Egitto, proseguono le violenze nel Nord Sinai: l’Isis giustizia un 50enne cristiano

Ancora violenze contro i cristiani nel nord del Sinai, in Egitto, a pochi giorni dalla conclusione della visita di Papa Francesco nel Pese africano.

L’esecuzione

Nella tarda serata del 6 maggio scorso nella città di Al-Arish, un gruppo di uomini armati ha ucciso a colpi di pistola un cristiano egiziano, freddandolo mentre si trovava all’interno di un negozio di barbiere. Il gruppo jihadista ha rivendicato l’assassinio in un breve messaggio diffuso nella giornata di ieri sull’agenzia ufficiale del “Califfato” Aamaq annunciando ulteriori attentati contro i cristiani e le loro proprietà nella regione.

Fonti ufficiali della sicurezza riportate da Asia News riferiscono che la vittima è il 50enne Nabil Saber Ayoub. Prima di lui nel Sinai settentrionale erano stati uccisi altri sette cristiani, nel contesto di attacchi perpetrati da jihadisti affiliati all’Isis.

Le bande di jihadisti

Nella città di Al-Arish, capoluogo del governatorato del Nord Sinai, operano bande armate e gruppi jihadisti affiliati allo Stato islamico che contendono il controllo del territorio alle forze di sicurezza del Cairo. La nuova ondata di violenza contro la minoranza religiosa cristiana ha già causato la fuga di centinaia di famiglie.

In totale dal dicembre scorso sarebbero almeno 75 i membri della minoranza religiosa (i cristiani copti sono il 10% circa del totale della popolazione) a essere morti sotto i colpi dei fondamentalisti islamici. Fra questi, le vittime delle esplosioni alle chiese del mese scorso e i fedeli deceduti nel contesto dell’attacco contro la cattedrale copta di san Marco in Abassiya, al Cairo, a dicembre.

Sterminata un’intera famiglia

Nei giorni scorsi, inoltre, le autorità egiziane hanno rivenuto i cadaveri decapitati di un padre e dei suoi due figli, rapiti in precedenza da miliziani di Daesh. Nel contesto del sequestro, avvenuto la scorsa settimana, i jihadisti avevano giustiziato la madre dei due giovani. Il fatto è avvenuto nella città di Rafah, situata anch’essa nella regione del Nord Sinai. Dietro l’esecuzione vi sarebbe l’accusa alla famiglia di “collaborazionismo” col governo del Cairo.