Freccero: “Basta propaganda in tv, spazio alla verità”

Calò un’atmosfera di stupore il 4 gennaio scorso a viale Mazzini, quando in conferenza stampa il neo-direttore di Raidue Carlo Freccero fece un annuncio inusitato. Manifestò l’intenzione di lanciare “L’ottavo blog”, programma che offra una visione del mondo attraverso gli occhi dell'informazione non maistream, che trova nella rete il suo vettore verso fette di popolazione sempre più ampie, malgrado spesso sia snobbata dai grandi media come “complottista”. A cinque mesi da quell’annuncio, Freccero ha rilanciato. Nel corso della presentazione del suo libro “Fata e strega – Conversazioni su televisione e società” nella libreria Horafelix di Roma, egli ha detto che martedì prossimo, 25 giugno, si incontrerà con il presidente della Rai, Marcello Foa, per pianificare l’inizio de “L’ottavo blog” per metà ottobre 2019. A presentare il libro del direttore di Raidue, ieri, c'erano anche due esponenti di questa informazione non maistream cui lui – come ha detto esplicitamente a gennaio – vorrà dare eco sul servizio pubblico: Enzo Pennetta, docente di liceo e autore del blog Critica scientifica, e Sebastiano Caputo, giovane cronista con la vocazione al giornalismo di guerra e anima de L’Intellettuale dissidente. Quest’ultimo ha sottolineato proprio la necessità di tutelare quella che definisce “reinformazione” (e non “controinformazione”) dandole una “cornice istituzionale”, perché “internet non è più un luogo sicuro”. Caputo ha portato l’esempio degli Stati Uniti, vero e proprio laboratorio culturale di quanto poi avviene in tutto l’Occidente, dove “quegli influencer che hanno alimentato il fenomeno Trump oggi stanno subendo un’ondata di censura”. Se non si trova una legittimazione sui canali televisivi istituzionali, dunque, si rischia prima o poi di affogare nell’oceano del web in cui nuotano pescecani. Sulla stessa linea Pennetta: “Le nuove strade aperte dalla rete sono state così potenti da rompere la narrazione uniforme creando zone di consapevolezza, ma finora non sono riuscite a passare nelle grandi tv”.

I tre relatori condividono la necessità che la tv pubblica torni a riappropriarsi della sua funzione pedagogica. Secondo Freccero, tale funzione è stata persa con l’avvento della tv commerciale, che “ha sostituito il concetto di verità con quello di marketing” attraverso l’apoteosi dell’audience. Si tratta – la sua riflessione – di un’espressione della colonizzazione culturale americana, che ha diffuso in Europa una mentalità calvinista, fondata sulla “sola ricerca della ricchezza, con ogni mezzo”. È così che il “capitale culturale” è stato sostituito con il “capitale economico”, facendo prevalere “solo ciò che produce profitto”. E – ha aggiunto – il verbo “fare” ha prevalso sul verbo “pensare”, la filosofia analitica è stata surclassata dal pragmatismo. “Di qui l’importanza della propaganda come forma di manipolazione per impedire al popolo di interferire con le scelte delle elite”, la riflessione di Freccero ispirata ad Edward Bernays, padre del concetto di “fabbrica del consenso”. Ecco allora – ha proseguito il direttore di Raidue – che, in questo contesto, è fondamentale chiedersi “se ciò che riteniamo vero, non ci sia stato inculcato”. Proprio da quest’affermazione nasce un’intervista che In Terris ha raccolto con Carlo Freccero.

Direttore, come riconoscere dunque la verità dalla propaganda?
“Non fidandosi mai di una sola fonte. Ad esempio io consulto più fonti possibili, senza fare differenze tra destra e sinistra. E in questo senso la rete mi aiuta molto, a ‘rifondare’ le mie convinzioni”.

Determinante è dunque la disintermediazione compiuta dalla rivoluzione digitale…
“Sì, è determinante, è fondamentale per fare tabula rasa della propaganda ed affermare un pensiero critico. Ma proprio per far questo, anche in rete è necessario mantenere il medesimo approccio di attenzione all’affidabilità delle fonti che si deve avere nei confronti dell’informazione di massa”.

La tv è più fata o strega?
“È fata nella misura in cui ha avuto un grande successo. E poi lavora sulla seduzione, è strutturata in modo tale da permettere una facile comprensione alle masse”.

E la rete? Più fata o strega?
“Anche la rete è fata. Quando leggevo i primi libri sulla rete, ricordo che affermavano che attraverso internet avremmo finalmente trovato un’intelligenza collettiva, che ci avrebbe fatto risolvere gran parte dei nostri problemi. Ma sia la tv sia la rete sono fate che possono trasformarsi in streghe. All’inizio questi grandi mezzi si affermano come utopici, salvo poi rivelarsi distopici. Potremmo sostituire i termini ‘fata e strega’ con ‘utopia e distopia’”.

Il servizio pubblico può tornare alla sua funzione pedagogica?
“Deve tornare ad averla. La verità è rarissima, è come gli enunciati: quelli veramente capaci di creare una frattura epistemologica sono rari. Ecco, il servizio pubblico deve trovare degli spazi per la verità, per far scaturire delle fratture epistemologiche anche nel consumo televisivo”. E questo ruolo di frattura, Freccero lo ha pensato per L'ottavo blog.


Carlo Freccero al centro, alla sua dx Enzo Pennetta e alla sua sx Sebastiano Caputo