Decessi dei delfini in Toscana, il killer è “il morbillo dei cetacei”

La causa della strage di delfini nell’arcipelago toscano ora ha un nome. Si tratta del virus Cemv, conosciuto anche come il “morbillo dei cetacei”. In questi due mesi e mezzo d’estate, fino al 13 agosto, ha ucciso o comunque causato la morte di 40 esemplari di delfini, ben 12 dodici decessi in più rispetto al 2018. Dalle autopsie sugli animali sono state trovate tracce di Ddt e Pc, che la Convenzione di Stoccolma del 2001 ha bandito (ma a cui l’Italia non ha ancora aderito).

Morte nel santuario

A svelare il nome del responsabile dell’intensa moria di delfini sono state le analisi fisiche, batteriologiche ed ecotossicologiche sulle carcasse trovate lungo le coste toscane, si tratta del Cemv. Un morbillivirus che causa encefaliti, colpisce il sistema respiratorio e quello immunitario di questi mammiferi del mare. Gli studi effettuati da tre diversi istituti, dipartimento di scienze fisiche terra e ambiente dell'Università di Siena, dell'Istituto zooprofilattico sperimentale per le Regioni Lazio e di Arpat, hanno inoltre riscontrato la presenza a livelli elevati di policlorobifenili organo clorurati, usati per i vecchi insetticidi. Secondo alcuni biologi diversi delfini sarebbero stati denutriti, probabilmente perché indeboliti dal virus. Saranno fatte ulteriori indagini in collaborazione con il Centro di referenza nazionale per la diagnosi dei Mammiferi marini piaggiati, Credima, per cercare analogie con dei precedenti simili avvenuti per due volte, nel 2013 e nel 2016, nel Santuario dei cetacei. Si tratta di un’area marina naturale protetta istituita nel 1991 dal Ministero dell’Ambiente tra Toscana, Sardegna e Liguria.

“Siamo impotenti”

“Questi prodotti  – Ddt e Pct – possono avere un effetto immunosoppressore e dunque possono aver contribuito al diffondersi della malattia ed ai suoi effetti” spiega l’assessore della Regione Toscana all’ambiente Federica Fratoni. L’assessore rassicura poi spiegando che il virus è patogeno solo per questi animali, aggiunge che purtroppo di fronte alla malattia “siamo impotenti” ma possiamo salvare in futuro il mare e i suoi abitanti. Mettendo al bando gli inquinanti organici persistenti come appunto Ddt e Pct come prevede la Convenzione di Stoccolma del 2001. “Il nostro è l'unico Paese europeo a non aver ancora sottoscritto quel patto di civiltà ed è giunto il momento di rimediare a questo errore”, conclude Fratoni.