May delusa, il Parlamento nel mirino

Non si farà in tempo con la Brexit, non secondo Theresa May. Nel suo discorso alla Nazione, la premier britannica è stata fin troppo chiara: “I parlamentari non sono stati in grado di trovare un accordo per Brexit. Di conseguenza, non usciremo in tempo con un accordo il 29 marzo. Questo ritardo è motivo di grande dispiacere personale per me”. L'ennesima presa d'atto di una delusione, stavolta rivolta agli elettori britannici che, nel 2016, avevano messo nelle mani della leader Tory il futuro del Paese, da scrivere lontano dall'Unione europea. May parla di un “grande rammarico personale” quando descrive la necessità di dover chiedere un rinvio (breve) a Bruxelles, tanto quanto basterà per decretare la partecipazione britannica alle prossime elezioni europee. E, rivolgendosi ancora ai cittadini, bacchetta duramente il Parlamento, accusato di nascondersi “mozione dietro mozione, emendamento dietro emendamento”.

Situazione indefinita

Nel discorso di Theresa May c'è spazio per una mini-arringa, nella quale la premier si dice “sicura che voi, l'opinione pubblica, ne abbiate abbastanza. Che siete stanchi di scontri, di giochi politici, di arcane risse procedurali. Che vogliate che il processo della Brexit sia portato a termine. Sono d'accordo con voi e sono al vostro fianco. E' tempo che i parlamentari decidano”. Un modo per dire, probabilmente, che l'unico accordo che si voterà sarà il suo, anzi, che l'unica intesa che si sarebbe dovuta votare era la sua, con tutti i suoi ritocchi (l'ultimo sul backstop). Niente di tutto questo. Quanto dice May è vero: rimando dopo rimando, fino alla necessaria richiesta di dilazione dei tempi, conseguenza inevitabile vista la doppia bocciatura. Allo stesso tempo, c'è da dire che il Parlamento britannico apertamente contro May non ci si è mai schierato: la premier ha centrato (con l'aiuto del Dup) la vittoria risicata alle elezioni anticipate, ha superato indenne il voto di sfiducia ed è rimasta in sella anche dopo la seconda bocciatura del suo piano con conseguente rinvio. Anche per questo la situazione politica in Gran Bretagna resta indefinita.

Proroga 30 giugno

I tempi appunto: “Bisogna portare a termine la Brexit – ha detto May – come ci ha chiesto il popolo britannico e quindi, visto che il mio accordo è stato bocciato la settimana scorsa, chiederò al presidente del Consiglio europeo Donald Tuskuna proroga fino al 30 giugno per far approvare il piano dalla Camera dei Comuni e completare tutto il passaggio della legislazione necessaria in tempo”. Discorso chiaro: fino al 30 giugno si parlerà non tanto di un nuovo accordo, quanto si esaminerà quello vecchio, cercando quell'aspetto in grado di farlo accettare a tutta Westminster.