Le “favole” del Mondiale

Mentre l'Italia del pallone deve fronteggiare un'altra calda estate di società fallite e processi per presunti illeciti sportivi, il Mondiale di Russia appena terminato regala qualche pagina di quelle che riconciliano con lo sport più seguito al mondo. Diversi gli episodi che hanno attirato l'attenzione dei media.

La generosità di Mbappé

Se in Francia, dopo la vittoria della finale si verificavano scontri e incidenti, forse la stella più brillante dei bluesKylian Mbappé, meditava un gesto da vero campione anche fuori dal campo. Eletto dalla Fifa miglior giovane di Russia 2018, il centrocampista del Paris Saint Germain ha deciso di devolvere i soldi guadagnati durante la competizione all'associazione Premiers de Cordée che aiuta disabili e bambini malati con programmi sportivi gratuiti. Per ogni partita disputata ha guadagnato circa 20mila euro, a cui si aggiungono i 300mila euro per la vittoria finale, come riporta “Sport Illustrated”. In totale andranno in beneficenza circa 440mila euro.

La civiltà di senegalesi e giapponesi

Beneficenza, ma anche educazione e pulizia. Ha colpito il gesto dei tifosi del Senegal, dopo la partita d'esordio della squadra africana contro la Polonia, i quali prima di abbandonare lo stadio, hanno raccolto la spazzatura che si era formata sulle tribune. Bicchieri di plastica, contenitori di cartone e altri tipi di rifiuti nascosti tra i seggiolini: i supporter africani hanno raggruppato l’immondizia, facilitando così il lavoro al personale incaricato. Una lezione di civiltà che fa il paio con quella dei calciatori del Giappone: al termine della partita persa agli ottavi di finale contro il Belgio proprio allo scadere dei novanta minuti, gli uomini guidati da Akira Nishino hanno pulito lo spogliatoio e lasciato una scritta in russo su un armadietto: “grazie”, si legge. Davvero di un soffio i nipponici hanno sfiorato l'impresa di raggiungere i quarti di finale. Ma nonostante la delusione, dopo aver ringraziato con un inchino le migliaia di tifosi giunti in Russia, sono tornati nello spogliatoio e dopo la doccia hanno sistemato tutto.

Allenatori signori

Deluso anche l'Uruguay, uscito ai quarti con la Francia. Alla Celeste resta però la consapevolezza di aver disputato un grande campionato del mondo e di aver avuto in panchina un maestro e un uomo d'altri tempi: il ct Oscar Tabarez. Misurato e dolente, affetto da una grave malattia neurodegenerativa che peggiora senza rimedio, Tabarez non ha mai voluto abbandonare la sua squadra. Nella prima gara dell'Uruguay contro l'Egitto, al gol vittoria arrivato nei minuti finali, l'anziano ct è balzato in piedi per festeggiare, ma la malattia lo ha sbattuto a terra. Solo per un attimo però, perché aiutato da una stampella il vecchio leone si è lanciato in campo ad esultare coi suoi ragazzi. Una lezione di vita, la sua, un inno alla vita e alla battaglia contro la malattia. Il suo collega croato Zlatko Dalic ha avuto più risonanza sui media per la storica impresa della sua Nazionale, arrivata in finale della massima competizione mondiale, ma il ct balcanico ha dimostrato di avere doti anche al di fuori del rettangolo verde. E' un uomo di profonda fede cattolica. In un'intervista al settimanale ufficioso dell’Arcidiocesi di Zagabria, come riporta La Nuova Bussola Quotidiana, Dalic afferma che “solo con la fede l’uomo può tornare in modo più qualitativo sulla strada giusta. E’ necessario portare la croce nel modo più dignitoso possibile, portarla con fortezza e forza. Nelle situazioni che sembrano senza uscita, si trova una soluzione, tuttavia è necessario credere”. Ricordando poi che ogni uomo deve “consacrarsi alla famiglia” e non correre dietro a soldi e lavoro, ha aggiunto: “Il rosario è sempre con me, e quando mi sento un po' agitato, metto la mano in tasca, stringo il rosario, e tutto diventa più semplice”. Anche questa parole, oltre ai gesti, rappresentano quella “favola” che il Mondiale sa ancora offrire, al di là di tutte le contraddizioni del calcio moderno.