Covid e influenza: cosa accadrà in questa stagione

Pfizer e BioNTech hanno completato negli Usa la domanda alla Food and Drug Administration per ottenere l’autorizzazione all’uso di emergenza (Eua) del booster adattato a Omicron 4-5 nei bambini e ragazzi di 5-11 anni. Ad annunciarlo sono state le due aziende americana e tedesca. La richiesta riguarda una dose di richiamo di 10 microgrammi del vaccino anti-Covid bivalente mirato a BA.4/BA.5 ed è supportata da dati sulla sicurezza e sull’immunogenicità del loro vaccino bivalente adattato a Omicron 1, da dati non clinici e di produzione sul vaccino per Omicron 4-5 e dai dati preclinici su questo vaccino. Le aziende hanno avviato uno studio di Fase 1/2/3 per valutare la sicurezza, la tollerabilità e l’immunogenicità di diverse dosi e regimi di dosaggio del bivalente per Omicron BA.4/BA.5 nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 11 anni.

Questo studio pediatrico è coerente con le linee guida normative e segue a un precedente studio su questi stessi gruppi d’età che ha dimostrato che il vaccino originale di Pfizer-BioNTech è “ben tollerato e offre un elevato livello di protezione”, misurata in un momento in cui il ceppo Omicron 2 era prevalente. L’attuale circolazione delle sotto varianti Omicron di SARS-CoV-2 che a livello globale risultano essere le più diffuse e prevalenti, ha focalizzato l’interesse del mondo scientifico per quel che attiene le loro caratteristiche e le differenze che presentano con le precedenti varianti, così come testimoniato dall’elevato numero di articoli scientifici, che in questo momento sono prodotti su questo argomento. L’analisi bioinformatica strutturale delle varianti SARS-CoV-2 ha evidenziato una maggiore affinità di legame del recettore RBD di Omicron B1.1.529 con il recettore ACE2 presente sulle cellule umane rispetto al virus originale. Questa maggiore affinità è dovuta a variazioni di tipo elettrostatico e idrofobico e si traduce, in termini epidemiologici, in una più alta trasmissibilità di Omicron rispetto alle precedenti varianti L’analisi comparativa delle caratteristiche patogenetiche delle sotto varianti di Omicron (1, 2 e 5) di SARS-CoV-2, ha evidenziato che la cinetica di crescita in laboratorio di Omicron 5 è paragonabile a quelle delle altre sotto varianti, anche se Omicron 5 ha una maggiore capacità di indurre la fusione cellulare rispetto ad Omicron 1 e 2. Inoltre, la replicazione virale di Omicron 5 nel modello animale, rappresentato dal criceto, ha evidenziato che questa variante è paragonabile alle altre sotto varianti di Omicron ed è inferiore a quella di Omicron 1.1. Questo ultimo dato relativo ad una minore patogenicità di Omicron 5, contrasta con quanto era stato riportato in un articolo commentato nel rapporto della scorsa settimana. È interessante notare che Omicron 5 presenta inoltre una più bassa patogenicità rispetto al ceppo ancestrale di Wuhan, anche se rispetto a quest’ultimo mostra una maggiore capacità ad indurre l’infiammazione.

Un possibile ruolo, specie nelle fasi iniziali dell’infezione, della terapia fotodinamica nasale antimicrobica attuata con blu di metilene e luce non termica è stata studiata per valutarne l’effetto su SARS-CoV-2. Dallo studio clinico condotto in 42 pazienti affetti da COVID-19 è risultato che la quantità del virus nei tamponi si è ridotta del 90%, mentre nel 70% dei casi SARS-CoV-2 non era più rilevabile. Questo interessante risultato conferma che la disinfezione fotodinamica nasale è sicura ed efficace e potrebbe quindi trovare una sua applicazione in specifici contesti clinici. Una recente riflessione dal titolo molto suggestivo “La temuta bi-epidemia influenza + COVID-19 non si è ancora verificata. Potrebbe essere questo l’anno giusto?” prende in esame la diffusione dell’influenza stagionale nel corso dei due anni passati, rimarcando che quest’ultima è stata assai poco diffusa in tutto il mondo.

Nel contempo, sulla base di quanto appena avvenuto nell’emisfero australe, lo stesso articolo sottolinea la possibile rilevanza dell’influenza in questa stagione e la possibilità che ci possa essere una co-circolazione con la variante Omicron di SARS-CoV-2, il che renderebbe la situazione epidemiologica molto seria e preoccupante. Sempre sul tema delle sotto varianti di Omicron, è stata valutata la capacità replicativa e la patogenicità di isolati clinici di Omicron 4 e 5 in criceti sia selvatici che resi transgenici per ACE 2 umano. Anche in questo caso, c’è una differenza con lo studio precedentemente segnalato di Kimura, che però utilizzava nei suoi esperimenti uno pseudo virus. Non sono state invece osservate differenze evidenti tra gli isolati Omicron 2, 4 e 5 per quanto riguarda la capacità di crescita e la patogenicità nel modello animale, che anzi risultano essere minori rispetto a quanto osservato utilizzando un isolato clinico di Delta. In queste ultime settimane si è acceso un dibattito nella comunità scientifica (e non solo in questa), relativamente alle caratteristiche della sotto variante Omicron BA.2.75, nota anche come Centaurus.

L’ingresso nelle cellule polmonari, la capacità di fusione tra le cellule e di neutralizzazione degli anticorpi nei confronti di questa sotto variante, è stato oggetto di uno studio che, utilizzando uno pseudo virus, ha evidenziato una maggiore capacità di Omicron BA.2.75 nell’infettare le vie aeree inferiori ed una maggiore capacità di indurre la fusione tra le cellule, elementi questi che potrebbero indicare una maggiore capacità patogenetica. È stato anche identificato che l’anticorpo monoclonale bebtelovimab e la combinazione di anticorpi cilgavimab-tixagevimab sono efficaci per il trattamento di BA.2.75. Questa sotto variante (BA.2.75) ed Omicron 4, 5 mostrano tutte una minore sensibilità alla neutralizzazione anticorpale rispetto ad Omicron 2 e ciò potrebbe riflettere una minore efficacia dell’immunità protettiva, sia post-vaccinale che conseguente all’infezione.