Sequestro di beni a Massimo Ferrero

Il nome dell'operazione è evocativo: “Fuorigioco“. Come la più nota regola del calcio, che scatta quando l'attaccante si trova oltre l'ultimo difensore avversario al momento del passaggio. Al football, del resto, Massimo Ferrero è sempre stato legato. Tifoso romanista (i cinefili ricordano una sua apparizione nel film cult “Ultrà” di Ricki Tognazzi) dal 2014 è presidente della Sampdoria, che ha riportato a buoni livelli dopo una lunga fase di appannamento. 

L'operazione

Nei suoi confronti il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per un valore complessivo di oltre 2,6 milioni di euro. La misura ha riguardato, in particolare, disponibilità finanziarie riferibili ai 5 indagati (tra cui lo stesso Ferrero) nonché un immobile residenziale di pregio in Firenze, via dei Renai. La Sampdoria Calcio è destinataria di un sequestro per un importo di oltre 200 mila euro, corrispondente al profitto del presunto reato tributario accertato. Le ipotesi di reato contestate sono, a vario titolo, quelle di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, appropriazione indebita, autoriciclaggio, truffa e impiego di denaro di provenienza illecita. Il decreto è stato emesso dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica

L'avvio dell'indagine

Il contesto di indagine prende le mosse dall'approfondimento di transazioni finanziarie anomale poste in essere tra le società del “Gruppo Ferrero“. Le investigazioni condotte dai militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno consentito di individuare alcune ipotesi di distrazione dalle casse della società calcistica per un importo di circa 1,2 milioni di euro, parte del corrispettivo ottenuto dalla cessione nell'estate del 2015 del calciatore Pedro Obiang al West Ham, attraverso l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti emesse da altra società riconducibile a Ferrero, benché formalmente amministrata da altra persona.

Tali somme di denaro risultano poi in parte reimpiegate per sanare situazioni debitorie di altre società del gruppo e per finanziare altre due società riconducibili al patron dei doriani, per l'attività di produzione di un film da distribuire nel circuito cinematografico. Le indagini avrebbero inoltre fatto emergere presunte finte controversie di lavoro, dinanzi alla direzione Territoriale del Lavoro di Roma, mediante le quali, simulando l'esistenza di rapporti di lavoro subordinato con 5 società del gruppo, venivano conclusi 5 distinti accordi transattivi, con percezione indebita di 500 mila euro (100 mila euro per ciascuna società).

Flussi finanziari

La successiva ricostruzione dei flussi finanziari ha permesso di accertare che buona parte di tali somme sono state impiegate per l'acquisto di un immobile di pregio in Firenze. I provvedimenti ablativi eseguiti costituiscono l'epilogo di un complesso iter investigativo che dimostra ancora una volta la costante azione della Guardia di finanza nella ricerca e repressione dei più gravi crimini di matrice economico-finanziaria e nell'aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati.