Mister Mazzone, 83 anni e un appello: “Se mi volete bene state a casa”

Nel giorno del suo compleanno, il mitico tecnico, recordman di panchine in Serie A, sprona il popolo italiano

Ottantatré anni, bilancio record di 797 panchine ufficiali in Serie A e un apprezzamento incondizionato praticamente da tutto il tifo italiano. Carlo Mazzone, per tutti “Carletto”, ha scritto un pezzo di storia del principale campionato di calcio del nostro Paese. Anzi, un pezzo considerevole vista la sua presenza quasi ininterrotta in panchina, in veste di allenatore, da metà anni Settanta a metà anni Duemila. Qualche annata in Serie B, sì, ma sempre alla guida di club di prestigio (Bologna, Lecce e una breve parentesi a Pescara). L’apice lo raggiunse alla guida della Roma, lui, detto “Sor Magara” per la flessione romanesca inconfondibile, sia in campo che fuori, romano e romanista. Praticamente un’istituzione dello sport italiano, che festeggia i suoi 83 anni in un clima surreale, che forse nemmeno lui ha mai vissuto: calcio fermo per una pandemia, Europei spostati, incertezza sul destino dei campionati. Eppure, proprio da lui arriva l’appello alla responsabilità. Uno dei tanti arrivati da tante personalità. E in un giorno molto speciale.

Verso la curva

Oggi è il mio compleanno e la festa di tutti i papà – ha detto sor Carletto -, auguri anche a loro. Se mi volete bene, se volete farmi un regalo, state a casa nei prossimi giorni”. Un incitamento, come quelli che urlava in campo, stavolta lo rivolge al suo tifo, che idealmente è tutto il popolo italiano: “Quante volte vi ho spronato con tutto me stesso a farvi venire allo stadio, ad incitarci: con la pioggia, il freddo e la neve. Ora però si vince restando a casa”. Una delle tante frasi che finiranno probabilmente nel repertorio quasi mitico delle sue massime, da quelle gridate in campo ai tanti richiami all’onestà, intellettuale e sportiva. E ora, in piena emergenza coronavirus, Mazzone torna a indossare i panni del mister, che protegge i suoi allievi (come fece con un giovanissimo Francesco Totti) e li sprona a dare il meglio di sé. Come a Lazio-Roma 0-3 nel lontanissimo 1994, o dopo l’incredibile rimonta in Brescia-Atalanta 3-3: “Se famo er terzo vado sotto ‘a curva”. Baggio lo prese in parola: parabola su punizione e tre pari. Oggi Carletto torna a parlare e lo fa a tutti, consapevole che, a sfida vinta, il sacrificio fatto varrà davvero una corsa sotto la curva.