“SE IL GENDER NON ESCE DALLA SCUOLA, FAREMO UN ALTRO FAMILY DAY”

Domani, sabato 17 giugno, le associazioni promotrici degli ultimi Family Day torneranno in piazza. La scuola è appena finita, ma i genitori italiani volgono già lo sguardo al prossimo anno accademico, perché la battaglia contro il dilagare dell’ideologia gender nelle aule scolastiche non va in vacanza.

L’appuntamento è in largo Bernardino da Feltre, a Roma, nei pressi del Ministero dell’Istruzione. Il neurochirurgo Massimo Gandolfini, portavoce del Family Day, spiega a In Terris che il presidio ha lo scopo si sollecitare il ministro Valeria Fedeli “affinché accolga due richieste”.

Le due richieste delle famiglie italiane

La prima è “la formalizzazione a livello normativo del consenso informato e preventivo richiesto ai genitori da parte delle scuole”, per far sì che “i genitori non vengano in alcun modo scavalcati quando si tratta di decisioni educative che riguardano i loro figli”. Del resto – aggiunge il neurochirurgo – “garantire questo diritto significa rispettare l’articolo 30 della Costituzione”.

A questo primo punto si lega la seconda richiesta delle associazioni familiari. “Chiediamo – prosegue Gandolfini – che le scuole istituiscano attività alternative per i figli di quei genitori che dovessero esprimere dissenso verso determinati corsi su temi altamente sensibili”. Inoltre – sottolinea il portavoce del Family Day – i genitori devono “essere coinvolti e ascoltati dalla dirigenza scolastica prima di formulare progetti didattici”.

Pronti a un altro Family Day

Quella di domani sarà l’ennesima manifestazione di protesta di questo tipo. Le precedenti non sono riuscite a frenare un’introduzione dell’ideologia gender che si diffonde ormai a macchio d’olio nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Se anche questo appello cadrà nel vuoto? “Faremo certamente un altro Family Day – assicura Gandolfini -, perché centinaia di migliaia di famiglie italiane non sono disposte a fare un passo indietro”.

L’associazionismo familiare è pronto inoltre a impugnare l’arma elettorale. “Quando si tornerà alle urne – spiega il portavoce del Family Day – inviteremo il nostro popolo a ricordarsi di chi non avrà accolto le nostre istanze, di chi avrà provato a strumentalizzarci così come di chi ci sarà stato vicino in questa battaglia”.

Chi a parole, incontrando nel gennaio scorso Gandolfini, ha assicurato la propria adesione ai principi del Family Day è la stessa Valeria Fedeli. “A lei – confida il neurochirurgo – ho detto che le parole sono importanti, ma lo sono ancora di più i fatti”.

Gli episodi più recenti

E i fatti, da gennaio ad oggi, non hanno regalato alcun conforto ai genitori italiani. È di poche settimane fa la notizia proveniente da Milano, dove una preside di scuola elementare avrebbe rifiutato la richiesta di una madre di esonerare la figlia da un corso di educazione sessuale organizzato da associazioni vicine alla galassia lgbt. Recente anche la decisione di una maestra di una scuola elementare di Modena, la quale avrebbe consegnato ai piccoli alunni una scheda esplicativa dettagliata su come si svolge un atto sessuale.

Non conforta nemmeno il commento rilasciato dalla Fedeli riguardo alla manifestazione di domani: “Non riesco a capire perché vengano sotto al Miur a manifestare (…) Credo che abbiano sbagliato indirizzo”. La replica di Gandolfini è pronta: “Abbiamo ben chiari due indirizzi sotto i quali protestare: quello del Miur e quello del Dipartimento delle Pari Opportunità e dell’Unar (Ufficio anti-discriminazioni razziali, ndr), perché il primo non avalli eventuali nuove pessime iniziative proposte dal secondo”. Il riferimento è al ruolo svolto finora dall’Unar e allo scandalo che ha suscitato questo organismo dopo un servizio televisivo di qualche mese fa.

Il ministro Fedeli e Papa Francesco

Il ministro Fedeli la settimana scorsa, in Quirinale, ha avuto modo di incontrare e scambiare alcune battute con Papa Francesco. Al termine del breve colloquio, la responsabile del Miur ha parlato di “profonda convergenza” con il Pontefice di “obiettivi e metodi” da mettere in pratica nella scuola per rispettare le differenze di origine, sesso e religione. “L’impegno all’integrazione trova sicuramente d’accordo non solo il Papa, ma chiunque”, commenta Gandolfini. Il quale rivolge un consiglio alla Fedeli: “Chieda al Santo Padre cosa ne pensa dell’ideologia gender nelle scuole, avrà modo di ascoltare la sua preoccupazione riguardo a quella che ha definito una ‘colonizzazione ideologica’”.