del congresso, nel momento in cui è stato permesso l’ingresso dei media locali e internazionali nell’auditorium della Grande sala del popolo su Piazza Tienanmen.  Hu, 79 anni, era seduto alla sinistra del presidente Xi Jinping, quando è stato aiutato ad alzarsi dal suo posto davanti alle telecamere e agli oltre 2.000 delegati. L’ex leader è sembrato frastornato e riluttante a lasciare la prima fila dei lavori nella sala. Uno steward ha tentato di prendere Hu seduto per un braccio ma è stato respinto, quindi ha tentato di sollevare Hu con entrambe le mani da sotto le ascelle. Dopo uno scambio verbale di circa un minuto, in cui Hu ha parlato brevemente con Xi e il premier Li Keqiang, è stato condotto fuori. Xi è stato filmato mentre teneva dei fogli sulla scrivania mentre Hu cercava di afferrarli. Hu ha dato una pacca sulla spalla di Li mentre se ne andava, con la maggior parte della leadership che guardava fissa verso la platea. L’ex leader cinese “non si stava sentendo bene” durante la giornata conclusiva del ventesimo Congresso, quando è stato costretto a lasciare l’auditorium. Lo riporta su Twitter la Xinhua, secondo cui il suo reporter Liu Jiawen “ha appreso che Hu Jintao ha insistito per partecipare alla sessione di chiusura, nonostante il fatto che si sia preso del tempo per riprendersi di recente”. Quando “non si è sentito bene durante la sessione, il suo staff, per la sua salute, lo ha accompagnato in una stanza accanto al luogo dell’incontro per riposarsi. E ora sta molto meglio”.

Il rinnovo

“La Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, dopo opportune consultazioni e valutazioni, hanno concordato di prorogare per un altro biennio la validità dell’Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi, stipulato il 22 settembre 2018 e rinnovato una prima volta il 22 ottobre 2020. La Parte Vaticana è intenzionata a proseguire il dialogo rispettoso e costruttivo con la Parte Cinese, per una proficua attuazione del suddetto Accordo e per un ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali, in vista di favorire la missione della Chiesa cattolica e il bene del Popolo cinese”, comunica la Santa Sede.