Trump dopo l'incontro con i militari: “Quiete prima della tempesta”

Maybe it’s the calm before the storm“. “Potrebbe essere la calma prima della tempesta“. La battuta sibillina di Donald Trump prima della foto di rito con i vertici militari incontrati alla Casa Bianca, ha solleticato la curiosità dei cronisti presenti che hanno incalzato di domande il presidente, che intanto taceva sorridendo agli obiettivi. “Quale tempesta, Mr President”, ha gridato il primo reporter. “Abbiamo i migliori militari del mondo in questa stanza, è questo quello che vi posso dire“, si è limitato a rispondere Trump.

“Quale tempesta, Mr President?”, ha insistito un altro giornalista. “Lo scoprirete“, ha risposto a questo punto l’ex tycoon, con un’affermazione che ha spinto ancora di più i media americani a fare supposizioni su possibili nuove mosse, dal punto di vista militare, dell’amministrazione Usa.

Di certo i fronti aperti non mancano. A partire da quello nordcoreano. Le ultime sanzioni Onu hanno irrigidito ulteriormente la posizione di Pyongyang, per nulla intenzionata a recedere sul programma missilistico e nucleare. Quella diplomatica resta, al momento, la strada principale, nonostante il reciproco scambio di insulti e minacce tra Trump e Kim Jong Un. Ma l’opzione militare resta comunque sul tavolo, seppur come extrema ratio. Il fatto che negli ultimi giorni le frecciate dialettiche lanciate da una sponda all’altra del Pacifico siano diminuite non deve trarre in inganno. La Corea del Nord continua a essere vista da Washington come un pericolo per la stabilità mondiale, per la sicurezza di due alleati storici come Giappone e Corea del Sud e per la presenza militare americana in estremo oriente. Se, infatti, il regime comunista non sembra in grado di raggiungere l’Alaska con un eventuale attacco missilistico, così non è per la base Usa di Guam, situata nel mar delle Filippine.

C’è poi da risolvere la questione iraniana, con Trump che nei prossimi giorni potrebbe annunciare la mancata conferma dell’accordo sul nucleare del 2015. Una mossa che potrebbe logorare i rapporti con i grandi alleati di Teheran, cioè Russia e Cina. Che poi sono le stesse potenze che stanno frenando le velleità belliche americane in Corea del Nord.

Non va dimenticata, infine, la lotta al terrorismo. L‘Isis si avvia alla disfatta in Iraq e Siria ma continua a rappresentare una minaccia per l’occidente. Trump, durante la campagna elettorale, aveva promesso di spazzare via il gruppo jihadista sunninta. E questo potrebbe avvenire attraverso un maggiore dispiego di mezzi militari.