La miseria: uno scempio che non può essere tollerato

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Il 17 ottobre 1987, in seguito all’appello di padre Joseph Wresinski, un instancabile sacerdote sempre accanto agli ultimi, migliaia di persone si sono radunate a Parigi, presso il Sagrato dei Diritti dell’Uomo, al Trocadéro, dove sono state ricordate le vittime della fame e si è deciso di annunciare il rifiuto integrale alla miseria. Nel 1992, a seguito di quel vibrante appello, l’Onu ha deciso di istituire ufficialmente la Giornata mondiale del rifiuto della miseria. Oggi purtroppo, secondo gli ultimi dati disponibile, il 13% della popolazione mondiale vive con meno di 1,90 dollari al giorno, non riuscendo ad avere il necessario per nutrirsi e far fronte alle necessità quotidiane legate alla sussistenza.

I dati ci devono far riflettere. Dietro a queste statistiche ci sono vite di persone che soffrono e, nessuno di noi, può voltarsi dall’altra parte. Occorre dare una risposta articolata perché la lotta alla povertà proceda in sinergia con la creazione di un’agricoltura di qualità, che sappia rispondere alle necessità alimentari della crescente popolazione mondiale ma, nello stesso tempo, sia in grado di imprimere una svolta sul fronte della ecosostenibilità ambientale. Se noi organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo e ittico sapremo raccogliere questa sfida di civiltà, i territori più rurali si ripopoleranno e, ogni persona, indipendentemente dall’area del mondo in cui è nata, potrà vivere più dignitosamente. La miseria, in ogni sua forma, è uno scempio che non deve e non può essere tollerato. Noi siamo pronti a fare tutto il necessario per rispondere con un’agricoltura di qualità a quello che, Papa Francesco, ha definito il “diritto all’accesso al cibo che è di tutti e non consente esclusioni”.