Alla Lumsa, una giornata di studio sul narcotraffico in memoria di Padre Viroche

E’ stato trovato impiccato, padre Juan Viroche, nella sua chiesa di La Florida, nella provincia argentina di Tucuman: gli inquirenti lo hanno identificato come suicidio ma, a 6 mesi dalla sua morte, la versione tutt’altro che convincente delle autorità non ha portato a fare chiarezza su cosa, realmente, accadde il 5 ottobre scorso. Per questo il 6 aprile, presso l’Università romana “Lumsa”, una giornata di studio si proporrà di ricordare Padre Viroche, nell’ambito di una conferenza sul narcotraffico e la tratta. Tra i relatori, il direttore del quotidiano internazionale “In Terris”, don Aldo Buonaiuto.

Padre Viroche combatteva il narcotraffico, tentando di salvare le giovani generazioni da un futuro legato al mondo del crimine, nelle periferie dell’Argentina meridionale, e aveva annunciato di aver presentato una denuncia nella quale indicava in alcuni politici e amministratori locali i capi di una banda che rapiva e faceva prostituire le ragazze nei night.

La sera prima di morire il sacerdote l’aveva trascorsa con un gruppo di giovani in quella stessa chiesa ed era assolutamente sereno quando li ha salutati e abbracciati, hanno raccontato i ragazzi. Ma la gendarmeria e la magistratura locale hanno subito imboccato la strada del suicidio, contro ogni evidenza, a cominciare dai segni delle percosse che sono stati fotografati sul corpo del sacerdote al momento dei rilievi, e dalla rottura di una statua del Cristo morto che gli inquirenti hanno spiegato come il risultato di una crisi di rabbia di padre Juan che, deciso a farla finita, avrebbe voluto sfogarsi così prima di compiere una serie di spostamenti di mobili per poi salire su una panca rovesciata e impiccarsi.

“Sappiamo tutti che non è andata così, come ben comprende la gente che ha incontrato il padre Juan. Nel trascorrere dei mesi si tenta sempre più di contaminare l’immagine nobile del sacerdote, per far dimenticare il dovere di cercare i veri colpevoli”, replicano i parrocchiani. “Un sacerdote che ha combattuto così duramente per i poveri e i tossicodipendenti non può fermare la sua lotta per stringersi una corda intorno al collo”, spiegano. “Al governo locale non conviene che si scopra la verità perché fa affari con i narcos”, sottolinea un altro amico di Viroche. E in effetti sono facilmente rilevabili gli intrecci tra la politica e la criminalità comune in quella provincia, dove gli stessi boss controllano il traffico della droga e la tratta delle ragazze.

Promosso dal quotidiano on line  FarodiRoma.it – che nella sua edizione spagnola ha pubblicato una cinquantina di servizi su questa vicenda ed ha un sito dedicato alla figura di padre Juan, “viroche.org” – l’incontro della Lumsa vuole mantenere accesi i riflettori sull’accaduto perché non si arrivi ad un’archiviazione di comodo. All’incontro parteciperanno giornalisti, magistrati ed esperti, ai quali si aggiungerà in teleconferenza il parlamentare di Buenos Aires Gustavo Vera il quale è convinto che la morte del sacerdote è stata un omicidio pianificato dai più alti livelli dell’intelligence, ancora legati agli amici del dittatore Videla. “Siamo certi – ha spiegato Vera – che dal gennaio dello scorso anno l’Intelligence Agency federale (Afi) ha installato una base operativa a Tucuman. Vera ha presentato un dossier con le informazioni da lui recapitate al procuratore federale Paul Camuna. “Si tratta di una notevole quantità di dati che dimostrano quale sviluppo abbia raggiunto la narco-criminalità nella zona di Florida e Delfin Gallo, le due comunità affidate a padre Viroche. Una diffusione che chiama in causa sia i criminali che si occupano della vendita della droga che altre persone che non possono giustificare la loro crescita economica”. Inoltre, al procuratore, Gustavo Vera ha passato informazioni specifiche sul perché, dopo l’omicidio, ci sia voluto così tanto tempo per ottenere il corpo dall’obitorio: si è cercato di cancellare i segni delle percosse inflitte a padre Juan prima di appenderlo svenuto al lampadario della sua chiesa per simularne il suicidio. Vera ha detto anche di aver informato Papa Francesco sulle sue iniziative e che il Pontefice, a Santa Marta, ha nello scrittoio le foto del corpo di Viroche segnate dalle percosse che testimoniano il furore con il quale è stato ucciso.

 

Foto: FarodiRoma