“Fake news: non fatevi contagiare”: al via l’iniziativa della Croce Rossa

Il dr. Davide Giannuzzi spiega ad Interris.it l'iniziativa della Croce Rossa e fa degli esempi di disinformazione sanitaria in internet

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Foto di Markus Winkler su Unsplash A destra il Dr. Davide Giannuzzi

Negli ultimi anni il fenomeno della disinformazione sanitaria sul web è cresciuto in modo esponenziale e durante la pandemia ha toccato il suo picco. 

Un’indagine di The Fool, società specializzata in sicurezza, monitoraggio e analisi dei media, condotta con 1000 utenti rappresentativi della popolazione italiana dai 16-65 anni, dimostra che le fake news sono al terzo posto tra i fattori di internet che hanno un impatto fortemente negativo sulla vita degli italiani.

Questo scenario ha reso sempre più evidente la necessità di mettere in campo delle misure di contrasto a questo fenomeno, con iniziative mirate alla diffusione delle informazioni corrette.

La Croce Rossa contro le fake news

L’iniziativa “Fake news: non fatevi contagiare” nasce dal bando lanciato dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio che la Croce Rossa Italiana si è aggiudicato. Ha lo scopo di promuovere l’alfabetizzazione sanitaria digitale della popolazione grazie all’apertura di un vero e proprio osservatorio nazionale su fake news e disinformazione sulla salute.

L’intervista

Interris.it ha intervistato il dottor Davide Giannuzzi, medico volontario della Croce Rossa che ha il delicato compito di individuare le fake news e di spiegare il perché sono false mettendone in luce la verità.

Dr. Giannuzzi, perché ci sono così tante fake news nell’ambito sanitario?

“Il problema nasce dal fatto che i social danno spazio a tutti senza mettere alcun filtro. Tutti possono dire la propria e farla erigere a verità assoluta. La medicina è un argomento che spaventa, ma allo stesso tempo affascina per cui sono molte le persone che, invece di chiedere a un medico, cercano informazioni in rete. Questo fenomeno invita altrettante persone a dire la propria su una branca del sapere così gettonata”. 

In cosa consiste l’iniziativa della Croce Rossa?

“Ogni mese l’osservatorio affronterà un tema legato alla salute tra quelli più soggetti alla disinformazione, pubblicando report statistici e contenuti audio-visivi elaborati da medici con le corrette informazioni rivolte ai cittadini. Io ho il delicato compito di spiegare anche scientificamente il perché si tratta di fake news e di spiegare come stanno davvero le cose”.

Una fake news riguarda la donazione del sangue. Quali sono le falsità legate a questo tema?

“Su questo argomento girano un sacco di informazioni sbagliate come quella che la donazione provoca l’HIV. Le possibilità di essere contagiati a seguito di una donazione sono  pari a zero perché i presìdi utilizzati per il prelievo sono sterili. Inoltre, ricevere sangue da un donatore è sicuro in quanto il sangue donato viene sottoposto a degli approfonditi test”.

É falsa la notizia che è vietato donare dopo aver ricevuto il vaccino covid-19?

“Essersi sottoposti alla vaccinazione non espone ad alcun rischio né il donatore, né tantomeno il ricevente. Anche nei giorni immediatamente successivi (dopo 48 ore) alla vaccinazione è possibile donare il sangue o il plasma. Solo in caso di sintomi successivi alla vaccinazione, come febbre o spossatezza, normali conseguenze dell’attivazione del sistema immunitario in risposta a qualsiasi tipo di vaccino, bisognerà attendere 7 giorni prima di donare, al fine di evitare uno stress ulteriore al donatore”. 

Altre fake new riguardano la stagione estiva, quali sono le più frequenti?

“Una è quella che fare il bagno dopo mangiato aumenta il rischio di congestione e di annegamento. Tuttavia esiste un fenomeno che invece può realmente causare l’annegamento, ed è l’idrocuzione, ovvero il brusco sbalzo di temperatura che subiamo se ci tuffiamo tutti sudati nell’acqua gelida con o senza stomaco pieno che può causare una perdita improvvisa di coscienza e il conseguente annegamento. Falsa è anche la notizia che le creme solari bloccano completamente la produzione di vitamina D e anche la credenza popolare che la puntura della medusa può essere trattata con l’urina. Infatti, la prima cosa da fare al momento della puntura è quello di risciacquare la zona colpita con acqua di mare, ripulendo la pelle dalla tossina”.