Addio a Leonard Cohen. Il cantautore canadese si è spento a 82 anni

Leonard Cohen se ne è andato. Il cantautore e poeta canadese si è spento all’età di 82 anni e, con lui, ci lascia uno dei più affascinanti stili artistico-musicali dell’ultimo secolo. Una morte improvvisa, ancora di causa incerta, a solo un mese di distanza dalla pubblicazione del suo disco You want it darker, l’ultimo di uno straordinaria carriera durata oltre 50 anni e articolata sulla più profonda indagine dell’esistenza umana.

Nato a Montreal, nel 1934, da una famiglia di immigrati di origine ebraica, l’approccio alla musica di Cohen avvenne relativamente tardi, preceduto da un’intensa attività letteraria tra prosa e poesia – coincisa con il grande successo di critica ottenuto dalla pubblicazione del romanzo Beautiful losers – e da un lungo soggiorno all’estero, in particolare nell’isola greca di Hydra, culla della sua espressione poetica. Esperienze che avrebbero profondamente segnato la sua futura produzione musicale.

Incoraggiato dalla cantautrice folk Judy Collins, Cohen iniziò a cimentarsi nella scrittura di testi musicali e, ben presto, il suo stile ricercato, colto e intriso di note poetiche iniziò a farsi strada nell’America di fine anni ’60, quella di Joni Mitchell, di Bob Dylan e di Woodstock. Proprio in quegli anni (1967) viene pubblicato il suo primo disco, Songs of Leonard Cohen, nel quale incide quello che resterà uno dei suoi più grandi successi: Suzanne.

La musica malinconica degli albori, le elaborate e intense riflessioni sulle più varie tematiche, dallo spirituale all’esistenziale, e il suo sapersi rinnovare in chiave jazz, esplorando universi musicali lontani e sempre diversi, lo resero ben presto un’icona del panorama musicale americano, destinata a sopravvivere anche una volta terminati i lustri degli anni ’70. E’ infatti nel 1985 che Cohen pubblicherà uno dei suoi album probabilmente più famosi, Various positions, nel quale viene pubblicata la canzone Hallelujah, testo dalla straordinaria carica emozionale e oggetto di cover epocali, come quella, indimenticabile, di Jeff Buckley.

Con la sua morte si chiude una delle esperienze musicali più varie e longeve, in grado di attraversare ben cinque decenni senza perdere la sua straordinaria dose di fascino e sentimento, ricamata su uno dei tessuti musicali più sensibili e pregiati. Un punto di riferimento per i cantautori del passato ma, ancor di più, per quelli del futuro.