Come il Parlamento Ue stigmatizza l’ondata pro-life di molti Stati Usa

L’Unione Europa trova il tempo di interferire con la sovranità degli Stati Uniti in materia di aborto, tramite una risoluzione votata dal Parlamento di Strasburgo con cui chiede a Joe Biden e la sua Amministrazione di darsi da fare per garantire l’aborto e si spinge perfino ad intimare lo stato del Texas ad abrogare rapidamente i suoi provvedimenti a difesa del nascituro e “invita i governi degli Stati dell’Idaho e dell’Oklahoma ad abrogare le loro leggi simili”.

In questo modo il Vecchio Continente stigmatizza la recente ondata pro-life di molti Stati Usa che hanno posto un limite alla deriva legislativa che ha portato alla legalizzazione dell’aborto anche fino al nono mese. La stessa corte suprema americana entro luglio deciderà sulla validità della sentenza Roe v. Wade che nel 1973 ha depenalizzato l’aborto in tutti gli Stati Uniti. La più alta istituzione giuridica americana, secondo le indiscrezioni, vuole rimettere nelle mani dei rappresentanti del popolo la questione dell’aborto.

All’Europa non va giù che ci siano Stati come il Texas che hanno ridotto fino alla sesta settimana (un mese e mezzo di gestazione) la possibilità di abortire. Eppure la strumentazione e la ricerca scientifica in questi decenni ci hanno dimostrato che la formazione del cuore avviene alla quinta settimana e il battito è percepibile già dalla sesta. In altre parole non è più possibile affermare che si tratta di un grumo di cellule come affermava qualcuno ingenuamente negli anni Settanta e come tutt’ora sostengono in cattiva fede i pro-aborto più radicali. I progressi della radiologia ci hanno svelato la meravigliosa complessità della vita umana fin dal concepimento. Alla luce di tutto questo restringere i tempi dell’aborto chirurgico allo scopo di tutelare un feto che si è già formato pone ordine dentro il far west americano che si è creato dopo la sentenza del 1973 e che vede stati procedere verso le restrizioni e altri allargare la maglia dell’interruzione di gravidanza praticamente fino al momento del parto.

L’Europa sempre più mortifera si pone ovviamente dalla parte di chi sostiene le politiche più aperturiste. L’Europa è divenuta ormai irriconoscibile. Il Parlamento Europeo ha votato di fatto una risoluzione che rappresenta un’ingerenza priva di alcune base legale. Infatti nessun trattato internazionale e nemmeno la carta dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite riconosce l’aborto come un diritto, non lo fa nemmeno la legge 194 italiana che, in teoria, lo consente come estrema ratio intimando comunque la pubblica amministrazione a rimuovere qualsiasi ostacolo di natura economica o sociale che impedisce alla donna di portare avanti la gravidanza.

Bisogna poi considerare che la decisione dei giudici americani arriva mentre da anni si registra un boom dell’aborto farmacologico con la vendita di migliaia di pillole abortive di ogni tipo, che possono essere prese anche diverse settimane dopo il concepimento. La recente relazione annuale del ministro della salute sull’attuazione della legge 194/1978 conferma l’andamento in diminuzione degli aborti chirurgici e ne attribuisce in gran parte il merito all’aumento delle vendite dei cosiddetti “contraccettivi di emergenza”, che altro non sono che aborti farmacologici. In Italia le interruzioni volontarie di gravidanza sono al minimo storico con 66.413 aborti nel 2020, con una diminuzione del 9,3% rispetto ai 73.207 aborti del 2019. Nel frattempo continua ad aumentare la vendita delle pillole abortive per le quali il ministero ha anche tolto l’obbligo di ricetta perfino per le minorenni. Chiunque può rivolgersi ad un bancone di una farmacia a qualsiasi età per ottenere un aborto da praticare in tutta solitudine. Questo allontana le ragazze dai consultori e dai volontari dei centri per la vita che possono dare una parola fondamentale e un sostegno concreto per una scelta di vita anziché di morte. Come ricorda il quotidiano Avvenire la vendita di scatole di EllaOne (anche detta pillola dei 5 giorni dopo) è in crescita continua: 266.567 nel 2020 contro le 145.101 di soli cinque anni prima (e 259.644 del 2019). Dall’Europa ci si aspettano quindi messaggi di un altro tenore e non i soliti richiami mortiferi per un aborto senza limiti che di fatto è già realtà.