L’informativa di Di Maio e Guerini sull’Afghanistan al Senato

I ministri hanno illustrato gli eventi delle scorse settimane e annunciato i prossimi passi. Di Maio: "Verifichiamo le condizioni per un vertice G20 straordinario dedicato all'Afghanistan"

Oggi i ministri Luigi Di Maio (Esteri) e Lorenzo Guerini (Difesa) hanno riferito in Senato dell’attuale situazione in Afghanistan.

Il ponte aereo

“Nel giro di pochi giorni abbiamo messo in salvo e trasferito in Italia 5.011 persone, di cui 4.890 afghani, tra quanti hanno collaborato con le istituzioni italiane e appartengono a categorie vulnerabili”, ha detto il titolare della Farnesina. L’operazione di evacuazione e il ponte aereo, ha illustrato Guerini, “ha comportato un grande sforzo operativo in uno scenario difficile, con 90 voli e una task force di 119 militari che ha assicurato la cornice di sicurezza. E’ stata un’impresa straordinaria”.

Presenza congiunta

Il tema del futuro dell’Afghanistan, ha proseguito Di Maio, deve riguardare una vasta platea. “Come presidenza di turno, abbiamo proposto la piattaforma del G20, più ampia e inclusiva, per affrontare le principali sfide del dossier afghano. Stiamo verificando condizioni, modalità e tempistiche per un vertice straordinario“, ha detto il ministro. Il quale poi ha parlato della “creazione di una presenza congiunta in Afghanistan”, insieme ai “Paesi dell’area e con i nostri partner che hanno già dislocato in Qatar i propri punti di rappresentanza competenti per l’Afghanistan”, “sotto l’ombrello dell’Unione Europea o, eventualmente, delle Nazioni Unite”, che avrebbe funzioni consolari.

Atteggiamento

Riguardo l’atteggiamento del Paese, Di Maio ha spiegato che “l’approccio dell’Italia si inserisce, anzitutto, nel solco di un’impostazione condivisa a livello europeo. Per poter proseguire nel nostro sostegno al popolo afghano, abbiamo convenuto che giudicheremo i talebani sulla base delle loro azioni e non delle loro dichiarazioni”.

Flussi migratori e diritti umani

Il ministro ha poi parlato dei flussi migratori e dei diritti umani. Facendo riferimento a dei sopralluoghi compiuti a Torkham, sulla frontiera tra Pakistan e Afghanistan, ha detto che “come mi hanno confermato gli interlocutori della cooperazione allo sviluppo sul campo, almeno per il momento, dal punto di vista dei flussi migratori la situazione rimane sotto controllo, ma il rischio è che la crisi economica e alimentare, anche in vista dell’inverno, possa innescare flussi più ampi”.

In merito ai diritti umani nel Paese, “con particolare attenzione alle donne“, Di Maio ha parlato dell’intenzione di promuovere “iniziative appropriate a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali degli afghani” e di puntare, “in ambito Consiglio Diritti Umani”, a “un meccanismo di monitoraggio, anche attraverso la promozione di una dichiarazione congiunta nel corso dell’imminente 48ma sessione del Consiglio che comincerà lunedì prossimo”. “Stiamo anche lavorando all’organizzazione di un evento sulla condizione e sui diritti delle donne in Afghanistan in occasione della prossima settimana ministeriale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”, ha aggiunto il ministro.

L’intervento di Guerini

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, dopo aver lodato l'”impegno, la grande professionalità e la profonda umanità che le nostre forze armate hanno dimostrato nell’affrontare la crisi afghana”, ha espresso  “rammarico e forte preoccupazione per chi non è riuscito a partire dall’Afghanistan. La Difesa offre piena disponibilità per eventuali ulteriori operazioni di evacuazione dal Paese”.

Il ministro ha poi spiegato come, alla luce della situazione in Afghanistan, “durante la Ministeriale Nato dello scorso febbraio avevo rappresentato la necessità di valutare la conferma della presenza delle forze dell’Alleanza anche oltre la scadenza dell’1 maggio” perché “il raggiungimento delle condizioni politiche e di sicurezza previste dall’accordo appariva lontano dell’essere soddisfatto”.

“Una delle prime e più importanti lezioni”, ha aggiunto il ministro parlando delle ragioni dietro la scarsa resistenza opposta dalle forze di sicurezza afghane di fronte all’avanzata dei talebani è che queste sarebbero “da ricercare innanzitutto in un’evidente mancanza di coesione e in uno scarso senso di identità ascrivibile soprattutto all’atteggiamento della leadership repubblicana”, che non sarebbe stata in grado di “svolgere quel ruolo di guida politica autorevole e rappresentativa”.