Datagate, Il Senato blocca la riforma della National Security Agency

Il Senato americano blocca la riforma della National Security Agency, al centro dello scandalo del Datagate. La misura, chiamata U.S.A. Freedom Act, prevede la fine della raccolta automatica di dati dalle chiamate telefoniche degli americani. Ma non ha superato il voto procedurale del Senato per l’avvio della discussione: la misura non ha incassato i 60 voti necessari per l’avvio del dibattito.

La riforma della Nsa non è passata per soli due voti, avendo ottenuto 58 consensi invece dei 60 necessari per l’approvazione. A votare contro quasi tutti i repubblicani, contrari a rivedere in modo radicale i poteri dell’agenzia. Il no rinvia al prossimo anno il dibattito sulla riforma, che si è impantanata sul Patriot Act che puntava a rinnovare e modificare. Il Patriot Act è la controversa legge anti-terrorismo approvata d’urgenza dopo l’11 settembre che estende di fatto i poteri d’intervento dell’intelligence e dell’autorità giudiziaria nella vita privata dei cittadini, autorizzando controlli estesi a tutti i livelli. Il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, per bloccare l’approvazione della riforma. ”Questo è il momento peggiore possibile per legarci le mani dietro la schiena” afferma McConnell.

Il voto di ieri appare destinato a mettere a rischio la sopravvivenza della riforma dal momento che sono le ultime settimane in cui i democratici hanno il controllo del Senato, dopo la vittoria elettorale repubblicana dello scorso 4 novembre nelle elezioni di Midterm. Da gennaio infatti il Grand Old Party avrà il controllo dell’intero Congresso e si prevede quindi che sarà più difficile che la riforma possa essere approvata.

La scoperta che il governo subito dopo l’11 settembre raccoglieva dati dalle registrazioni delle telefonate private dei cittadini americani era stata una delle rivelazioni più importanti fatte ai giornalisti da Edward Snowden, l’ex dipendente dell’Nsa che è stato la fonte iniziale del Datagate.