Sudafrica, Jacob Zuma respinge le accuse di corruzione

Una cospirazione” la definisce Jacob Zuma, ex presidente del Sudafrica, al centro di un'indagine per una presunta rete di corruzione che si sarebbe sviluppata durante il suo mandato e che, a suo giudizio, è basata su un'accusa messa in piedi con il preciso scopo di rimuoverlo dalla scena politica. Applaudito dai suoi sostenitori al momento del suo ingresso in aula, per la prima volta da quando l'inchiesta è stata avviata, l'ex leader sudafricano non è più alla guida del Paese dal 14 febbraio 2018 quando, a seguito di una mozione di sfiducia, ha presentato le sue dimissioni con effetto immediato, chiudendo una parentesi politica a Pretoria che durava dal 2009. Nove anni che il suo successore, Cyril Ramaphosa, non ha esitato a definire “sprecati”. L'indagine sulla presunta corruzione è partita più o meno in contemporanea con le sue dimissioni: alla base, le sospettate relazioni fra l'allora presidente e la famiglia Gupta, accusata di aver influenzato le nomine dei gabinetti e di aver vinto appalti statali proprio attraverso pratiche di corruzione. Inoltre, secondo l'accusa Zuma avrebbe accettato delle tangenti da un'azienda logistica, la Bosasa, gestita da un'altra famiglia.

La vicenda

Assieme agli altri accusati, anche Zuma ha negato le ipotesi di reato, affermando di essere stato diffamato e che “alle sue spalle è stato ordito un complotto pluridecennale” per rimuoverlo dall'incarico: “Sono stato denigrato, accusato di essere il re delle persone corrotte – ha detto davanti al giudice Ray Zondo -. Mi è stato dato ogni altro nome e non ho mai risposto a questi problemi”. L'ex presidente ha inoltre replicato all'accusa di aver “messo all'asta il Paese”, poiché sotto scacco della famiglia Gupta, rispondendo provocatoriamente: “Ho messo all'asta Table Mountain? Ho messo all'asta Johannesburg?”. A ogni modo, i sospetti sulle relazioni fra Zuma e la famiglia in questione partono da lontano tanto che, in passato, i due nuclei familiari avrebbero avuto rapporti talmente stretti da essere soprannominati Zuptas. E le testimonianze raccolte, puntano proprio sull'interscambio avvenuto negli anni, come ad esempio l'assunzione del figlio del presidente, Duduzane, in una posizione di rilievo. Passaggi che avrebbero portato i Gupta (titolari di numerose società) a esercitare un'influenza sempre maggiore sul governo. Accuse che, a ogni modo, entrambe le parti continuano a respingere al mittente.