Giornata mondiale dell’aiuto umanitario: ecco perché si festeggia il 19 agosto

Rendere omaggio e difendere i lavoratori umanitari nel mondo. Borrell e Potocnik (Ue), “con pandemia crescono esigenze e problemi nel mondo”

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Ogni anno, il 19 agosto si commemora l’anniversario dell’attentato dinamitardo del 2003 al quartier generale dell’ONU a Baghdad, in Iraq, in cui persero la vita 22 operatori umanitari. Da allora, la Giornata mondiale dell’aiuto umanitario costituisce un’opportunità per commemorare le donne e gli uomini che rischiano di essere aggrediti, feriti o uccisi nel contesto del loro lavoro umanitario.

L’obiettivo è quello di ricordare a tutti, i pilastri chiave su cui le Onlus si fondano e operano: umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. E i rischi che gli operatori corrono quotidianamente per portarli a compimento.

 

“Aumentare gli investimenti negli aiuti umanitari”

“Constatiamo con inquietudine che le esigenze umanitarie sono in aumento e che si moltiplicano a ritmo ancora più rapido a causa dalla pandemia di coronavirus. In quest’ottica, l’Unione europea è pronta a rafforzare ulteriormente e ad aumentare gli investimenti negli aiuti umanitari”.

La Commissione europea sosterrà i finanziamenti umanitari dell’Ue con una cifra relativamente modesta, pari a “10 milioni di euro nei prossimi 7 anni”. Lo affermano l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell e il commissario per la gestione delle crisi Janez Potočnik in occasione della giornata speciale di domani dedicata all’aiuto umanitario.

Siamo fieri dell’impegno umanitario dell’Europa: il nostro aiuto raggiunge le persone bisognose in più di 80 Paesi, dal Libano al Sahel, dall’Afghanistan al Venezuela”, spiegano. “Continueremo a sostenere coloro che hanno più bisogno di aiuto per tutto il tempo necessario”.

 

Emergenza umanitaria e Covid-19

Il numero delle persone bisognose di assistenza umanitaria che si ricordano anche durante la giornata dell’aiuto umanitario è fortemente aumentato a causa della pandemia di Covid-19, specifica una nota Ue. Inoltre, nelle zone di conflitto “si verificano di continuo attacchi mirati o indiscriminati che causano morti e feriti tra la popolazione civile. All’inizio del 2019 circa 70,8 milioni di persone sono state costrette a sfollare a causa di conflitti, violenze e violazioni dei diritti umani”.

I cambiamenti climatici rendono le persone ancora più vulnerabili alle crisi umanitarie. Le otto crisi alimentari più gravi registrate finora sono tutte legate sia a conflitti che a shock climatici”.

Nel mondo sono milioni le persone private dei propri diritti fondamentali. Bambini che soffrono la fame, donne abusate, uomini sfruttati e uccisi. Le Onlus e i loro operatori sono spesso l’unica speranza che hanno queste persone: portano nelle zone di conflitto il cibo, le scuole, la sanità, il conforto psicologico, e spesso – per farlo – mettono a rischio la propria vita.

La solidarietà in occasione della giornata del lavoro umanitario: un lavoro rischioso

La risposta più rapida ai paesi colpiti dalle emergenze proviene molto spesso dalle Onlus. Per questo l’accesso sicuro e immediato dei soccorsi delle Associazioni Non Governative è regolato dal diritto internazionale consuetudinario, secondo cui gli operatori umanitari devono riuscire facilmente a fornire un’assistenza fulminea, destinata a fare la differenza tra la vita e la morte.