Mafia Capitale, al vaglio della Procura un insulto in aula di Carminati a Tescaroli

“Un vecchio arnese criminale sul viale del tramonto, circondato solo da quattro balordi che facevano estorsioni da quattro soldi”. Così, nell’infuocata arringa dell’aula bunker di Rebibbia, il legale di Salvatore Buzzi, Alessandro Diddi, aveva definito Massimo Carminati, negando fermamente che il suo assistito abbia mai utilizzato la fama dell’ex Nar “come fosse un ordigno incendiario da mettere sotto le saracinesche”. Ed è proprio l’ex Nar, detenuto in 41bis presso il carcere di Parma e in attesa della sentenza (prevista a luglio), a finire nuovamente al centro di polemiche per il suo comportamento tenuto durante le udienze e gli interrogatori, effettuati tramite collegamento video. Dopo il saluto romano in aula, per il quale era già stato sanzionato, Carminati potrebbe vedere la sua posizione ulteriormente aggravata poiché, nel corso della requisitoria del pm Luca Tescaroli, svolta il 27 aprile scorso, avrebbe inveito contro di lui (mandandolo “a quel paese”) dopo aver alzato entrambe le braccia al cielo in segno di esultanza al momento delle parole “delinquente abituale” pronunciate dal pubblico ministero. Un audio che non è sfuggito alla sorveglianza generale che, individuato l’insulto, ha richiesto alla Procura un provvedimento disciplinare, attualmente al vaglio.

I rapporti fra Carminati e Buzzi

Un fattore, questo, che potrebbe incidere sulla posizione dell’ex Nar il quale, secondo il legale Diddi, avrebbe avuto solo due punti di contatto con Buzzi: “Il campo nomadi e l’Ente Eur. E gli affari tra i due risalgono al 2012 quando gli inquirenti non avevano ancora pensato alla mafia. E’ singolare che la Procura non abbia formulato in riferimento a questi due punti di contatto un capo di imputazione ‘ad hoc'”. Su questo punto l’avvocato ha particolarmente insistito, tentando di sminuire l’accusa di associazione mafiosa e richiedendo una condanna per il suo assistito esclusivamente per corruzione. Per il “Cecato”, nell’ambito del processo per Mafia Capitale, la richiesta dei pm è stata di 28 anni di carcere (la più elevata fra gli imputati) ma, secondo l’avvocato del Ras delle cooperative, “attorno alla figura di Carminati, la cui storia criminale l’ho appresa soprattutto attraverso i romanzi, ruota un vastissimo circuito di relazioni e rapporti che non ha alcun punto di contatto con il circuito relazionale riconducibile a Buzzi, legato al Cns, alle cooperative politiche, alla pubblica amministrazione”. Questo, secondo Diddi, è “un mondo immenso in cui Carminati, un poveretto prigioniero della sua leggenda, cercando di far prevalere la sua figura senza riuscirvi perché sono cambiati i tempi, non ha ruoli né contatti”.