Brunetti (Luna Blu): “Tutti noi collaboriamo alla realizzazione di un sogno”

L'intervista di Interris.it a Alberto Brunetti, presidente della cooperativa sociale "Luna Blu"

Luna Blu (© Alberto Brunetti)

L’inclusione e la professionalizzazione dei giovani con lo spettro autistico durante e dopo il ciclo di studi costituisce una grossa costituisce una grande opportunità di inclusione.

L’esempio di La Spezia

Nella città di La Spezia, a partire dal 2017, sono nate diverse strutture, nell’ambito del progetto “AUT AUT – Autonomia Autismo” e grazie ai genitori caregiver della cooperativa sociale “Luna Blu”, numerose attività finalizzate all’inclusione sociale e all’inserimento lavorativo al termine del ciclo scolastico di ragazzi autistici nel settore dei servizi turistici – che possono accogliere ospiti provenienti da tutta Italia. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato Alberto Brunetti, presidente e amministratore della Cooperativa Sociale Luna Blu e dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici – sezione della Spezia.

Foto di Peter Burdon su Unsplash

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha la cooperativa sociale “Luna Blu”?

“La cooperativa sociale ‘I ragazzi della luna’ ha dato il via libera alla creazione della cooperativa ‘Luna Blu’ perché, qualche anno fa, un gruppo di genitori si è posto delle domande in merito a ciò che avrebbero fatto i loro figli alla conclusione del ciclo scolastico, pensando al famoso ‘Dopo di Noi’. Quindi, a suo tempo, la nostra organizzazione, comprendeva un’ associazione, la quale accoglieva e avvicinava le famiglie al mondo dell’autismo e una fondazione che ha il compito di preparare al vivere la vita i ragazzi con autismo al termine della scuola. A quel punto, la fondazione stessa, che partiva appunto dagli obiettivi del ‘Dopo di Noi’ e della vita da adulti, ha avuto la necessità e il bisogno di mettere insieme qualcosa che garantisse e desse la possibilità di poter proseguire nel tempo le attività in termini strutturali. Così è nata la cooperativa ‘I ragazzi della luna’.

Che cos’ha rappresentato per voi l’apertura del ristorante “Luna Blu”? Quali attività vengono svolte?

L’apertura del ristorante ‘Luna Blu’, per certi versi, rappresenta il fatto di poter dire che ce l’abbiamo fatta. Questo perché ‘Luna Blu’, ovvero il luogo fisico in cui si svolgono le attività, è nato dalla richiesta fatta dalla Fondazione “Il Domani dell’Autismo”, per aiutarci a creare un percorso che consentisse ai nostri ragazzi di poter aver un futuro diverso. ‘Luna Blu’ è una scuola nella quale, ogni anno, si alternano una decina di ragazzi che iniziano un percorso di una durata triennale alla fine del quale saranno inseriti nel ‘mondo del lavoro’. Qui, chiaramente, le difficoltà di ognuno, non vengono superate ma si cerca di appianarle, con la speranza che, in futuro, questi ragazzi possano trovare un lavoro nella società cosiddetta ‘normotipica’. Da qualche anno, abbiamo cominciato nel 2016, stiamo preparando i bambini e gli adolescenti in merito alla proiezione futura della loro vita e, mediamente fra sei/otto anni, cominceremo a vedere i primi risultati. Ora stiamo lavorando con i ragazzi più grandi che necessitano di un supporto molto elevato per i compiti che noi intendiamo affidare loro con la scuola ‘Luna Blu’. È per questo motivo che, ‘Luna Blu’, racchiude in se un ristorante, una casa per le ferie, due appartamenti per il ‘Dopo/durante Noi’ e per la vita indipendente, due laboratori per la pasta fresca e essiccata, un laboratorio per la panificazione, una cucina e un ristorante. La finalità è quella di creare delle alternative. Dopo la scuola abbiamo creato un laboratorio nel quale, durante i mesi estivi, cuociamo direttamente la pasta, un forno e ora il ristorante ‘Luna Blu’. Sono attività diverse che hanno in comune la realizzazione di piatti che vengono offerti al pubblico, il quale è l’ultimo giudice del nostro lavoro. I risultati che otteniamo sono importanti e, ciò significa che, i nostri ragazzi sono molto validi, sia nella produzione che nella realizzazione dei piatti. Produciamo qualcosa di buono e di importante di cui, il 60 – 70% del lavoro, è svolto da persone con disabilità regolarmente assunte. Noi tutti insieme collaboriamo alla realizzazione di un sogno. Siamo tutti ben consci che avranno bisogno di una persona che li coordini e li coadiuvi che potrà essere pagata solo grazie al loro lavoro.”