Gossip e sgambetti nella corsa a Usa 2024

A volte ritornano; ed a volte spariscono. Sulla scena politica degli Stati Uniti, ritorna a fare parlare di sé Beto O’Rourke, l’enfant prodige dei democratici del Texas, che gode di ottima stampa, nonostante negli ultimi due anni abbia collezionato solo sconfitte. E smette di fare parlare – bene – di sé Kamala Harris, vice-presidente di Joe Biden, donna e due volte esponente di minoranza etnica – madre indiana e padre giamaicano -, che stando alle cronache della vittoria elettorale d’un anno fa era promessa alla Casa Bianca: quattro anni da numero due; poi il vecchio Joe si fa da parte e Kamala gli dà il cambio – elettori permettendo -.

Un anno da vice ha però offuscato l’immagine della Harris. E le manovre dei suoi potenziali rivali alla nomination democratica 2024 stanno facendo il resto. Lei smentisce, ma non ha alternative: dice di non essere frustrata, di non sentirsi sottoutilizzata, che con Biden “stiamo facendo molto e lo stiamo facendo insieme”; e nega di non avere rapporti facili con la Casa Bianca.

Del resto, il destino di sparire è proprio dei vice-presidenti: devono essere invisibili e trasparenti. Nel dopoguerra, solo Bush padre riuscì a essere eletto presidente subito dopo essere stato vice, mentre Richard Nixon e Biden hanno dovuto decantarsi e rigenerarsi per farlo.

Che qualcosa non vada nel verso giusto, per la Harris, almeno sul fronte comunicazione, lo dimostra il fatto che la responsabile Ashley Etienne ha lasciato il suo incarico. Ma è tutto solo un problema d’immagine? Prima donna vice-presidente e prima nera in quel ruolo, la Harris è passata ai raggi X ogni giorno, soprattutto dai media conservatori, che non le perdonano nulla. E questo è un periodo che tutto gira male, per l’Amministrazione.

Biden, che s’è tenuto i temi economici, faticando a ottenere l’avallo del Congresso per i suoi progetti ‘rooseveltiani’, le ha affidato il dossier immigrazione: “una matassa – dice la Harris, in tv – … che non si dipana in una notte”. Ma è vero che la pressione ai confini cresce ed è su livelli record.

L’intervista televisiva è una risposta alle indiscrezioni della Cnn, secondo cui la Harris si sentirebbe “limitata” e “costretta” nel suo ruolo e i rapporti con Biden non sarebbero idilliaci: Kamala sarebbe addirittura esclusa da molte decisioni e processi politici, a cominciare dal ritiro dall’Afghanistan.

D’altro canto, lo staff di Biden sarebbe imbarazzato da gaffe ed errori della vice. E c’è chi ipotizza persino, senza alcun riscontro, che il presidente possa ‘dirottarla’ alla Corte Suprema – dove, però, non vi sono posti liberi -.

Tutte queste voci indeboliscono la posizione della Harris e rafforzano quelle dei suoi concorrenti alla nomination 2024, sempre ammesso che Biden, che ha oggi 79 anni, si faccia davvero da parte. La Casa Bianca, tramite la portavoce Jen Psaki, tenta di zittire le voci: “Kamala è una leader che ha in mano sfide chiave per l’Unione, dai diritti di voto all’immigrazione”.

I sostenitori della Harris, 57 anni, dicono che sostenerla rafforzerebbe i democratici, che “devono imparare a guardare al lungo termine”. Biden e l’establishment del partito tirerebbero la volata, invece, al ministro dei Trasporti Pete Buttigieg, 39 anni, omosessuale dichiarato e che ha da poco adottato, con il suo compagno, due gemelli. Dell’incertezza approfitta O’Rourke, 46 anni, mezzo ispanico, che cerca di rifarsi una verginità dopo avere perso la corsa a senatore nel 2018 contro Ted Cruz e quella alla nomination nel 2020: vuole diventare governatore del Texas e se ci riuscisse – si vota l’anno prossimo – tornerebbe in lizza per Usa 2024.

Negli ultimi giorni, Buttigieg ha difeso l’agenda economica dell’Amministrazione Biden, mostrando competenza e professionalità. Ma resta da vedere se gli americani, che non hanno ancora “digerito” una presidente donna, sono pronti a un presidente omosessuale.

Chi sguazza nelle incertezze dei democratici, è Donald Trump, che continua ad offrire alla sua base slogan e provocazioni. E Larry Summers, ex segretario al Tesoro di Bill Clinton, ricorda che l’inflazione che cresce è sempre stata un handicap per i democratici al potere, favorendo in passato le elezioni di Nixon e Reagan.