Ecco gli eredi di giullari e menestrelli

Il cantastorie è un  poeta ambulante. “Figura ormai scomparsa, il cantastorie era un intrattenitore ambulante che girava per le strade dei villaggi recitando o cantando composizioni poetiche popolari, accompagnandosi con la chitarra, l'organetto o un altro strumento musicale – sintetizza Treccani.it – Spesso era un cieco educato sin dalla nascita all'arte del canto, e per questo in Sicilia era detto orbo”. Un festival aperto ai temi dello spirito, al senso del sacro e della filosofia, con una ricca offerta di eventi che spaziano dagli spettacoli serali agli incontri “spirituali e filosofici” del pomeriggio, fino ai laboratori tematici e ai concerti per bambini, per un’esperienza inclusiva e aperta a un pubblico di tutte le età: un’isola di parole e racconti dove poter pensare, emozionarsi, cambiare prospettiva.

Vita vagabonda

Dal 19 al 25 agosto ad Arcidosso (Grosseto), riferisce Adnkronos, si svolge la quarta edizione Narrastorie, il Festival del Racconto di strada ideato da Simone Cristicchi, realizzato dal Comune, dalla Pro Loco e dal Centro Commerciale Naturale di Arcidosso con l'organizzazione generale di Cristina Piedimonte. Il cantastorie, spiega Treccani.it, è l'erede del giullare medievale, che può essere considerato il progenitore di tutta la famiglia degli “artisti di strada” (giocolieri, saltimbanchi, acrobati) esperti nell'arte di divertire il pubblico con il canto, la musica, la danza, la recitazione. Diffusi a partire dal 10° secolo in Italia, in Francia, nella Penisola Iberica, in Inghilterra e in Germania, i giullari vivevano ai margini della vita sociale ed erano spesso condannati dalla Chiesa per i loro costumi troppo liberi. Divenuti ben presto figure assai popolari, si potevano incontrare negli incroci delle strade di grande traffico, all'ingresso delle chiese, nelle piazze e nei castelli, soprattutto nei giorni in cui si celebravano ricorrenze religiose o feste nuziali. Per un’intera settimana, Narrastorie animerà le bellezze artistiche e paesaggistiche del borgo medievale alle pendici del Monte Amiata, con concerti, pièces teatrali, incontri e letture.

Parole e musica

Nella giornata inaugurale con Simone Cristicchi ci saranno Mogol e don Luigi Verdi. Si comincia lunedì 19 agosto, alle ore 16, al Parco del Pero con “Quadri di sabbia: un mandala di sabbie colorate”, il primo laboratorio creativo a cura di Il Soffiasogni – dal 2015 la prima libreria indipendente e specializzata per bambini e ragazzi dei Castelli Romani e dell’associazione culturale ChissàDove, nata anch’essa nel 2015 con il desiderio di sensibilizzare adulti e bambini alla bellezza dell'arte e dell’archeologia.  Originariamente i giullari eseguivano le opere letterarie dei trovatori (cioè dei poeti provenzali del 12° e 13° secolo, molti dei quali avevano iniziato la loro carriera proprio come artisti girovaghi) ma ben presto divennero autori di componimenti propri. “Alcuni di essi abbandonarono la vita vagabonda e si sistemarono presso le corti dei signori o al seguito di un protettore di alto rango, per approdare nella categoria dei menestrelli- spiega Treccani.it-.Tuttavia i giullari o cantastorie, come vennero chiamati dopo il Medioevo, non scomparirono affatto, ma restarono per secoli una presenza familiare nelle strade e nelle piazze di città e villaggi, cantando canzoni originali, rielaborando e diffondendo leggende, esaltando luoghi santi e personaggi eroici. In alcune città i cantastorie si organizzarono in vere e proprie corporazioni, con le loro insegne, un capo, leggi e regolamenti particolari”. Anima delle feste popolari, onnipresente ai battesimi e alle nozze, nei balli di carnevale e nelle solennità religiose, il cantastorie poteva contare su un pubblico di appassionati spettatori. Spesso i cantastorie vendevano foglietti su cui erano stampate le “cantiche”, ossia le storie in versi che essi recitavano o cantavano con l'accompagnamento di uno strumento musicale, talvolta illustrate con cartelloni in cui venivano raffigurate le scene salienti. In molti casi le storie venivano rielaborate e adattate nel dialetto locale, inserendovi anche accenni o riferimenti a personaggi e vicende familiari al pubblico del posto. Ispirati dai grandi quadri circolari realizzati dai monaci tibetani con minerali naturali, i bambini realizzeranno un meraviglioso mandala di sabbia colorata, ricco di significato simbolico. Il mandala, che in sanscrito significa “cerchio”, rappresenta infatti il processo di formazione del cosmo, l’origine, dal suo centro, di ogni cosa esistente. Lettura consigliata: “Il principe Siddharta, la storia del Buddha spiegata ai bambini” di Deborah Hopkinson.

Come si costruisce una canzone

Alle ore 18 alla Pieve de Lamula, sottolinea Adnkronos, arriva “la parola potente” di don Luigi Verdi e il suo invito a tornare umani.  Un gradito ritorno a Narrastorie per l’ideatore della Fraternità di Romena, dal 1991 nell’omonima pieve di Pratovecchio (Ar), un punto d’incontro per chiunque cerchi uno spazio semplice e accogliente dove rientrare in contatto con se stessi e, se vuole, con Dio, e di riscoprire il valore e la ricchezza delle relazioni attraverso corsi, incontri, momenti di preghiera e di festa. Nato a San Giovanni Valdarno (Ar) nel 1958, don Luigi ha cominciato subito il suo cammino di sacerdote in Casentino, a Pratovecchio. Nel 1991, dopo una profonda crisi personale e spirituale, ha chiesto al vescovo di Fiesole di poter realizzare a Romena un'esperienza di fraternità. È cominciato così il cammino di Romena. In pochi anni la pieve, che era sporadicamente visitata da qualche gruppo di turisti e utilizzata dai pochi parrocchiani, è divenuta un luogo d'incontro per migliaia di viandanti in cammino verso un tessuto diverso di relazioni e una vita più autentica. La prima serata di Narrastorie, evidenzia Adnkronos,si chiude con un ospite d’eccezione, Mogol. Alle ore 21.30 in Piazza Cavallotti Simone Cristicchi, direttore artistico del Festival, in un dialogo intimo ed emozionante con il Maestro, alternerà l’intervista esclusiva con le interpretazioni live delle sue canzoni memorabili: quelle scritte con Lucio Battisti, per Celentano, Mango e altri grandi artisti italiani. Come si costruisce una canzone? Da dove arriva l’ispirazione, il talento, e come coltivarlo? Quale messaggio portare ai giovani di oggi? A queste e altre domande, puntualizza Adnkronos, darà risposta uno degli autori che meglio ha saputo dare una colonna sonora alle nostre vite. Ad accompagnare Mogol e il direttore artistico Cristicchi ci saranno Riccardo Ciaramellari al pianoforte e Giuseppe Tortora al violoncello.

Storie a puntate

“Uno dei filoni più importante del repertorio dei cantastorie era costituito dalle chansons de geste (“canzoni di gesta”), i poemi epici francesi medievali: grazie ai cantastorie, leggendari eroi come Carlomagno, Orlando, Rinaldo e Angelica divennero personaggi popolari – osserva Treccani.it -. I cantastorie ebbero quindi un importante ruolo di mediatori culturali, rendendo accessibile il mondo della letteratura colta alla massa della popolazione, perlopiù analfabeta. In un certo senso, anzi, essi restituivano la grande epica alla tradizione orale da cui era nata. Ma anche vite dei santi e leggende sacre, storie d'amore tragiche e sentimentali e imprese di famosi banditi venivano messe in versi e declamate. Spesso la narrazione era interrotta ad arte nei punti salienti della vicenda, dando luogo a una specie di “storia a puntate” che anticipava i meccanismi delle telenovelas di oggi. Col passare dei secoli, però, i cantastorie andarono perdendo la loro popolarità, anche per l'incapacità di rinnovare il repertorio tradizionale adeguandolo ai tempi”. Non più in grado di sostenere la concorrenza delle varie forme specializzate di intrattenimento (danza, teatro, musica) e in seguito del cinema, della radio e della televisione, la figura del cantastorie divenne sempre più rara fino a scomparire del tutto.