Brexit, ok dei Comuni al Great Repeal Bill, May esulta: “Momento storico”

Theresa May ha espresso soddisfazione per l’approvazione da parte dei deputati britannici della Great Repeal Bill, la legge quadro destinata a revocare con la Brexit la potestà legislativa dell’Ue sul Regno Unito e ad assorbire le norme europee per poi decidere quali mantenere e quali no. La premier conservatrice della Gran Bretagna ha parlato di momento “storico” per il Paese, che offre “certezza e chiarezza” e una base solida per le trattative sul divorzio da Bruxelles. Ma lei stessa ammette che c’è ancora molto da fare. Alcuni deputati Tory minacciano infatti di ribellarsi nei successivi passaggi della legge e chiedono che sia emendata. Il Labour, che si era opposto al provvedimento, ha affermato di essere “profondamente deluso” dal voto e tenterà ora di modificarne il testo proponendo nuovi emendamenti durante il vaglio da parte di una commissione della Camera dei Comuni.

Il no alla Grande Legge di Revoca avrebbe significato in effetti moltiplicare le incertezze già diffuse sull’orizzonte futuro, mentre i negoziati di Bruxelles fra Dave Davis e Michel Barnier sembrano segnare il passo persino sulle questioni preliminari dei diritti dei cittadini Ue residenti in Gran Bretagna, del confine irlandese e soprattutto dell’ammontare del cosiddetto “conto di divorzio” che Londra dovrà pagare.

Il dibattito di questi giorni non ha fatto del resto che confermare le spaccature in casa Tory fra euroscettici hard, “brexiteers” più pragmatici ed euro-simpatizzanti. Difficili da gestire per una premier indebolita dall’esito deludente delle urne di tre mesi fa e pronte a riproporsi nella discussione delle modifiche a specifici punti in occasione delle prossime letture ‘tecniche’ del testo in Parlamento. Contraddizioni che il Partito Laburista – a sua volta non del tutto compatto – sembra peraltro in grado di sfruttare in questo solo fino a un certo punto, nonostante i sondaggi attuali favorevoli a Corbyn. Ma su cui potrà tornare a dare battaglia presto. L’obiettivo dichiarato del leader dell’opposizione non è d’altro canto sabotare la Brexit o mettere in discussione la volontà popolare espressa nel referendum del giugno 2016 (come invece pretenderebbe Tony Blair). Semmai di mantenere il governo May sulla corda e di cercare di non lasciargli carta bianca. Anche posando, ormai esplicitamente, la tesi di chi afferma che il Regno debba restare nel mercato unico e nell’unione doganale almeno per una fase di transizione: senza toccare la libertà di circolazione delle persone e a costo di accantonare gli slogan da comizio sull’immigrazione.