UCRAINA, GRECIA E IMMIGRAZIONE AL CENTRO DEL PARTENARIATO ORIENTALE

Inizia oggi a Riga, in Lettonia, la due giorni sul partenariato orientale. I leader dell’Unione Europea incontreranno quelli di Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Repubblica di Moldova e Ucraina per discutere dei temi che riguardano questa vasta area geografica e politica. la questione principale è, ovviamente, quella ucraina a più di un anno dall’inizio del conflitto tra Kiev e i ribelli filorussi. Le tensioni con Mosca non si sono mai sopite e proprio ieri la magistratura ucraina ha incriminato per terrorismo due soldati russi catturati nell’est del Paese. L’Ucraina tornerà così a chiedere l’impegno dell’Ue per contenere la Russia e troverà senz’altro nella Lettonia, presidente di turno dell’Unione, orecchie attente. Nell’ex repubblica sovietica sono da sempre forti i timori per l’influenza di Mosca. La questione russa è il grande tema europeo; entrando al vertice a chi le chiedeva delucidazioni su un possibile rientro di Mosca nell’ex G8 Angela Merkel ha risposto che si tratta di un’ipotesi “inimmaginabile” fino a quando il Cremlino non deciderà di rispettare i “principi del diritto internazionale”.

Sul tavolo c’è poi la vicenda greca. Ieri Atene ha annunciato di non avere intenzione di rimborsare la tranche di 300 milioni di euro in scadenza il 5 giugno, e di voler usare le risorse disponibili per pagare stipendi e pensioni. C’è quindi una grande attesa per il vertice di oggi, a margine del quale Atene vorrebbe trovare un accordo sulla ristrutturazione del debito. Ma per l’Italia questo summit sarà soprattutto l’occasione per rimettere al centro la questione degli sbarchi. Il grande tema è quello delle quote. Se il Regno Unito si era da subito chiamato fuori (seguito da Irlanda e Danimarca), Francia e Spagna hanno fatto un passo indietro negli ultimi giorni, chiedendo una revisione del meccanismo.

E così due giorni fa a Porta a porta il premier Matteo Renzi ha annunciato l’intenzione di ricorrere a un gesto eclatante: tirare su il barcone affondato nel Canale di Sicilia il 18 aprile provocando almeno 800 morti, per mostrarne le vittime. “Andremo a riprendere quel barcone – ha detto – e lo tireremo su, ci vorranno quattro mesi. Costerà circa 15-20 milioni di euro ma riporteremo a galla quel barcone. E’ giusto che tutto il mondo veda, il mondo che sta dicendo occhio non vede cuore non duole”. “Quelli sono i nostri fratelli e le nostre sorelle”, ha spiegato. Aggiungendo però subito dopo che andrebbero bloccati alla frontiera sud della Libia: “Bisogna – ha detto – che la comunità internazionale metta i campi in quell’area, penso al Niger”.