Anche i Bin Laden nel mirino di Bin Salman

Nemmeno la potente dinastia dei Bin Laden – di cui fanno parte i familiari del defunto leader di Al Qaeda – sembra sfuggire al giro di vite contro la corruzione inferto dall'erede al trono saudita, Mohammed Bin Salman.

 L'operazione

La Saudi Bin Laden Group, azienda specializzata nella costruzione di strade, moschee e grandi edifici, cruciale per gli ambiziosi piani di sviluppo infrastrutturale del Paese, è infatti al centro di un grande processo di ristrutturazione interna, nel quale il ruolo dei parenti di Osama rischia di subire un brusco ridimensionamento. Un documento privato ottenuto dall'agenzia Reuters rivela che l'imprenditore saudita Khalid Nahas – vicino a Mbs, ex membro del Consiglio della Shura dal 1997 al 2000, nonché ex sindaco di La Mecca dal 2001 al 2006, oltre ad un passato nei principali gruppi imprenditoriali nazionali, come la Saudi Aramco e la Sabic – è stato nominato presidente di una nuova entità, la Bin Laden Group Global Holding Company, che sarà posseduta per il 36% dalla Istidama – una sussidiaria del ministero delle Finanze saudita – e per il restante 64% dalla Bin Laden Company for Development and Commercial Investment.

Contrasti

Come svela un documento del ministero per il Commercio saudita, nel nuovo consiglio di amministrazione, composto da nove membri, sono rimasti solo due Bin Laden, i fratelli Saad e Abdullah, uno sviluppo che rende ufficiale la fine del controllo esclusivo dei Bin Laden sull'azienda. La quota posseduta in precedenza dai fratelli Saad, Adbullah e Bakr corrisponde infatti a quella oggi passata sotto il controllo della Istidama, in seguito all'avvio da parte di Mohammad Bin Salman di una campagna anti corruzione che lo scorso anno ha portato all'arresto dei due fratelli, poi rilasciati. Nelle ultime ore, in seguito alla ristrutturazione, il direttore dell'ufficio finanziario della Saudi Bin Laden, Klaus Froelich – che dal 2016 gestiva la crisi dell'azienda scaturita dal crollo di una gru che provocò una strage alla Gran Moschea de La Mecca in cui morirono 107 persone – avrebbe rassegnato le sue dimissioni. L'avvio della ristrutturazione era stata annunciata lo scorso dicembre dal ministro delle Finanze saudite, Mohammad Al Jadaan, ed il conflitto tra i Bin Laden e il regime saudita sarebbe scaturito anzitutto dal rifiuto dell'ex presidente Bakr Bin Laden e dei suoi fratelli di quotare l'azienda in borsa.