Angelo Giuseppe Re: “Le forze dell’ordine: faro di legalità per i cittadini”

L'intervista di Interris.it al dott. Angelo Giuseppe Re, già dirigente superiore e questore della Polizia di Stato in quiescenza dallo scorso maggio

Il dottor Angelo Giuseppe Re (© Angelo Giuseppe Re)

La storia della Polizia nel nostro paese ha radici antiche e gloriose fatte di legalità e giustizia che, attraverso le diverse epoche, sono giunte fino a noi e si vivono con rinnovato splendore.

La storia preunitaria

Nel 1814, con le Regie Patenti del 13 luglio, il Regno di Sardegna ha istituito il Corpo di Polizia con la “Direzione del Buon Governo”, ovvero un’unica amministrazione, con potestà di polizia, amministrative e giudiziarie delegate ai governatori e ai comandanti militari, affiancata dai Carabinieri Reali, anch’essi allora istituiti, come strumento esecutivo di questo indirizzo. Dal 1847 viene definitivamente affidata al ministero dell’Interno con la Direzione di Polizia.

La riforma del 1981

La Polizia come la conosciamo oggi viene istituita nel 1981, con l’approvazione del Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, grazie al quale le bandiere appartenenti e le decorazioni concesse al Corpo delle guardie di pubblica sicurezza e al Corpo della polizia femminile sono attribuite alla Polizia di Stato, il cui Santo Patrono è San Michele Arcangelo, proclamato da Papa Pio XII nel 1949.

I valori della Polizia di Stato

Le donne e gli uomini della Polizia di Stato, nelle varie articolazioni e reparti, hanno il compito di tutelare l’incolumità e la sicurezza dei cittadini. Interris.it, in merito ai valori fondanti che ispirano ogni poliziotto, ha intervistato il dott. Angelo Giuseppe Re, in forza nella Polizia di Stato dal 1992 anno nel quale, da giovane funzionario, è stato destinato al Commissariato di Monza. La sua carriera è stata segnata da numerose e importanti indagini e successi, che lo hanno accompagnato fino a rivestire la funzione di dirigente superiore e questore. Un uomo integerrimo e tutto d’un pezzo che, nonostante i prestigiosi incarichi ricoperti, non ha mai dimenticato le sue umili origini e il significato dell’essere prossimi a chi è in difficoltà. È in pensione dallo scorso maggio.

 

Il dottor Angelo Giuseppe Re (© Angelo Giuseppe Re)

L’intervista al dottor Angelo Giuseppe re

Dottore, cosa l’ha spinta ad arruolarsi nella Polizia di Stato?

“Ho compiuto la scelta di arruolarmi nella Polizia di Stato in età matura. All’epoca, dopo essermi laureato in Giurisprudenza con una tesi sui processi economici, lavoravo in un istituto di credito ma questo impiego non mi appassionava. Sentivo l’esigenza di mettermi al servizio dei cittadini e, quindi, compiendo dei sacrifici, ho terminato gli studi a Palermo mentre lavoravo. In seguito, ho effettuato le prove di selezione per il concorso di Commissario di Polizia. Ricordo che, negli anni in cui frequentavo l’università, tra il 1980 e il 1985, la criminalità mafiosa colpiva frequentemente gli esponenti delle istituzioni. Io stesso ho visto a terra il corpo di Calogero Zucchetto, poliziotto in forza alla Squadra Mobile della Questura di Palermo che si occupava della ricerca dei latitanti mafiosi. I drammatici eventi di quel periodo hanno segnato in maniera determinante la mia volontà di entrare a far parte della Polizia di Stato”.

Secondo lei, quali valori accomunano tutte le donne e gli uomini della Polizia di Stato?

“Il comune denominatore che deve accomunare tutte le donne e gli uomini che scelgono di entrare a far parte della Polizia di Stato è senza dubbio l’altruismo. Le forze dell’ordine devono rappresentare ogni giorno un faro di legalità per i cittadini, il dovere di ognuno di noi è quello di essere al loro fianco senza esitazioni, tutelando i più deboli e sensibilizzando le giovani generazioni al valore del rispetto reciproco”.

La sua carriera è costellata di risultati e momenti importanti. Ne cito uno in particolare: la Santa Messa celebrata da Papa Francesco al Parco di Monza quando Lei era dirigente del locale commissariato. Cosa ricorda di quei momenti?

“La visita di Papa Francesco a Monza avvenuta il 25 marzo 2017 è stata un evento di portata storica. La Messa del Santo Padre, celebrata nel Parco di Monza, ha richiamato nella città oltre settecentomila fedeli. Le forze dell’ordine, durante i preparativi di questa giornata epocale, hanno messo in campo le misure di sicurezza necessarie per garantire la sicurezza del Pontefice e dei cittadini. L’evento si è tenuto a poco meno di un anno dagli attentati di Nizza e, in conseguenza di quei drammatici eventi, attraverso un grande lavoro d’equipe, abbiamo predisposto i diversi servizi di sicurezza, prevedendo ogni possibile eventualità e assicurando l’incolumità di tutti. Quella giornata è stata un grande successo professionale e una grande emozione dal punto di vista umano”.

Da pochi mesi ha raggiunto l’età della pensione. Che messaggio desidera rivolgere ai giovani che oggi stanno per intraprendere la carriera nella Polizia di Stato?

“A maggio dopo oltre trent’anni di servizio ho raggiunto l’età della pensione, ma un poliziotto, anche se non indossa più la divisa, lo è per sempre. Voglio dire ai giovani che intraprendono questa professione di agire sempre secondo coscienza. Come un medico che deve affrontare la propria professione ponendosi come obiettivo la tutela della salute dei propri pazienti, anche il poliziotto deve affrontare ogni giorno garantendo la sicurezza e la legalità dei cittadini. Tutte le libertà dei cittadini devono essere garantite e, quando la legge viene violata, il nostro compito è quello di applicarla sempre con coscienza e legalità come recita il nostro motto ‘Sub Lege Libertas’ che ci ricorda come l’azione della Polizia di Stato deve svolgersi nel rispetto delle leggi e delle istituzioni”.