Todt (Onu): gli incidenti stradali nel mondo sono una pandemia

Jean Todt, inviato speciale Onu per la sicurezza stradale, commenta il rapporto sugli incidenti stradali redatto dall'Oms

Foto di Michael Jin su Unsplash

Gli incidenti stradali sono la principale causa di morte tra i bambini e i giovani di età compresa tra i 5 e i 29 anni. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto sui decessi sulle strade redatto dall’Oms. 

Todt (Onu): gli incidenti stradali nel mondo sono una pandemia

I morti in incidenti stradali nel mondo continuano ad essere “una pandemia”. E’ quanto ha dichiarato Jean Todt, inviato speciale Onu per la sicurezza stradale, presentando l’ultimo rapporto sui decessi sulle strade redatto dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Se i dati rilevano una leggera diminuzione (-5%) delle vittime della strada i progressi sono giudicati insufficienti dall’Onu, che ricorda come con più di 2 morti al minuto, gli incidenti stradali rimangono la principale causa di morte tra i bambini e i giovani di età compresa tra i 5 e i 29 anni. Il numero annuale di vittime si attesta su oltre un milione all’anno.

Le dichiarazioni di Ghebreyesus

“Il tragico bilancio delle vittime di incidenti stradali si sta muovendo verso il basso, ma in maniera non abbastanza veloce”, ha dichiarato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Secondo Jean Todt, ex copilota di rally francese e team principal di Formula 1 Scuderia Ferrari, i risultati sono incoraggianti ma il calo del numero di morti è insufficiente. Il rapporto, ha infatti sottolineato, non conta i feriti in incidenti che possono soffrire di postumi e disabilità per decenni. Oltre alle drammatiche conseguenze per le famiglie delle vittime ed il costo astronomico per la società, stimato in 1.800 miliardi di dollari secondo l’Oms.

Cosa rivela il rapporto

Il rapporto rivela anche che 9 decessi su 10 si verificano nei Paesi a basso e medio reddito e che il rischio di morte è 3 volte più alto nei Paesi a basso reddito che possiedono solo l’1% dei veicoli a motore del mondo. Ciò è causato dall’obsolescenza del parco auto, l’accesso troppo facile alle patenti di guida o la mancata applicazione delle leggi. Il rapporto evidenzia come il 53% delle vittime della strada sono utenti vulnerabili, tra cui pedoni (23%), conducenti di veicoli motorizzati a due ruote (21%), ciclisti (6%) o utenti di monopattini elettrici (3%). Infine, sono ancora pochissimi i Paesi che hanno leggi contro l’eccesso di velocità, la guida in stato di ebbrezza, o il mancato uso del casco, delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta per i bambini.

Fonte Ansa