Il Papa ai vescovi: “Cristo vi ha chiamati a testimoniare il suo amore in Mongolia”

Il discorso del Santo Padre ai rappresentati del clero in Mongolia

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Dopo il discorso in cattedrale, il Papa benedice una delle suore Missionarie della Carità. Foto: Vatican Media

Papa Francesco ha incontrato i vescovi e rappresentanti del clero nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Ulan Bator, situata nel distretto di Bayanzurkh, nella parte orientale della capitale mongola

L’arrivo del Santo Padre

Si è svoltonnella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo l’incontro odierno del Papa nell’ambito del viaggio in Mongolia con i vescovi, i sacerdoti, i missionari, i consacrati e le consacrate e gli operatori pastorali. Al suo arrivo all’ingresso della cattedrale, prima di salire sulla golf car per compiere alcuni giri tra i fedeli, il Papa viene accolto da una donna mongola che all’ingresso di una ger gli offre una coppa di latte avvolta in una sciarpa azzurra. Quindi – segnala il programma ufficiale – accompagnato dal prefetto apostolico di Ulaanbaatar, card. Giorgio Marengo, entra nella ger dove ha un breve incontro con la signora Tsetsege, la donna che – una decina di anni fa – aveva raccolto dalla spazzatura una statuetta di legno della Madonna, poi intronizzata nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, che chiamano “Madre del Cielo”. Quindi inizia l’incontro ufficiale.

L’accoglienza

Dopo essere stato accolto all’ingresso della cattedrale dal parroco e dal vice parroco che gli porge la croce e l’acqua benedetta per l’aspersione, il Papa attraversa la navata centrale e raggiunge l’altare. Quindi, dopo l’esecuzione di un canto e il saluto di benvenuto del presidente della Conferenza episcopale dell’Asia Centrale, mons. José Luis Mumbiela Sierra, vescovo della Santissima Trinità in Almaty, cui fanno seguito le testimonianze di una suora missionaria e di un sacerdote mongolo, ha luogo una rappresentazione artistica seguita dalla testimonianza di un operatore pastorale. Successivamente il Papa pronuncerà il suo discorso.
Al termine, dopo la recita dell’Ave Maria, la benedizione e il canto finale, il Santo Padre benedirà la statua della Madonna “Madre del Cielo”. Poi saluterà i vescovi presenti e i missionari e le missionarie e, prima di salire sull’auto, sosterà brevemente in una sala della cattedrale per salutare un gruppo di fedeli. Poi, dopo la foto di gruppo, lascerà la cattedrale e rientrerà in auto alla Prefettura apostolica.

Il discorso

La gioia del Vangelo è il motivo che ha spinto voi, uomini e donne consacrati nella vita religiosa e nel ministero ordinato, a essere qui e a dedicarvi, insieme alle sorelle e ai fratelli laici, al Signore e agli altri. Benedico Dio per questo. Lo faccio attraverso una bella preghiera di lode, il Salmo 34, a cui mi ispiro per condividere alcuni pensieri con voi. Esso dice: ‘Gustate e vedete com’è buono il Signore’ (v. 9)”. Con queste parole il Papa ha iniziato il discorso – dopo aver ascoltato alcune testimonianze della Chiesa locale – nella cattedrale di Ulaanbaatar, nel corso del suo viaggio apostolico in Mongolia, rivolgendosi a vescovi, sacerdoti, missionari, consacrati e consacrate e operatori pastorali. “Gustare e vedere – ha proseguito Francesco – perché la gioia e la bontà del Signore non sono qualcosa di passeggero, ma rimangono dentro, danno gusto alla vita e fanno vedere le cose in modo nuovo; come ci hai detto tu, Rufina, nella tua bella testimonianza. Vorrei dunque assaporare il gusto della fede in questa terra facendo anzitutto memoria di storie e di volti, di vite spese per il Vangelo. Spendere la vita per il Vangelo: è una bella definizione della vocazione missionaria del cristiano, e in particolare di come i cristiani la vivono qui”.

“La fede in Mongolia ha radici antiche”

“Ricordo il vescovo Wenceslao Selga Padilla, primo prefetto apostolico, pioniere della fase contemporanea della Chiesa in Mongolia e costruttore di questa cattedrale. Qui, tuttavia, la fede non risale solo agli anni Novanta del secolo scorso, ma ha radici molto antiche. Alle esperienze del primo millennio, segnate dal movimento evangelizzatore di tradizione siriaca diffusosi lungo la via della seta, è seguito un considerevole impegno missionario: come non ricordare le missioni diplomatiche del XIII secolo, ma anche la cura apostolica manifestata dalla nomina, intorno al 1310, di Giovanni da Montecorvino come primo vescovo di Khān Bālīq, e dunque responsabile di tutta quest’ampia regione del mondo sotto la dinastia mongola Yuan? Fu proprio lui a fornire la prima traduzione in lingua mongola del libro dei Salmi e del Nuovo Testamento. Ebbene, questa grande storia di passione per il Vangelo è ripresa in modo straordinario nel 1992 con l’arrivo dei primi missionari della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, a cui si sono aggiunti rappresentanti di altri istituti, clero diocesano e volontari laici. Tra tutti vorrei ricordare l’attivo e zelante padre Stephano Kim Seong-hyeon. E facciamo memoria di tanti fedeli servitori del Vangelo in Mongolia, che sono qui con noi ora e che, dopo aver speso la vita per Cristo, vedono e gustano le meraviglie che la sua bontà continua ad operare in voi e attraverso di voi”.

La Chiesa

“Il Signore Gesù, inviando i suoi nel mondo, non li mandò a diffondere un pensiero politico, ma a testimoniare con la vita la novità della relazione con il Padre suo, diventato ‘Padre nostro’ (cfr Gv 20,17), innescando così una concreta fraternità con ogni popolo”. Lo ha detto Papa Francesco, nel suo discorso nella cattedrale di Ulaanbaatar, nel corso del suo viaggio apostolico in Mongolia. “La Chiesa – ha proseguito Papa Bergoglio nel suo discorso – che nasce da questo mandato è una Chiesa povera, che poggia solo su una fede genuina, sulla disarmata e disarmante potenza del Risorto, in grado di alleviare le sofferenze dell’umanità ferita. Ecco perché i governi e le istituzioni secolari non hanno nulla da temere dall’azione evangelizzatrice della Chiesa, perché essa non ha un’agenda politica da portare avanti, ma conosce solo la forza umile della grazia di Dio e di una Parola di misericordia e di verità, capace di promuovere il bene di tutti”.

“Cristo buon Pastore che raduna e guida il suo popolo”

“Per adempiere tale missione – ha specificato il Santo Padre -, Cristo ha dotato la sua Chiesa di una struttura che ricorda l’armonia che c’è tra le varie membra del corpo umano: Egli è il Capo, cioè la testa che continua a guidarla, infondendo nel Corpo, cioè in noi, il suo stesso Spirito, operante soprattutto in quei segni di vita nuova che sono i Sacramenti. Per garantirne l’autenticità e l’efficacia, ha istituito l’ordine sacerdotale, segnato da un’intima associazione a Lui, buon Pastore che dà la vita per il gregge. Anche tu, don Peter, sei stato chiamato per questa missione: grazie di aver condiviso la tua esperienza con noi”. Il Pontefice ha osservato: “Così anche il santo popolo di Dio che è in Mongolia ha la pienezza dei doni spirituali. E in questa prospettiva vi invito a vedere nel vescovo non un manager, ma l’immagine viva di Cristo buon Pastore che raduna e guida il suo popolo; un discepolo colmato del carisma apostolico per edificare la vostra fraternità in Cristo e radicarla sempre più in questa nazione dalla nobile identità culturale”. “Il fatto, poi, che il vostro vescovo sia cardinale vuol essere un’ulteriore espressione di vicinanza: voi tutti, lontani solo fisicamente, siete vicinissimi al cuore di Pietro; e tutta la Chiesa è vicina a voi, alla vostra comunità, che è veramente cattolica, cioè universale, e che attira la simpatia di tutti i fratelli e le sorelle sparsi nel mondo verso la Mongolia, in una grande comunione ecclesiale”.

“Gesù stesso si fa presente nella persona del vescovo”

“E sottolineo questa parola: comunione. La Chiesa non si comprende in base ad un criterio puramente funzionale – la Chiesa non è una ditta funzionale, che fa le cose – secondo cui il vescovo fa da moderatore delle diverse componenti, magari basandosi sul principio della maggioranza, ma in forza di un principio spirituale, per cui Gesù stesso si fa presente nella persona del vescovo per assicurare la comunione nel suo Corpo mistico. In altre parole, l’unità nella Chiesa non è questione di ordine e rispetto, e nemmeno una buona strategia per ‘fare squadra’; è questione di fede e di amore al Signore, è fedeltà a Lui. Perciò è importante che tutte le componenti ecclesiali si compattino intorno al vescovo, che rappresenta Cristo vivo in mezzo al suo popolo, costruendo quella comunione sinodale che è già annuncio e che tanto aiuta a inculturare la fede”.

Imitare il Signore

“Carissimi missionari e missionarie, gustate e vedete il dono che siete, la bellezza di donarvi interamente a Cristo che vi ha chiamati a testimoniare il suo amore proprio qui in Mongolia. Continuate a farlo coltivando la comunione”. Lo ha detto Papa Francesco, nel suo discorso nella cattedrale di Ulaanbaatar, durante il suo viaggio apostolico in Mongolia. “Realizzatelo nella semplicità di una vita sobria, a imitazione del Signore, entrato a Gerusalemme a dorso di mulo e spogliato persino delle vesti sulla croce. Siate sempre vicini alla gente – come Dio è vicino e compassionevole – prendendovene cura personalmente, imparando la lingua, rispettando e amando la loro cultura, non lasciandovi tentare da sicurezze mondane, ma rimanendo saldi nel Vangelo attraverso un’esemplare rettitudine di vita spirituale e morale. Semplicità e vicinanza, dunque, senza stancarvi di portare a Gesù i volti e le storie che incontrate, i problemi e le preoccupazioni, spendendo tempo nella preghiera quotidiana, che vi permette di stare in piedi nelle fatiche del servizio e di attingere al ‘Dio di ogni consolazione’ (2 Cor 1,3) la speranza da riversare nei cuori di quanti soffrono”.
“Vicini al Signore si rafforza infatti in noi una certezza, come ci rivela sempre il Salmo 34: ‘Nulla manca a coloro che lo temono. […] a chi cerca il Signore non manca alcun bene’ (vv. 10-11). Certo, gli squilibri e le contraddizioni della vita riguardano anche i credenti, e gli evangelizzatori non vengono esonerati da quel carico d’inquietudine che appartiene alla condizione umana: il salmista non ha timore di parlare di malizia e di malfattori, ma ricorda che il Signore, davanti al grido degli umili, ‘li libera da tutte le loro angosce’, perché ‘è vicino a chi ha il cuore spezzato’ e ‘salva gli spiriti affranti’ (vv. 18-19). Per questo, la Chiesa si presenta al mondo come voce solidale con tutti i poveri e i bisognosi, non tace di fronte alle ingiustizie e con mitezza s’impegna a promuovere la dignità di ogni essere umano”.

Il sostegno di Maria

Bergoglio ha sottolineato: “Carissimi, in questo cammino di discepoli-missionari avete un sostegno sicuro: la nostra Madre celeste, che – mi è piaciuto tanto scoprirlo! – ha voluto darvi un segno tangibile della sua presenza discreta e premurosa lasciando che si trovasse una sua effigie in una discarica. Nel luogo dei rifiuti è comparsa questa bella statua dell’Immacolata: lei, senza macchia, immune dal peccato, ha voluto farsi così vicina da essere confusa con gli scarti della società, così che dallo sporco della spazzatura è emersa la purezza della Santa Madre di Dio, la Madre del Cielo. Ho saputo dell’interessante tradizione mongola della suun dalai ijii, la mamma dal cuore grande come un oceano di latte. Se, nella narrazione della storia segreta dei mongoli, una luce discesa attraverso l’apertura superiore della ger feconda la mitica regina Alungoo, voi potete contemplare nella maternità della Vergine Maria l’azione della luce divina che dall’alto accompagna ogni giorno i passi della vostra Chiesa”. “Alzando lo sguardo a Maria, siate dunque rinfrancati, vedendo che la piccolezza non è un problema, ma una risorsa. Sì, Dio ama la piccolezza e ama compiere grandi cose attraverso la piccolezza, come Maria testimonia (cfr Lc 1,48-49). Fratelli, sorelle, non abbiate paura dei numeri esigui, dei successi che tardano, della rilevanza che non appare. Non è questa la strada di Dio. Guardiamo a Maria, che nella sua piccolezza è più vasta del cielo, perché ha ospitato in sé Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere (cfr 1 Re 8,27). Affidiamoci a lei, nostra madre, chiedendo uno zelo rinnovato, un amore ardente che non si stanca di testimoniare il Vangelo con gioia”.
Infine: “Andate avanti, coraggiosi, e non stancatevi di andare avanti: Dio vi ama, Lui vi ha scelti e crede in voi. Io sono con voi e con tutto il cuore vi dico: grazie. Grazie per la vostra testimonianza, grazie per le vostre vite spese per il Vangelo. Continuate così, costanti nella preghiera e creativi nella carità, saldi nella comunione, gioiosi e miti in tutto e con tutti. Vi benedico e vi ricordo. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me”.

Fonte: Angesir