Iea,Lumsa,Invalsi: la mappa delle discriminazioni

Discriminati immigrati, disabili, donne, poveri. Il 42% degli studenti italiani ritiene che l’Ue sia guidata da burocrati non eletti.

Migranti
Foto di Barbara Zandoval su Unsplash

L’emergenza discriminazioni in uno studio dell’Università Lumsa. Per gli studenti italiani l’Unione Europea dovrebbe avere un esercito comune. Secondo i ragazzi in Italia si discriminano immigrati, disabili, donne, poveri. Inoltre temono che in Europa possa aumentare il razzismo e l’intolleranza. Dunque gli studenti italiani ritengono che gli stati europei dovrebbero avere un esercito comune europeo per le missioni internazionali (88%). E adottare regole comuni per prevenire e contrastare il terrorismo (94%). Nonché gli stessi regolamenti per contrastare l’ingresso illegale dai paesi non europei (75%).  Il rapporto “Young Citizens’ Views and Engagement in a Changing Europe” fa parte di un’indagine comparativa internazionale sull’educazione civica e la cittadinanza. E cioè la “IEA International Civic and Citizenship Education Study 2022 European Report. Realizzata da IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement). In partnership con l’Università Lumsa e l’Invalsi.

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Foto di Kelly Sikkema su Unsplash

Le discriminazioni

Per discriminazione si intende in generale qualsiasi trattamento sfavorevole ai danni di determinate persone, per la loro (reale o presunta) appartenenza a un determinato gruppo. La discriminazione diretta di tipo classico si manifesta quando una persona viene trattata meno favorevolmente di altre in circostanze simili o ha accesso limitato o totalmente negato a qualcosa a causa della sua appartenenza a un certo gruppo. La discriminazione per percezione si manifesta quando delle persone che assomigliano o si comportano come i membri di un gruppo discriminato, vengono trattate meno favorevolmente. Proprio a causa del fatto che vengono percepite come simili ai membri di quel gruppo, al di là della loro reale situazione.  La discriminazione per associazione, invece, si manifesta quando delle persone, che appaiano in qualche modo connesse con i membri di un gruppo discriminato, sono trattate meno favorevolmente sebbene non
appartengano a quel gruppo. La discriminazione indiretta si manifesta quando una regola, un requisito, una misura pubblica o una procedura pone in una posizione di svantaggio i membri di un certo gruppo rispetto ad altri, pur non essendo ragionevolmente giustificata. Un esempio è quando si decide di imporre condizioni rigide agli stranieri per l’accesso a determinati servizi pubblici.

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Foto di Jametlene Reskp su Unsplash

Tipologie differenti

La discriminazione strutturale si manifesta quando i membri di un certo gruppo hanno meno possibilità e opportunità nella società rispetto ai membri del gruppo dominante. E si trovano soggetti a forme di esclusione e discriminazione che non consentono loro di affermarsi in società se non con sforzi considerevoli ingiustificati. Per esempio le difficoltà di affermazione professionale che riscontrano i membri della comunità rom, o più recentemente, i cittadini di origine africana. Pur avendo in teoria le stesse chance di successo degli italiani, riscontrano nella pratica maggiori difficolta. E subiscono forme
di discriminazione, per cui solo eccezionalmente riescono ad affermarsi nella carriera
professionale o nella vita pubblica nel nostro paese. Le forme di discriminazione diretta e indiretta possono in qualche modo essere affrontate caso per caso. La discriminazione strutturale è invece molto più difficile da affrontare e sradicare (oltre che
da riconoscere e individuare) e necessita di iniziative a lungo termine. Tuttavia, essere consapevoli della sua esistenza è il fondamentale e non sempre scontato punto di partenza. Esistono altre forme di trattamenti negativi associati alla discriminazione. Tra queste, in particolare come la discriminazione discorsiva. Che non si manifesta solo in atti e comportamenti, ma anche in forma discorsiva. Ossia quando il trattamento negativo avviene attraverso l’uso del linguaggio.

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Foto: UNHCR/Andrew McConnell

Aula Giubileo

Secondo lo studio presentato nell’aula Giubileo dell’Università Lumsa, il 90% degli studenti italiani ritiene che gli stati europei dovrebbero avere le stesse regole. Riguardo l’accettazione di persone che scappano dalla persecuzione nei loro stati di origini. Per ragioni di nazionalità. Etnia. Religione. O opinioni politiche. Il 92% pensa che gli stati europei dovrebbero adottare regole comuni per ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche tra le persone ricche e quelle povere. L’87% degli studenti italiani, invece, è convinto che gli stati europei dovrebbero avere regole comuni per contrastare le malattie infettive (ad esempio morbillo, Covid). Il questionario è stato progettato per gli studenti. Con la supervisione delle professoresse Valeria Damiani (associato di pedagogia sperimentale Università Lumsa) e Gabriella Agrusti (ordinario di Pedagogia sperimentale Università Lumsa). L’indagine ha misurato gli aspetti dell’educazione civica e della cittadinanza che hanno rilevanza nel contesto europeo. E’ elevata la percentuale di studenti italiani di 13-14 anni che percepisce in Italia discriminazioni nei confronti di una serie di categorie (per esempio gli immigrati). Innanzitutto, il 68% degli studenti italiani sente discriminate le donne. Discriminazioni verso i giovani ci sono per il 44%. Sale all’ 81% la percezione di discriminazioni ai danni dei poveri.

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Foto: Croce Rossa Italiana

Sos minoranze

Le minoranze religiose sono discriminate per il 61% degli studenti italiani. Anche le persone con disabilità sono discriminate per il 73% dei giovanissimi. Gli anziani sono vittime di discriminazioni per il 30%. Mentre per la quasi totalità degli intervistati (90%), gli immigrati sono discriminati. Chi ha un’opinione politica differente da quella della maggioranza è discriminato per il 54% del campione. Fortemente sentita è la discriminazione nei confronti delle persone di origine africana (84%). E per le persone che appartengono a gruppi di minoranza etnica: 71%. Percentuale degli studenti italiani che hanno completa (o molta) fiducia nel proprio governo nazionale: 53% (studio attuale) – precedenti 57 % (2016) – 74% (2009). Dato medio europeo 51% (studio attuale). Percentuale degli studenti italiani che hanno completa (o molta) fiducia nel Parlamento Europeo: 70% (studio attuale) – precedenti 75 % (2016) – 79% (2009). Dato medio europeo 62% (studio attuale). Percentuale degli studenti italiani che hanno completa (o molta) fiducia nella Commissione Europea: 68% (studio attuale) – precedenti 75 % (2016) – 75% (2009). Dato medio europeo 61% (studio attuale). Percentuale di studenti italiani che voterebbero, se potessero, alle elezioni nazionali: 84% (studio attuale) – precedenti 90% (2016) – 88% (2009). Dato medio europeo, attuale indagine 77%.

Foto di ALEXANDRE LALLEMAND su Unsplash

Italia e Ue

Percentuale di studenti italiani che voterebbero, se potessero, alle elezioni europee 71% (studio attuale) – 82% (2016) – 78% (2009). Dato medio europeo, attuale indagine  61%. Percentuale degli studenti italiani che vedono sé stessi come europei. 96% (studio attuale). Dato medio europeo 95%. Percentuale degli studenti italiani che sono orgogliosi di vivere in Europa. 94% (studio attuale). Dato medio europeo 94%. Percentuale degli studenti italiani che si sentono parte dell’Europa. 94% (studio attuale). Dato medio europeo 89%. Percentuale degli studenti italiani che si vedono prima come cittadini europei e poi cittadini del mondo. 74% (studio attuale). Dato medio europeo 78%. Percentuale degli studenti italiani che si sentono parte dell’Unione Europea 88% (studio attuale). Dato medio europeo 81%. Percentuale degli studenti italiani orgogliosi che il proprio Paese sia un membro dell’Unione Europea 92% (studio attuale). Dato medio europeo 91%a. Dato medio europeo 92%.