In dialogo con la teologia. Confronto alla Cattolica

Prolusione ai corsi: gli studenti universitari si confrontano con monsignor Antonio Staglianò. Testimonianze di fede

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Foto di Rod Long su Unsplash

All’Università Cattolica del Sacro Cuore si è svolta la prolusione ai corsi. Gli studenti universitari si sono confrontati con monsignor Antonio Staglianò nell’aula magna dell’ateneo. Una riflessione teologica a partire dalle domande dei giovani sulle questioni complesse del nostro tempo. Per la prima volta l’iniziativa è stata organizzata sotto forma di domande e risposte. La tradizionaleProlusione ai Corsi di Teologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ogni anno si tiene all’inizio del secondo semestre dell’attività didattica. Relatore dell’edizione 2024 è stato monsignor Antonio Staglianò. Il presidente della Pontificia Accademia di Teologia ha dialogato con gli studenti durante l’incontro dal titolo: “Teologia come sapienza: in dialogo con i giovani”. Un’occasione di confronto e di dibattito che si è rifatta alle parole della costituzione apostolica “Veritatis gaudium”. E cioè: “la teologia non può che svilupparsi in una cultura del dialogo e dell’incontro tra diverse tradizioni e diversi saperi. Tra diverse confessioni cristiane. E diverse religioni. Confrontandosi apertamente con tutti, credenti e non credenti. L’esigenza di dialogo è infatti intrinseca all’essere umano e all’intera creazione”. Ed è compito peculiare della teologia scoprire “l’impronta trinitaria che fa del cosmo in cui viviamo “una trama di relazioni”. In cui “è proprio di ogni essere vivente tendere verso un’altra cosa”.

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Teologia alla Cattolica

L’evento è stato aperto dal saluto del rettore Franco Anelli. E introdotto dall’assistente ecclesiastico generale dell’ateneo monsignor Claudio Giuliodori. Gli insegnamenti di Teologia sono una peculiarità dell’Università Cattolica. E intendono offrire una conoscenza motivata, ragionata e organica dei contenuti della Rivelazione e della vita cristiana. Il piano di studio curricolare dei corsi di laurea triennale prevede la frequenza a tre corsi semestrali di Teologia. Per il biennio di specializzazione è proposto un corso semestrale su tematica inerente il curriculum frequentato. In totale sono 68 i docenti di teologia. Nelle sedi di Milano (37), Brescia (9), Piacenza-Cremona (9) e Roma (13). A questi si aggiungono circa 20 docenti di Teologia presso i Corsi di Scienze infermieristiche dislocati sul territorio italiano. E affiliati alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Gli insegnamenti di Teologia sono una peculiarità dell’Università Cattolica; essi intendono offrire una conoscenza motivata, ragionata e organica dei contenuti della Rivelazione e della vita cristiana. Così da ottenere una più completa educazione degli studenti all’intelligenza della fede cattolica. Il piano di studio curricolare dei corsi di laurea triennale prevede per gli studenti iscritti all’Università Cattolica la frequenza a tre corsi semestrali di Teologia. Per il biennio di specializzazione è proposto un corso semestrale su tematica inerente il curriculum frequentato. “La teologia è un insegnamento distintivo e identitario della nostra Università, originale rispetto ad altri atenei. E ciò rappresenta una responsabilità per i docenti e una occasione di dialogo con gli studenti, dato che la teologia può aiutare a comprendere il mondo e lo studio da un punto di vista personale e professionale”, evidenzia il rettore Anelli. Ecco perché “per promuovere la teologia non si possono riproporre schemi del passato, la teologia dovrà confrontarsi con le trasformazioni culturali in corso e la ricerca di nuovi paradigmi interpretativi della realtà. Per non chiudersi nell’autoreferenzialità. Bensì per inserirsi in una trama di rapporti con altre discipline e altri saperi tramite il dialogo costante”.

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L’esempio di Francesco

Il modello della teologia del dialogo è l’ecclesiologia di Francesco. Ossia quella del Concilio Vaticano, espressa in modo magisteriale nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium. La pastorale non è un’applicazione di una “dottrina” gestita per i dottori della legge, che hanno le mani pure perché non toccano mai la gente, ma agiscono soltanto con le idee chiare e distinte di Cartesio, mentre i pastori se le sporcano. Francesco, infatti, ha mostrato come i vescovi devono essere esperti in umanità, cioè in conoscenza delle concrete situazioni esistenziali nelle quali vive oggi la gente. Qualcuno cerca di riproporre vecchie categorie per definire i pastori: “conservatori” e “progressisti”. Ma è “una distinzione inutile”, come ha chiarito padre Antonio Spadaro, quanto lo è la distinzione tra “seguaci” della dottrina e “adattatori” della dottrina. L’incarnazione ci dice che la dottrina astratta, intesa come corpus di nozioni, non salva se non è rivolta a un popolo, a persone. La vera distinzione secondo padre Spadaro è tra “ideologi” e “pastori”. Essere pastore significa non solamente confermare nella dottrina, ma anche accompagnare le persone nel loro cammino, anche nei cammini bui. “Consiste nel decifrare la notte contenuta nella fuga di tanti fratelli e sorelle da Gerusalemme”, puntualizza padre Spadaro. Il pastore deve stare dunque vicino alle pecore, avere l’odore delle pecore, come disse Francesco in uno dei suoi primi interventi.

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Il modello

Aprendo i lavori dell’assemblea generale della Cei, papa Francesco ha chiesto ai presuli di essere non “piloti”, ma veri “pastori”. Più volte il Pontefice ha fatto appello ad essere “vescovi pastori, non prìncipi”, usando immagini che erano già sue sin da quando reggeva la sua precedente diocesi, quella di Buenos Aires. Il volume scritto dal gesuita Diego Fares, “Il profumo del pastore”, che il Papa ha donato a tutti padri sinodali, intende entrare nel cuore dell’azione episcopale di Francesco e nella “mens” profonda del suo magistero sulla figura del vescovo. Padre Fares si è assunto il compito di spiegare al lettore chi sia il vescovo nella visione di Francesco. Ed è lui che, sul tema dei vescovi pastori ha ricordato un episodio illuminante. Bergoglio, da rettore dello scolasticato dei gesuiti in formazione, stava aiutando una pecora a partorire. La pecora aveva rifiutato un agnellino dei tre che aveva partorito. Bergoglio chiese a uno studente di prendere l’agnello in camera sua per allattarlo e custodirlo. Questo giovane gesuita puzzava di odore di pecora e l’agnello lo seguiva per tutta la casa, fino in chiesa e nelle aule. “Se tu la custodisci, la pecora ti segue”, commentò padre Bergoglio.

Testimonianze

Testimonianze che fanno sperimentare un’immagine realistica e concreta di come un pastore possa essere in mezzo al suo popolo. Vescovo e popolo fanno un cammino insieme, in cui la totalità dei fedeli che hanno l’unzione ricevuta dal Santo Spirito non può sbagliarsi nel credere. Il successore di Pietro manifesta questa sua particolare proprietà mediante il soprannaturale senso della fede di tutto il popolo, quando dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici esprime il suo consenso universale in materia di fede e di morale. Ma soprattutto è importante capire che pastorale non si oppone a dottrinale. Per l’assistente ecclesiastico generale della Cattolica monsignor Claudio Giuliodori, “il nostro Ateneo ha una missione particolare perché la teologia può entrare in dialogo con tutti i saperi: come Università Cattolica non abbiamo una facoltà di Teologia, ma la possibilità di dialogare con la teologia in ogni corso di laurea. Siamo un vero e proprio laboratorio originale e sfidante per mettere a confronto i diversi saperi. La teologia può abitare il nostro vivere quotidiano e dare un senso più ampio e compiuto”. Monsignor Antonio Staglianò ha offerto una riflessione teologica a partire dalle domande degli studenti dell’Università Cattolica sulle questioni complesse del nostro tempo. La novità di quest’anno è stata proprio la formula dialogica della prolusione. Nel corso della quale il presidente della Pontificia Accademia di Teologia ha svolto un dotto, articolato e profondo intervento ricco di riferimenti ai maggiori pensatori, filosofi e teologi della storia.

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La teologia oggi

“La teologia è riferita al sapere della fede, la fede crede e accede al suo sapere. C’è un sapere della fede che è la rivelazione di Cristo. Non è la teologia il sapere della fede, è la fede il suo sapere. La teologia è la forma critica del sapere della fede e criticamente fa sapere che il Dio di Gesù non può essere assimilato agli dei greci”, ha detto monsignor Staglianò rivolgendosi ai numerosi studenti, per lo più matricole. Alle autorità accademiche e al collegio dei docenti di Teologia dell’Ateneo. “La teologia diventa sapienziale se assume la sapienza del suo sapere e, sapientemente e con un linguaggio incarnato, lo media e fa venire a sapere quale è la verità sul volto santo di Dio. Il sapere della fede ha il suo fulcro sulla conoscenza del mondo di Dio”, ha concluso il presidente della Pontificia Accademia di Teologia.