Beckenbauer e la Germania: quella stretta di mano all’Est

Cinquant'anni fa, Beckenbauer e Bensch si strinsero la mano per un match dei Mondiali. Un torneo che la Germania Ovest e quella dell'Est vinsero entrambe. A modo loro

Franz Beckenbauer Germania
Foto © Sport/Image

Probabilmente fu più il simbolo che il reale effetto. E, forse, su quella partita c’è stata più letteratura di quanto in realtà la storia ne richiedesse. Ma, in fondo, è difficile ricordarsi di un mondiale in cui una Nazione ha giocato in contemporanea con sé stessa. Peraltro ottenendo, in modo diverso, il giusto grado di soddisfazione. Una parte trionfando e l’altra pure, in momenti, luoghi e circostanze diverse. E, soprattutto, con un premio diverso. Con Franz Beckenbauer, se ne va l’altro lato della stretta di mano oltre il Muro, dopo che l’11 giugno 2022 morì Bernd Bensch, tedesco anche lui ma con indosso la maglia blu elettrico della Ddr. Un pallone più efficace della diplomazia. In buona sostanza fu questo il leggendario incontro di calcio tra Germania Ovest e Germania Est, nel teatro d’eccezione di Amburgo. Città-stato, a cavallo fra due lander. Forse il migliore in assoluto per un incontro simile.

Il gol della Germania

Era il 22 giugno 1974, un sabato. E sul campo si affrontavano due nazionali profondamente diverse, pur essendo fondamentalmente le stesse. In realtà un match di colore più che di cartello, e nemmeno i colori delle Germanie, visto il bianco e nero tipico dell’Ovest e il blu dell’Est. Con lo squilibrio delle forze in campo a passare, per una volta, in secondo piano. Il tipico match di inizio mondiale, in cui la squadra sfavorita cede contro l’outsider. A deciderla, l’uomo simbolo del rampante Magdeburg di inizi anni Settanta, Jurgen Sparwasser. Nemmeno la posta in palio era elevatissima, con entrambe le squadre a sfidarsi giusto per capire per chi avrebbe occupato il primo posto del girone. Eppure, gli occhi della Ddr erano tutti o quasi piantati sui televisori. Se non altro per veder giocare quei fortunati autorizzati a mettere il naso fuori dall’Est. Spegnere gli schermi con la soddisfazione di aver vinto, poi, contribuì ad allentare, per qualche tempo, l’insoddisfazione generale sul lato orientale della Germania.

L’intrusione della propaganda

La politica, di fatto, non c’entrava nulla. Anche se provò a entrarci lo stesso: prima allentando un po’ la vite protezionistica e rilasciando qualche migliaio di visti speciali per potersi recare ad Amburgo. Poi per dirottare il gol di Sparwasser, concretamente utile solo per gli annali in quel momento, sui binari della propaganda, in un periodo storico in cui l’affermazione in ambito sportivo era solo uno dei tanti campi di confronto della guerra fredda. Di più. La vittoria della Ddr fu letta, dalla classe dirigente al di qua del muro, come una presunta dimostrazione di superiorità del modello orientale. Un tentativo vano, almeno in ambito calcistico, e non solo perché la Germania Ovest quel mondiale lo vinse, con Beckenbauer a sollevare la Coppa del Mondo. Ma, piuttosto, perché i tedeschi dell’Est, Sparwasser per primo, avevano capito che quella partita non serviva per quello. Anzi, non serviva a nulla, se non a sentirsi vivi. Almeno per novanta minuti.