Card. Krajewski: “Il mondo torni a inchinarsi a Dio e fiorirà la pace”

L'elemosiniere di Papa Francesco, il card. Konrad Krajewski, ha passato la solennità del Santo Natale in Terra Santa da dove ha lanciato un appello alla pace nel mondo

Il cardinale Konrad Krajewski a Nazareth. Foto: Vatican News

“Sono stato in tutti i posti dove ha vissuto Gesù: a Nazareth, a Betlemme, dove è stato crocifisso, ucciso e poi dove è risorto. Mi chiedo allora: ‘Signore perché non c’è la pace? Tu vuoi la pace'”. E’ la domanda dell’elemosiniere di Papa Francesco, il card. Konrad Krajewski, dopo il suo viaggio in Terra Santa.

Il Papa ha inviato lì il suo elemosiniere per pregare per la pace con le popolazioni che hanno passato il tempo del Natale in guerra. Riportiamo integralmente i ricordi del cardinale pubblicati su L’Osservatore Romano.

Card. Krajewski: “Il mondo torni a inchinarsi a Dio e fiorirà la pace”

Sono andato in Terra Santa con la fede e la preghiera, in questi posti dove imperversa la guerra, dove c’è odio, c’è vendetta, dove l’uno uccide l’altro, dove manca l’acqua, il cibo, dove non c’è corrente elettrica. Anche durante il Natale, i giorni più sacri per noi, non hanno smesso di combattere, di uccidere, in Ucraina come nella Striscia di Gaza. Sono arrivato in questa terra con le armi più sofisticate del mondo cioè la fede e la preghiera, che sempre possono spostare le montagne e quindi mettere fine ai conflitti… Ma perché non è così?

Sono stato in tutti i posti dove ha vissuto Gesù. Sono stato a Nazareth, a Betlemme, sono stato nel luogo dove è stato crocifisso, ucciso e poi dove è risorto, mi chiedo allora: “Signore perché non c’è la pace? Tu vuoi la pace”. Ho pensato sempre a questa preghiera: “Liberaci, Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni”… Allora perché non concedi la pace ai nostri giorni?

Inchiniamoci a Cristo

Ho riflettuto tanto sul fatto che quando entriamo nel Santo Sepolcro bisogna chinarsi, quasi ci si spezza la schiena per poter entrare. In tante chiese, anche a Betlemme, bisogna inchinarsi, bisogna inchinarsi davanti al mistero. Allora penso che forse il mondo ha smesso di inchinarsi davanti a Dio, che ha smesso di vivere secondo la logica del Vangelo perché assuefatto alla logica del mondo. Noi uomini ci siamo messi forse al posto di Dio e vogliamo comandare, condannare ma lo facciamo senza misericordia, senza l’amore. Forse per questo non c’è la pace, perché non ci inchiniamo più davanti a Dio, davanti al mistero.

Mercoledì era la festa di san Giovanni Apostolo, lui è arrivato presso la tomba di Gesù si è inchinato per poter entrare, per poter vedere che mancava il suo corpo, che era risorto. Ma noi oggi non ci inchiniamo più, anche se le porte qui nella Terra Santa ci dicono che bisogna farlo per comprendere il mistero di Dio, per comprendere il suo amore, la sua misericordia, per vivere secondo la logica degli insegnamenti di Gesù, secondo la logica del Vangelo.

Ringrazio il Signore per aver vissuto questi giorni in Terra Santa e per iniziare a comprendere il mistero di Dio. La preghiera del Padre nostro, la preghiera che ci ha insegnato Gesù, dice “Sia fatta la tua volontà, Signore”, non la mia, perché quando c’è la mia volontà ci sono le guerre, ci sono tanti morti. “Venga il tuo regno”, non il nostro, il nostro è il regno della distruzione. “Sia santificato il tuo nome”, non il mio, quando si santifica il mio nome sono pericoloso per gli altri. Dopo il Padre nostro, il sacerdote dice: “Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni”. La mia speranza è che davvero fiorisca la pace nel cuore degli uomini.

Da: L’Osservatore Romano