Tra cicloni e colera: la crisi del Mozambico

Un'epidemia quasi endemica che va avanti da due anni. E un'emergenza ambientale che incide sul futuro del Paese

Mozambico epidemia colera
Foto di Farah Nabil su Unsplash

Diecimila casi tra ottobre 2023 e l’inizio del 2024. Ora circa 15 mila, la maggior parte dei quali condensati nella provincia di Nampula, nel nord del Paese. Il Mozambico, come ormai in modo ciclico, si trova alle prese con un rigurgito di colera che, stavolta, ha generato un’ondata epidemica piuttosto diffusa, anche se con un tasso di mortalità fin qui contenuto (32 decessi, secondo l’ultimo aggiornamento della Direzione nazionale della Sanità pubblica). Dati che, chiaramente, non possono consentire di distogliere l’attenzione da una situazione che, a tutti gli effetti, inizia ad assumere caratteri di endemicità per il Paese africano. Non si tratta, infatti, né della prima epidemia di colera né di un caso attribuibile a circostanze poco favorevoli. Con l’aggravante, stavolta, di fattori ambientali che hanno contribuito a incidere ulteriormente nel tessuto sociale del Mozambico.

Cuamm in Mozambico

Nonostante vi siano condizioni di gravità tutto sommato uniformi, alcune zone stanno patendo più di altre gli effetti del contagio. Ad esempio la provincia di Nampula, dove l’incidenza del colera è più evidente, sia nei numeri che nelle conseguenze tangibili. Tuttavia, pur a fronte di una gravità acclarata, c’è chi opera in prima linea per prestare assistenza a una popolazione tra le più povere del mondo. Tra questi, i Medici con l’Africa Cuamm, coordinati dalla dottoressa Giorgia Gelfi. “Questa – ha spiegato a Interris.it – è l’epidemia di colera più lunga degli ultimi anni e che si è estesa in molte delle province del Paese. Il colera è arrivato a fine 2022 e continua sino ad adesso con picchi stagionali. Inizialmente si era diffuso in Malawi e poi è arrivato in Mozambico. L’ultima ondata è ripresa ad ottobre 2023, secondo i dati ufficiali abbastanza attendibili, sono stati registrati più di 15.000 casi e 32 morti”.

La risposta all’epidemia

Al momento, sono 8 le province (su 11 totali) del Mozambico ad aver registrato dei casi di colera. Soprattutto, come detto, quella di Nampula, ma anche Tete, Cabo, Delgado e Zambezia stanno affrontando lo scotto di una diffusione piuttosto capillare dell’epidemia: “Il governo – ha spiegato la dottoressa Gelfi – in collaborazione con alcune agenzie delle Nazioni Unite, in particolare OMS e UNICEF, e con il supporto delle ONG nazionali e internazionali come Medici con l’Africa Cuamm, hanno risposto per contenere l’epidemia e gestire i casi“. Per quanto riguarda l’intervento specifico del Cuamm, sono stati predisposti, “insieme alle autorità sanitarie, dei team composti da volontari che si recano presso la famiglia della persona positiva al colera o che presentino sintomi gravi”. Qui “igienizzano la casa e distribuiscono un kit per la clorinizzazione dell’acqua e la pulizia della casa. Anche i vicini di casa ricevono lo stesso kit in modo da creare un anello e contenere la diffusione dell’epidemia”.

Il problema transfrontaliero

Accanto alle misure preventive a livello medico, si procede anche con una campagna di sensibilizzazione: “Vengono poi realizzate delle sessioni di informazione per diffondere buone pratiche al fine di prevenire l’epidemia. Ovviamente i casi positivi sono trattati sia presso centri dedicati e gestiti dal governo per i casi clinici più gravi, mentre a livello comunitario vengono gestiti i casi meno gravi dal governo e dalle ONG”. Al momento, nonostante la diffusione dell’epidemia, non sarebbe presente un problema di emigrazione legata all’emergenza sanitaria: “Il problema transfrontaliero è sicuramente stato uno degli aspetti da gestire, soprattutto con Malawi e Zimbabwe, in particolare durante le festività durante le quali ci sono maggiori movimenti alle frontiere. Le persone comunque non si sono spostate a causa dell’epidemia di colera”.

Colera e cambiamenti climatici

Di più e peggio, stanno facendo le condizioni climatiche: “A incidere nel 2023 – ha concluso Gelfi – sono stati anche i cicloni, Freddy che è passato 3 volte sopra il Mozambico, aggravando una situazione già difficile. Torna quindi il tema dei cambiamenti climatici. Ora la stagione delle piogge sta terminando quindi si prevede una riduzione dei casi. In questi mesi si dovrà lavorare sulla prevenzione e il contenimento di eventuali focolai in preparazione della prossima stagione delle piogge che comincerà verso ottobre”.