Papa: “I santi sono perle preziose. Un santo triste non è un santo”

Papa Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Convegno di Studio “La Santità Oggi” promosso dal Dicastero delle Cause dei Santi

Chiesa
Foto: Vatican News

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Papa Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Convegno di Studio “La Santità Oggi” promosso dal Dicastero delle Cause dei Santi, in corso a Roma, presso l’Istituto Patristico Augustinianum, dal 3 al 6 ottobre 2022.

Papa: “Un santo triste è un triste santo. Non conta”

“Non voglio finire senza fare un cenno a una dimensione della santità alla quale io ho dedicato un capitoletto di ‘Gaudete et exsultate‘: il senso dell’umorismo”, ha detto il  Papa Francesco ‘a braccio’ durante l’udienza.

“Qualcuno diceva che ‘un santo triste è un triste santo’. Non conta – ha sottolineato il Pontefice a braccio, riportato da Ansa -. Sapere godere la vita, con un senso dell’umorismo, perché prendere la parte che fa ridere della vita, questo alleggerisce l’anima”.

“E c’è la preghiera, che mi raccomando, pregate – ha aggiunto -. Io è da più di 40 anni che la prego tutti i giorni. La preghiera di San Tommaso Moro. E’ curioso, lui sta chiedendo qualcosa di santità, ma incomincia dicendo: ‘Signore, dammi una buona digestione e qualcosa da digerire’. Va al concreto, ma prende l’umorismo da lì. La preghiera è alla nota 101 di ‘Gaudete et exsultate’. Lì c’è la preghiera, anche voi la potete pregare”, ha concluso Francesco.

La preghiera di San Tommaso

“Raccomando di recitare la preghiera attribuita a san Tommaso Moro, si legge nella nota 101 di ‘Gaudete et exsultate’: “Dammi, Signore, una buona digestione, e anche qualcosa da digerire. Dammi la salute del corpo, con il buon umore necessario per mantenerla. Dammi, Signore, un’anima santa che sappia far tesoro di ciò che è buono e puro, e non si spaventi davanti al peccato, ma piuttosto trovi il modo di rimettere le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa tanto ingombrante che si chiama ‘io’. Dammi, Signore, il senso dell’umorismo. Fammi la grazia di capire gli scherzi, perché abbia nella vita un po’ di gioia e possa comunicarla agli altri. Così sia”.

Pubblichiamo di seguito il discorso integrale che il Papa ha rivolto ai partecipanti nel corso dell’Udienza.

Il discorso del Papa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Sono lieto di incontrarvi al termine del Convegno su “La santità oggi”, organizzato dal Dicastero delle Cause dei Santi. Saluto e ringrazio il Cardinale Marcello Semeraro, gli altri Superiori, gli Officiali, i Postulatori e i collaboratori. Saluto tutti voi, provenienti da diverse parti del mondo, che avete partecipato a queste giornate di studio e di riflessione, favorite dall’apporto di validi relatori, esponenti del mondo teologico, scientifico, culturale e mediatico. Il tema scelto per il Convegno è in sintonia con l’Esortazione Apostolica Gaudete et exsultate, che mira a «far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità» (n. 2). Tale chiamata è nel cuore del Concilio Vaticano II, che ha dedicato un intero capitolo della Lumen gentium alla vocazione universale alla santità e che afferma: «Tutti i fedeli di ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste» (n. 11).

Anche oggi è importante scoprire la santità nel popolo santo di Dio: nei genitori che crescono con amore i figli, negli uomini e nelle donne che svolgono con impegno il lavoro quotidiano, nelle persone che sopportano una condizione di infermità, negli anziani che continuano a sorridere e offrire saggezza. La testimonianza di una condotta cristiana virtuosa, vissuta nell’oggi da tanti discepoli del Signore, è per tutti noi un invito a rispondere personalmente alla chiamata ad essere santi. Accanto, o meglio, in mezzo a questa moltitudine di credenti, che ho definito «santi della porta accanto» (Gaudete et exsultate, 7), vi sono coloro che la Chiesa indica come modelli, intercessori e maestri. Si tratta dei Santi beatificati e canonizzati, i quali ricordano a tutti che vivere il Vangelo in pienezza è possibile ed è bello.

La santità, infatti, non è un programma di sforzi e di rinunce: è anzitutto l’esperienza di essere amati da Dio, di ricevere gratuitamente il suo amore, la sua misericordia. Questo dono divino ci apre alla riconoscenza e ci consente di fare esperienza di una gioia grande, che non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare tutto con la grazia e l’audacia che provengono da Dio. Senza questa gioia la fede si riduce a un esercizio opprimente e triste; ma non si diventa santi con il “muso lungo”: ci vuole un cuore gioioso e aperto alla speranza. Di questa santità ricca di buon umore ci dà l’esempio il neo-Beato Giovanni Paolo I.

Per i ragazzi e i giovani è un modello di gioia cristiana anche il Beato Carlo Acutis. E sempre ci edifica nella sua paradossalità evangelica la “perfetta letizia” di San Francesco d’Assisi. La santità germoglia dalla vita concreta delle comunità cristiane. I Santi non provengono da un “mondo parallelo”; sono credenti che appartengono al popolo fedele di Dio e sono inseriti nella quotidianità fatta di famiglia, studio, lavoro, vita sociale, economica e politica. In tutti questi contesti, il Santo o la Santa cammina e opera senza timori o preclusioni, adempiendo in ogni circostanza la volontà di Dio.

È importante che ogni Chiesa particolare sia attenta a cogliere e valorizzare gli esempi di vita cristiana maturati all’interno del popolo di Dio, che da sempre ha un particolare “fiuto” per riconoscere questi modelli di santità, testimoni straordinari del Vangelo. Occorre, pertanto, tenere in giusta considerazione il consenso della gente attorno a queste figure cristianamente esemplari. I fedeli, infatti, sono dotati dalla grazia divina di un’innegabile percezione spirituale per individuare e riconoscere nell’esistenza concreta di alcuni battezzati l’esercizio eroico delle virtù cristiane.

La fama sanctitatis non proviene primariamente dalla gerarchia ma dai fedeli. È il popolo di Dio, nelle sue diverse componenti, il protagonista della fama sanctitatis, cioè dell’opinione comune e diffusa tra i fedeli circa l’integrità di vita di una persona, percepita come testimone di Cristo e delle beatitudini evangeliche. Tuttavia, è necessario verificare che tale fama di santità sia spontanea, stabile, perdurante e diffusa in una parte significativa della comunità cristiana. Essa infatti è genuina quando resiste ai cambiamenti del tempo, alle mode del momento, e genera sempre effetti salutari per tutti, come possiamo constatare nella pietà popolare.

Ai nostri giorni, l’accesso corretto ai mezzi di comunicazione può favorire la conoscenza del vissuto evangelico di un candidato alla beatificazione o canonizzazione. Tuttavia, nell’uso dei media digitali, in particolare delle reti sociali, ci può essere il rischio di forzature e mistificazioni dettate da interessi poco nobili. Occorre, quindi, un discernimento saggio e perspicace di tutti coloro che si occupano della qualità della fama di santità. D’altro canto, un elemento che comprova la fama sanctitatis o la fama martirii è sempre la fama signorum. Quando i fedeli sono convinti della santità di un cristiano, fanno ricorso – anche massiccio e appassionato – alla sua intercessione celeste; l’esaudimento della preghiera da parte di Dio rappresenta una conferma di tale convinzione.

Cari fratelli e sorelle, i Santi sono perle preziose; sono sempre vivi e attuali, non perdono mai valore, perché rappresentano un affasciante commento del Vangelo. La loro vita è come un catechismo per immagini, l’illustrazione della Buona Notizia che Gesù ha portato all’umanità: che Dio è nostro Padre e ama tutti con amore immenso e tenerezza infinita. San Bernardo diceva che, pensando ai Santi, si sentiva ardere «da grandi desideri» (Disc. 2; Opera Omnia Cisterc. 5, 364ss).

Il loro esempio illumini le menti delle donne e degli uomini del nostro tempo, ravvivando la fede, animando la speranza e accendendo la carità, affinché ciascuno si senta attratto dalla bellezza del Vangelo e nessuno si smarrisca nelle nebbie del non senso e della disperazione. Auspico che gli approfondimenti e le sollecitazioni del vostro convegno possano aiutare la Chiesa e la società a cogliere i segni di santità che il Signore non cessa di suscitare, a volte anche per le vie più impensate. Vi ringrazio per il vostro lavoro! Lo affido alla materna intercessione di Maria, Regina di tutti i Santi, e vi benedico di cuore. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me.