Rapporto Meter, Gabrielli (PS): “Di fronte all’integrità dei minori, il diritto alla privacy può retrocedere”

Ivano Gabrielli, Direttore Nazionale della Polizia Postale Italiana, è intervenuto stamani alla presentazione del "Report 2022 Pedofilia e Pedopornografia" dell’Associazione Meter

Foto: Polizia di Stato

“È un piacere oltre che un onore poter intervenire. Ho letto con interesse il Report 2022 Pedofilia e Pedopornografia dell’Associazione Meter presentato stamattina a Pachino”. Così il dottor Ivano Gabrielli, Direttore Nazionale della Polizia Postale Italiana, intervenendo da remoto stamani alla conferenza stampa della presentazione del rapporto 2022 (qui una sintesi).

Il commento del direttore PS, Ivano Gabrielli

“Voglio complimentarmi per il documento di sintesi che traspare dai numeri e per lo spessore di quella che è l’attività che viene svolta da Meter. E’ un lavoro importante, che condividiamo. Ci reputiamo onorati nel poter essere i destinatari del vostro lavoro per gestire e proteggere i bambini, i minori”.

“Mi riallaccio alle considerazioni al margine del vostro report, davvero interessantissimo. Credo che ancora molto si possa fare, si debba fare, soprattutto nel mondo del dark web, il mondo virtuale più difficile da indagare e investigare, più difficile fare prevenzione. L’attività di contrasto che viene fatta dalla Polizia Postale è incentrata su quel mondo. Stiamo lavorando su alcuni progetti su quel punto di vista tecnico che possono velocizzare e rendere ancora più rapida l’attività di analisi e di contrasto degli operatori che lavorano sotto copertura, così come l’impegno è andare ad aggredire quelli che sono i mercati a livello geopolitico che si stanno in qualche modo sviluppando non a caso nei Continenti e nelle aree più povere del Pianeta, dove lo sfruttamento sessuale del minore attecchisce perché è dove i minori sono più soli e indifesi”.

“Viviamo una stagione molto importante – prosegue Gabrielli – e questo è l’aiuto che chiediamo noi a voi, soprattutto nell’aiutarci, nel sensibilizzare il territorio politico, le istituzioni nel far comprendere che la sicurezza informatica, la sicurezza cybernetica, non è fatta soltanto di infrastrutture. Le infrastrutture hanno senso soltanto quando sono serventi rispetto a quelle che sono le attività umane. Quando parliamo di uomini, facciamo riferimento agli individui. A partire da quelli che hanno più bisogno di tutti, i soggetti più deboli, quindi soprattutto i minori”.

“Il concetto di sicurezza cibernetica deve essere declinato in termini concentrici e deve partire dai soggetti da tutelare in maniera più forte che sono i minori, sono i nostri figli, i bambini che sono il nostro futuro. I ragazzi si formeranno anche digitalmente: cresceranno, si faranno un’opinione politica, voteranno, costruiranno la propria coscienza civile. Se dobbiamo costruire un cittadino digitale, questo deve dunque partire dalla loro tutela, dalla loro protezione ai massimi livelli”.

“La sicurezza cibernetica parte dall’uomo e dal frutto dell’uomo più sensibile, il minore, i figli che abbiamo e questo il mondo politico lo deve capire, lo deve comprendere, soprattutto come vengono individuate le risorse e gli assessment normativi più importanti. Si parte prima dagli uomini per arrivare alle infrastrutture e non viceversa”.

“Questo va fatto in Italia, come in Europa. Non esistono diritti più diritti degli altri. I diritti devono essere gestiti, integrati, devono essere assicurati, ma devono essere bilanciati. Di fronte all’integrità dei minori, il diritto alla privacy può un attimo retrocedere rispetto all’intervento fatto dalla magistratura, dalla forza di polizia che qui entrano con le dovute cautele, con le dovute autorizzazioni, con i dovuti presupposti normativi all’interno di una sfera per colpire un mercato criminale”.

“Non parliamo soltanto di aggressioni singole, ma parliamo di ingegnerizzazione e  strutturazione di forme di criminalità organizzata che lucrano sullo sfruttamento dei minori, e lì vanno colpite. E vanno colpite a livello internazionale perché parliamo di organizzazioni criminali che hanno spessore internazionale. Qui è impellente lo sforzo di costruire un terreno comune, per lo meno a livello europeo, che in qualche modo faccia massa critica e che dall’Europa riesca poi a presentarsi come modello globale. A livello normativo questo succede. In conclusione, ringrazio don Fortunato Di Noto e l’associazione Meter per il loro grande lavoro. Ci vedremo a Roma per formalizzare il nuovo protocollo di collaborazione”

*Intervento riportato da Associazione Meter