Rapì la figlia e la portò in Siria: fermato in Turchia dopo 5 anni di latitanza

È stato fermato dall’Interpol in Turchia, in esecuzione di mandato di arresto internazionale emesso dal Tribunale di Monza, Mohamed Kharat, il quarantenne siriano che cinque anni fa rapì sua figlia, Emma Houda di 4 anni, portandola via alla madre l’italiana Alice Rossini, residente a Vimercate (Monza) facendone perdere le tracce dopo averla trasferita in Siria. A renderlo noto è l’avvocato della madre della minore rapita, il legale Luca Zita, il quale si è già messo in contatto con le autorità italiane in Turchia e con il Ministero degli Esteri. Al momento, non ci sarebbero notizie precise su dove si trovi la bambina. “Il nostro paese non vale nulla, se non riporta a casa mia figlia”, ha protestato la madre.

Zita ora si sta muovendo per evitare che Kharat possa di nuovo svanire nel nulla. “L’ambasciatore italiano ad Ankara e il ministero mi hanno detto che la Turchia potrebbe non estradarlo in Italia perché la condanna a dieci anni non sarebbe sufficiente, ma ho verificato, e risposto per iscritto, facendo notare che secondo il trattato di Parigi e la convenzione dell’Aja, gli estremi ci sono tutti”. “Ho parlato con il Ministero – ha detto ancora il legale – Kharat è stato arrestato e portato in un centro di detenzione turco per stranieri, ma mi hanno detto che potrebbe essere rimandato in Siria”. Una volta nel Paese di Assad, il rischio di perderne le tracce è molto elevato: “Questa è l’unica occasione che abbiamo di riportare a casa la bambina, il governo italiano deve trovare il dialogo con quello turco”.

Emma, nata nel marzo 2010, viveva con sua madre a Vimercate dopo che la donna aveva lasciato Kharat. L’ex marito per vendetta decise così di rapire la piccola, portandole via “la cosa più cara“, come le aveva più volte detto al telefono. Grazie a una conoscente italiana, l’uomo era riuscito a salire su un volo alla volta della Siria. Per mesi Alice non aveva saputo più nulla di sua figlia. Kharat le ha telefonato solo due volte per chiederle soldi; in quelle occasioni, la lasciava parlare solo alcuni secondi con Emma.

L’ultimo contatto telefonico a fine settembre 2014, con la richiesta di trecentomila euro per restituire la piccola. Da allora più nulla. Nel frattempo, il siriano è stato condannato dal Tribunale di Monza a dieci anni in contumacia per sequestro di persona e sottrazione di minore e sono stati quindi emessi il mandato di arresto europeo e il mandato di cattura internazionale. Ora l’Interpol lo ha individuato e fermato in Turchia, speriamo in un lieto fine.