Pillon: “Lettera ai vescovi sull'eutanasia? Ecco la verità”

EEra il maggio 2015 quando, nel corso dell’Assemblea della Conferenza episcopale italiana, Papa Francesco si rivolse ai presuli per affermare che è sì fondamentale l’impegno dei laici cattolici in politica, ma la loro azione non deve essere dettata da un’agenda clericale. Per l’occasione il Santo Padre coniò la definizione diventata nota di “vescovi-pilota”. I laici – la sua riflessione – “che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo”.

La lettera

Oggi, a quattro anni di distanza, in pieno dibattito parlamentare sul tema dell’eutanasia (entro il 24 settembre la Corte costituzionale attende un intervento legislativo sul fine vita), la questione del “vescovo-pilota” è stata di fatto riesumata da un articolo de Il Messaggero. Si legge sul quotidiano romano che “un gruppo di parlamentari cattolici di varia estrazione politica sta facendo pressing sui vertici della Cei – sul cardinale Gualtiero Bassetti e sul segretario monsignor Stefano Russo – per sollecitare ‘in tempi strettissimi’, un pronunciamento ufficiale della Chiesa sull’eutanasia”. Secondo l’articolo in questione, i firmatari della missiva chiederebbero “una presa di posizione muscolare, da intendersi come una sorta di chiamata alle armi, di riflessione generale, di impegno diffuso davanti al pericolo di una deriva eutanasica”. Chiederebbero ai vescovi, insomma, di pilotare una sollevazione civile di cui i politici potrebbero poi farsi interpreti in Parlamento.

Pillon: “Nel contratto di governo veto sui temi etici”

Ma chi sono i politici che si sono mossi? Si tratta di attuali deputati (Alessandro Pagano e Antonio Palmieri) e senatori (Paola Binetti e Simone Pillon), ma soprattutto di ex parlamentari come Luisa Santolini, Benedetto Fucci, Antonio Buonfiglio, Gian Luigi Gigli, Giorgio Merlo, Domenico Menorello, Massimo Polledri, Riccardo Pedrizzi, Giovanni Falcone, Alfredo Mantovano, Eugenia Roccella, Stefano De Lillo, Mario Mauro e Maurizio Sacconi. La missiva è datata 17 giugno. Per approfondire la vicenda, In Terris ha raccolto la testimonianza di Pillon, senatore della Lega. “Si è trattato – spiega – di una lettera privata, inviata ai nostri pastori per richiamare la loro attenzione su quanto sta accadendo nel dibattito politico riguardo all’eutanasia”. L’esponente del Carroccio ci tiene quindi a precisare con un occhio al brulicare dei social network: “Nessun intento di tornare ai ‘vescovi-pilota’ come qualcuno sibila, ma solo l'attenzione ad informare i vescovi correttamente di quanto sta accadendo” in Parlamento nel corso del dibattito “e offrire loro l'opportunità di intervenire nel pubblico dibattito, nel rispetto del ruolo di ciascuno“. Infine Pillon spiega: “Da parte mia, posso assicurare che continuerò a lavorare sul piano politico e nel dibattito pubblico, come già sto facendo dall'inizio della legislatura, per fermare le proposte contrarie al valore e alla dignità della vita umana. Del resto, sul punto il contratto di governo parla molto chiaro, ponendo un preciso veto sui temi etici”.

Il dibattito in Parlamento

Il ticchettio dell’orologio è però incessante, la data del 24 settembre si avvicina e in molti ritengono che la sollecitazione della Consulta potrebbe far cadere il veto di cui parla Pillon. L’approdo in aula di un testo di legge sul fine vita era previsto inizialmente per il 24 giugno, ma proprio per trovare un’intesa ancora lontana, si è deciso di posticipare al 12 luglio proseguendo le audizioni. Le ipotesi sul tavolo sono diverse, si va da alcune proposte che richiamano esplicitamente l’eutanasia a una della Lega che garantisce obiezione di coscienza per medici e strutture e che vuole ridefinire nutrizione e idratazione come trattamenti sanitari andando così a rivedere l’impianto della legge sul biotestamento del dicembre 2017. C’è poi l'intento di compromesso, foraggiato da Giorgio Trizzino del M5s, di intervenire solo per modificare l’art. 580 del codice penale sul suicidio assistito riducendo le pene in casi specifici. Ma intanto più passano i giorni, meno è peregrina un'ultima ipotesi: che il Parlamento resti inerte sulla questione e attenda la nuova mossa della Consulta.