Garlatti (AGIA): “Riconoscere e contrastare la teen dating violence”

L'intervista di Interris.it all'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza Carla Garlatti sulla teen dating violence: "Non c'è ancora percezione della violenza di genere tra minorenni"

Foto di Aedrian su Unsplash

La violenza di genere riguarda anche le coppie di adolescenti. Il fenomeno, che prende il nome di teen dating violence, è poco noto all’opinione pubblica e si manifesta in molti modi diversi, alcuni dei quali particolarmente subdoli. Il problema, più diffuso di quanto si pensi, è stato recentemente evidenziato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (AGIA). Sull’argomento, Interris.it ha intervistato l’Autorità Garante, la dottoressa Carla Garlatti.

L’intervista all’Autorità Garante Carla Garlatti

Perché l’autorità Garante ha focalizzato l’attenzione sulla teen dating violence?

“Perché c’è molto sommerso e non c’è ancora la percezione diffusa che la violenza di genere riguardi anche le coppie di adolescenti. Il fenomeno si manifesta in molti: isolamento dal contesto di vita, scenate di gelosia, pressioni per avere un rapporto sessuale, lettura dei messaggi sul cellulare, condizionamenti sul modo di vestire e di comportarsi”.

Perché non c’è percezione del fenomeno?

“Perché se le percosse lasciano dei lividi e quindi non ci sono dubbi che siano segni di violenza (nonostante esistano purtroppo vaste fasce della società nelle quali uno schiaffo è tollerato…) esistono fenomeni molto più subdoli e quindi particolarmente pericolosi come la violenza psicologica”.

Può fare degli esempi di violenza psicologica?

“Gli esempi possono essere tantissimi; oltre a quelli già citati, ne cito altri: il controllo del telefonino, i limiti (o gli obblighi) sul tipo di vestiario da indossare, il divieto di uscire di casa e il controllo su con chi si esce. O anche frasi del tipo ‘perché non resti con me insieme di uscire con le amiche’, oppure ‘se fai (o non fai) questa cosa vuol dire che non mi vuoi bene’…Tutti gesti e frasi che potrebbero essere scambiati per segni di attenzione e di amore, mentre sono gravi forme di controllo che possono poi portare a quelle derive di cui purtroppo la cronaca ci ha resi tristemente partecipi. L’Autorità Garante sottolinea che ogni forma di violenza deve essere considerata nella sua giusta gravità, anche quella psicologica, particolarmente subdola”.

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti. Foto: Agia

I ragazzi hanno percezione di compiere una violenza?

“Penso che in molti casi non ci sia una piena consapevolezza. Né da parte di chi la compie, né da parte di chi la subisce. Ciò nonostante, la violenza esiste. Uno studio universitario condotto in Friuli-Venezia Giulia ha rivelato che più di una ragazza su dieci di età compresa tra i 15 e i 19 anni ha avuto un’esperienza di violenza nella coppia”.

Quando si parla di violenza di genere, gli adolescenti richiedono un’attenzione particolare data la loro età. Quali sono le proposte Agia?

“Sono principalmente due. La prima riguarda la presa di coscienza dell’errore, ancora labile nei giovanissimi. La proposta dell’Autorità garante è quella di rendere disponibili anche agli adolescenti i questionari – come il questionario ISA Increasing Self Awareness – che sono attualmente utilizzati per gli adulti. Sono questionari di autoconsapevolezza con domande che andrebbero tarate sul linguaggio degli adolescenti e che, rispondendo alle quali, i ragazzi possano raggiungere la consapevolezza di essere vittime o autori del reato. Questi questionari a mio avviso dovrebbero venire diffusi su larga scala in modo che un ragazzo o una ragazza li possa compilare per conto proprio senza dover rendere conto a nessuno dei risultati. Lo scopo dei questionari è infatti acquisire consapevolezza. Poi, il passo successivo è chiedere aiuto. L’Altra proposta Agia riguarda questo aspetto: istituire dei centri antiviolenza espressamente dedicati ai minorenni e, nello specifico, agli adolescenti”.

Educazione affettiva nelle scuole: qual è la posizione Agia?

“Assolutamente favorevole. Ricordo anche la data (l’8 marzo del 2021) in cui proposi per la prima volta, come Autorità Garante, che venisse inserita nelle scuole l’educazione all’affettività, alla parità di genere, al rispetto dell’altro. Lo feci sulla scorta di una normativa vigente che è la Convenzione di Istanbul [la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2011, ndr] che, essendo stata ratificata in Italia, è una legge dello Stato. Ritengo quindi – e lo continuo a ripetere da due anni e mezzo – che l’educazione all’affettività nelle scuole sia assolutamente necessaria. Sono contenta che finalmente il Governo stia discutendo dell’introduzione di questo tipo di disciplina sin dalle scuole elementari. Perché fin da piccoli i bambini e le bambine devono essere educati al rispetto, affinché, crescendo, diventino donne e uomini capaci di costruire relazioni sane”.