L’esordio di Giorgia Meloni come presidente del Consiglio a Bruxelles

L’intervista di Interris al politologo e professore della Luiss Lorenzo Castellani in occasione del primo incontro di Giorgia Meloni come presidente del Consiglio italiano con i vertici delle istituzioni europee

Foto Giorgia Meloni Ufficio Stampa Presidenza Consiglio Ministri/Image

Esordio in Europa da presidente del Consiglio per Giorgia Meloni, la prima donna in Italia a ricoprire questa carica, a Bruxelles, in Belgio, dove incontra i vertici delle istituzioni europee, le presidenti di Parlamento e Commissione europea, Roberta Metsola e Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

Sono diversi i dossier aperti tra Italia e Unione europea. Dalla richiesta di modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnnr) italiano, alla luce dell’aumento dei costi delle materie prime, alla necessità di trovare una soluzione alla questione gas, dall’immigrazione all’inflazione che riguarda l’Eurozona.

“Meloni prosegue la linea aperta da Draghi, cioè cercare per prima cosa una soluzione europea”, dice a Interris.it  il politologo e professore di Storia delle istituzioni politiche all’università Luiss di Roma Lorenzo Castellani, intervistato per capire meglio come sarà l’esordio europeo del nuovo presidente del Consiglio, qual è l’attitudine nei suoi confronti da parte delle istituzioni dell’Ue e quali possono essere le prospettive future.

Bruxelles 08/06/2022 – guerra in Ucraina / foto Imago/Image
nella foto: Roberta Metsola ONLY ITALY

L’intervista

Come il presidente del Consiglio si presenta in Europa e con quale visione dell’Unione europea?

“Presenta all’Ue il proprio governo e la sua idea di quello che farà e come sarà l’Italia dei prossimi mesi e anni, con l’obiettivo di cercare una soluzione alla questione del gas. La partenza del suo esecutivo è comunque incoraggiante, avendo rassicurato sull’attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la nomina di Giancarlo Giorgetti al Ministero dell’economia in continuità col governo Draghi, con il netto supporto all’Ucraina e senza roboanti dichiarazione di taglio ‘euroscettico’. Meloni vuole farsi accettare in Ue. In  molti si attendevano che avrebbe incontrato per primi il presidente ungherese Viktor Orbán o i polacchi, invece il primo leader Ue che ha visto è stato, seppure in un momento informale, il capo di Stato francese Emmanuel Macron”.

Come la accoglieranno le istituzioni europee?

“C’è un rapporto di partnership con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, mentre la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha pronunciato quella frase un po’ sibillina sul vigilare sui diritti alcuni giorni prima del voto del 25 settembre. Meloni per ora è accolta con riserve, il ‘benvenuto’ nei suoi confronti è stato molto freddo, ma l’atteggiamento si sta ammorbidendo. Si è capito che al governo non c’è un esecutivo di estrema destra ma un gruppo di politici esperti, una destra con cui si può dialogare. Inoltre il presidente del Consiglio è alla guida di quello che alle ultime elezioni si è dimostrato il primo partito italiano e per le Europee 2024 potrebbe venir corteggiata dai popolari del Ppe. Adesso tutti le vogliono ‘prendere le misure’ per capire quanto fa sul serio sul versante sovranista-nazionalista e quanto sia invece dialettica in Europa”.

Roma 02/08/2019 – Il Presidente del Consiglio Italiano incontra il Presidente della Commissione Europea / foto Samantha Zucchi/Insidefoto/Image
nella foto: Ursula von der Leyen

Il presidente italiano cercherà di stringere nuove alleanze all’interno della Ue?

“Deve puntare all’asse franco-tedesco che attualmente è in una fase in cui Francia e Germania faticano a comprendersi. L’Italia dovrebbe sapersi inserire per essere un partner politico importante e tutelare al meglio i propri interessi. Si può, per esempio, cooperare con la Francia per arrivare a una soluzione comune al problema dell’energia. Allo stesso tempo, dal punto di vista produttivo e commerciale siamo molto legati alla Germania, gli stimoli che i tedeschi stanno dando alla propria economia possono avere degli effetti benefici anche per noi”.

Quali sono i principali temi che Meloni intende portare in Ue?

“Le questioni economico-monetarie, gli aspetti di cooperazione nella difesa e la creazione di player commerciali europei attraverso coalizioni di governi sono temi che all’Italia interessa si concretizzino in Europa, così come le soluzioni per materie quali l’energia e l’inflazione, che riguarda l’intera Eurozona. Meloni prosegue la linea aperta da Draghi, cioè cercare per prima cosa una soluzione europea. Se su questi fronti otterrà risultati concreti, potrebbe rivendicarli e nessuno potrebbe accusarla di anti-europeismo”.

Quanto il governo da poco insediatosi sarà in continuità col precedente, sui temi europei e internazionali come Ucraina, linea atlantista e Nato?

“A livello governativo moltissimo, come si evince dalle nomine di Antonio Tajani al ministero degli Affari esteri e di Guido Crosetto al dicastero della Difesa. Il governo si presenta solido e affidabile nel sostegno all’Ucraina e nel contenimento economico della Cina, seconda appunto la linea dell’atlantismo”.

Quali sono le modifiche del Pnrr che il presidente del Consiglio intende chiedere?

“Finché si tratta di cercare di adattare il numero delle opere o delle politiche da attuare, nel solco delle procedure previste, per via del scenario diverso dovuto all’inflazione e al caro energia, non ci sono problemi – come magari sarebbe potuto accadere se il governo avesse detto di voler cambiare i capitoli di spesa o di spendere più soldi. L’operazione resterebbe dentro un perimetro ben definito che non sarà toccato. E delle minime modifiche sono pensabili, è già stato fatto in Portogallo. Il nostro Paese è ben messo sotto il profilo delle leggi, ma siamo indietro sul piano dell’attuazione e aspettiamo da tempo un codice degli appalti riformato secondo i criteri europei. Meloni dovrà ‘inventarsi’ un modello italiano per velocizzare le procedure di spesa almeno sulle grandi opere di competenza nazionale, come la fibra, le autostrade o l’alta velocità”.

Per concludere, che legge di bilancio ci aspetta?

“Non sarà una legge di bilancio di grande deficit. La manovra è in parte già stata scritta dal governo precedente, ci potrà essere qualche ritocco fiscale, la proposta di estensione della flat tax fino a 85mila euro, qualche proposta sulle pensioni. Capiremo dagli incontri in Ue se ci sarà una soluzione europea per il caro energia o se entreranno nella manovra delle misure per tamponarlo che assorbiranno buona parte delle risorse previste per la legge di bilancio”.