Quando il papa annunciò il Concilio: “Vidi Giovanni XXIII sbalordire la Chiesa”

Il teologo Gianni Gennari, ricorda a Interris.it il 25 gennaio 1959, giorno in cui papa Roncalli annunciò il nuovo Concilio ecumenico: "L'aula di San Pietro fu realizzata su un disegno di mio padre"

Concilio vaticano II
Foto © VaticanMedia

Il 25 gennaio 1959 era un giorno particolare, già prima che papa Giovanni XXIII, da poco eletto al Soglio di Pietro, annunciasse la sua intenzione di porre la Chiesa di fronte a sé stessa. E, peraltro, il contesto dell’evento non era nemmeno il Vaticano ma la basilica di San Paolo fuori le Mura. Anzi, per l’esattezza la Sala capitolare dell’adiacente monastero, dove un’adunanza di cardinali, vescovi e altre rappresentanze ecclesiali sarebbe stata testimone di alcune fra le parole più importanti nella storia della Chiesa. L’annuncio di un nuovo Concilio ecumenico fu, in qualche modo, l’apice di un percorso di rinnovamento ecclesiale avviato già da inizio secolo. Giovanni XXIII, chiese di fatto che, accanto a una visione sul mondo, l’istituzione ecclesiale guardasse anche dentro sé stessa.

Un nuovo Concilio ecumenico

L’annuncio del Concilio, che avrebbe preso il nome di Vaticano II, in quanto a sé stante rispetto al precedente indetto da Pio IX nel 1868, fu l’inizio della rivoluzione, mite ma decisa, voluta da Giovanni XXIII. Inatteso, sorprendente, per la relativa vicinanza storica del precedente ma anche per la peculiarità, chiara già in quel momento, di essere il primo Concilio dell’era moderna con una reale connotazione di universalità. Forse fu meno chiaro, almeno nell’immediatezza, dell’intenzione di renderlo permanente. Con una chiusura dei lavori (cosa che non avvenne per il precedente, interrotto a seguito della presa di Porta Pia) ma senza un’archiviazione vera e propria. Il cambiamento, in sostanza, avrebbe lasciato il posto a un aggiornamento costante.

Un testimone illustre

“La sorpresa è stata forte, l’ho vista sulla faccia dei cardinali e dei vescovi che ascoltavano il Papa”. Il professor Gianni Gennari, teologo e testimone oculare di quella giornata a San Paolo, ricorda così, a Interris.it, la reazione della Chiesa all’annuncio del Concilio. “Per una circostanza particolare quel giorno, in cui ricorreva la festa della conversione di san Paolo, noi eravamo in basilica, per via della nomina di don Cesario D’Amato, benedettino e nostro maestro di musica, ad abate. E dovevamo servire la Messa celebrata dal Papa assieme a lui”.

Le tre intenzioni del Papa

Fu al termine della celebrazione che l’occasione di adunanza divenne favorevole all’annuncio: “Tutta l’assemblea è stata convocata in un salone adiacente alla sagrestia, dove c’era una specie di poltrona sopra quattro o cinque gradini. Noi chierichetti eravamo due alla destra e due alla sinistra del Papa che, a un certo punto, annunciò tre intenzioni: la convocazione di un sinodo per la diocesi di Roma, fino a quel momento praticamente abbandonata dai papi perché completamente diversa dalla realtà della Santa Sede. Poi la revisione del Codice di diritto canonico del 1917, che aveva ormai bisogno di grossi cambiamenti. E terzo, l’intenzione di convocare un concilio generale, ecumenico“. E fu in quel momento che il giovane testimone riuscì a scorgere lo stupore negli occhi della Chiesa: “Soprattutto quello del Concilio fu l’annuncio che stupì tutti. Vidi le facce, a metà tra lo sbalordito e, in alcuni casi, contrariato dei cardinali”.

L’aula di San Pietro

Allo stupore iniziale, però, dovette seguire necessariamente una messa in opera del progetto. A cominciare dagli scranni che avrebbero ospitato i vescovi, posizionati dall’alto verso il basso, quasi a voler proiettare il loro sguardo verso un centro ideale, identificabile con la Chiesa stessa. Un altro passaggio storico che coinvolse la famiglia Gennari: “Quando si cominciò a pensare alla realizzazione dell’aula di San Pietro, fu chiesto un progetto per i posti a sedere dei 2.500 vescovi. E fu incaricata una ditta che aveva sede accanto all’ospedale Santo Spirito, la Pietrantoni e Ricci, della quale mio padre era maestro falegname”.

Il Concilio nel cuore

Un contributo concreto a un momento epocale per la Chiesa, che anche nella praticità della realizzazione dell’immensa aula ebbe una sua parte di storicità: “Posso dire – ricorda Gennari – di aver visto il progetto dell’aula di San Pietro, ancor prima che nella realtà, nei disegni che mio padre mi fece vedere. È stata costruita su un suo progetto e lui era molto onorato di questo. Per cui è stato in qualche modo naturale per noi, la mattina dell’11 ottobre 1962, essere i servitori incaricati di indicare ai vescovi anziani il loro posto in aula. Il Concilio l’ho preparato nel cuore di San Pietro”.

Il discorso della Luna

Da lì, iniziò il cammino della Chiesa attuale. Con l’istituzione del sinodo dei vescovi quale eredità permanente del Vaticano II. “Sarebbe superfluo ricordare le tante novità portate dal Concilio. La sua importanza apparve chiara la sera stessa dell’indizione, quando papa Giovanni sorprese il mondo, su insistenza di don Loris Capovilla, al quale ho voluto molto bene e che l’1 marzo del ’67 mi accompagnò da papa Paolo VI, aprendo la finestra accettando di parlare nel famoso discorso della luna, forse il più celebre discorso papale”. Anche di questo momento, in cui “la luna si affacciò” su San Pietro per ammirare lo spirito di rinnovamento della Chiesa, il teologo possiede un ricordo: “Quando il Papa rientrò, si tolse la stola, la diede a don Loris e disse: ‘Non sapevo proprio cosa dire, mi sono ispirato alla Teresina’. Teresa di Lisieux, consigliera del papa anche nel discorso della Luna”.