Casa Verdi: la musica non va mai in pensione

L'intervista di Interris.it al maestro Ferdinando Dani che racconta Casa Verdi, la casa di riposo per musicisti, voluta dal grande Giuseppe Verdi

Casa Verdi
A sinistra la facciata di Casa Verdi. A destra il maestro Ferdinando Dani

La musica è una forma d’arte che può recare molti benefici a chi la fa e chi la ascolta, tanto che oramai ci sono innumerevoli studi che ne attestano gli suoi effetti positivi. La note musicali infatti sono un toccasana per la salute e il loro potere terapeutico aiutano contro i disturbi dell’umore, il disagio psichico, la depressione e una svariata quantità di sindromi cliniche come i deficit di lettura e di apprendimento, l’autismo, la demenza e le malattie neurodegenerative.

Casa Verdi

Si trova a Milano ed è l’unica struttura di riposo nel mondo per musicisti anziani. In questo luogo gli ospiti continuano a coltivare e a condividere con altri colleghi la passione che ha mosso la loro intera esistenza. L’ambiente di Casa Verdi è quello tipicamente ottocentesco con grandi finestre, ampi spazi e all’interno, nelle varie stanze, ci sono molti strumenti musicali, mentre nel salone dei concerti padroneggia il grande organo. Un ambiente severo e sontuoso, che a chi entra fa venire voglia di suonare e cantare.

L’intervista

Il maestro Ferdinando Dani, musicista e responsabile delle attività di animazione di Casa Verdi ha spiegato ad Interris.it come è nata Casa Verdi, la sua organizzazione e perché si tratta di una struttura unica al mondo.

Maestro, che cosa ha mosso Giuseppe Verdi?

“Al tempo non esisteva la pensione e la sua prima esigenza è stata quella di aiutare tutti colleghi musicisti che, non avendo guadagnato molto, si trovavano a vivere la propria vecchiaia in una condizione di grande povertà. Di conseguenza è entrato in gioco anche l’aspetto affettivo e psicologico in quanto ha voluto creare un luogo in cui gli artisti potessero sentirsi accolti come a casa e potessero anche ritrovare altri colleghi conosciuti durante il periodo di attività”.

Si tratta di un luogo molto caro all’artista. Come ne ha supportato la realizzazione?

“Lui stesso l’ha definita “l’opera mia più bella”, tanto che sappiamo avere seguito attivamente e nei mimimi dettagli tutti i lavori di costruzione. Lui ha pensato e realizzato questo luogo che amava e qui decise di ritirarsi con la sua sposa Giuseppina Strepponi per vivere con altri colleghi musicisti l’ultima parte della sua vita terrena”.

Come è strutturata Casa Verdi?

“La struttura può ospitare fino a settanta ospiti ed è divisa in due zone, la casa albergo per pazienti autosufficienti e una RSA per persone che necessitano di cure sanitarie. Inoltre, dal 1990 Casa Verdi ospita anche quindici studenti di tutto il mondo che giungono in Italia per studiare musica. A loro viene data la la preziosa opportunità di condividere questa esperienza con dei musicisti del passato che possiedono un bagaglio professionale inestimabile. Si tratta di uno scambio bilaterale, importante anche per l’anziano stesso che riesce a percepire il suo valore e si mette in gioco con impegno ed entusiasmo”.

Cosa organizzate per i vostri ospiti?

“La musica è un elemento che accompagna ogni momento della giornata. Settimanalmente programmiamo almeno due o tre concerti per continuare a rivivere emozioni tramite le note sonore. Inoltre c’è un laboratorio di canto e uno di musicoterapia, durante il quale viene proposta la visione di un’opera, di un concerto o di un balletto e successivamente c’è un momento di condivisione delle emozioni provate”.

Che valore ha la musica per gli ospiti della RSA?

“Si tratta di un linguaggio non verbale potentissimo che arriva sempre a destinazione e che porta con sé effetti di vastissima portata. Molti di questi pazienti non riescono ad esprimersi, ma siamo certi che musica li raggiunge e riesce a parlare loro recando dei notevoli benefici alla stessa cura terapeutica a cui sono sottoposti”.