Il Papa convoca i presidenti delle Conferenze Episcopali

Papa Francesco ha deciso di convocare a Roma i presidenti di tutte le Conferenze Episcopali del mondo per affrontare insieme il drammatico capitolo dello scandalo abusi. La decisione è stata annunciata dal Consiglio dei 9 cardinali che aiuta il Santo Padre nella gestione delle riforme della Chiesa e che ha concluso ieri i suoi lavori. 

Le date

Nel comunicato del C9 si legge che la riunione si terrà a Roma dal 21 al 24 febbraio 2019 per “parlare della prevenzione di abusi su minori e adulti vulnerabili”. Durante i lavori, si è discusso anche dell'eventuale cambiamento della struttura e della composizione stessa del Consiglio. All'appuntamento, non a caso, sono mancati i cardinali Francisco Javier Errázuriz, Laurent Monsengwo Pasinya e George Pell, destinati ad essere sostituiti. Quest'ultimo, prefetto della Segreteria per l'Economia in “congelamento”, si trova in Australia dove è stato rinviato a giudizio per reati sessuali. In realtà, nel processo al porporato australiano che aveva suscitato grande clamore mediatico, è caduta la maggior parte dei capi d'imputazione, tutti quelli più gravi. Il cardinal Pell si è sempre proclamato innocente e, pur non costretto, ha deciso di fare ritorno in patria per difendersi davanti ai magistrati in un'aula di tribunale.

Lo scandalo americano

L'epicentro del recente scandalo abusi che sta addolorando i fedeli di tutto il mondo sono gli Stati Uniti. La figura centrale è quella di Theodore McCarrick, ex arcivescovo di Washington, privato della porpora cardinalizia, che secondo diverse testimonianze avrebbe abusato per anni di giovani seminaristi ed avrebbe approfittato della sua posizione di potere per favori sessuali. L'ex porporato americano è al centro anche del discusso dossier redatto dall'ex nunzio apostolico, Carlo Maria Viganò. Lo scandalo che sta emergendo e che sembrerebbe coinvolgere una parte della Chiesa americana, quella più vicina a McCarrick, ha avuto origine dalla pubblicazione del report del Grand Jury della Pennsylvania.

Il card. Wuerl verso le dimissioni

In questo documento anche la posizione del suo successore a Washington, il cardinale Donald Wuerl, sembrerebbe non uscirne esente da responsabilità: viene, infatti, accusato di non aver fatto abbastanza contro i preti pedofili ai tempi del suo mandato lungo 18 anni a Pittsburgh. Molti dei casi denunciati nel report del Grand Jury sarebbero avvenuti proprio in questa diocesi. In queste ultime settimane, dopo che il documento è divenuto pubblico, il cardinal Wuerl ha cercato di resistere alle pressioni ed ha difeso il suo operato sostenendo di aver applicato la linea della tolleranza zero nei suoi 18 anni da vescovo. Tuttavia, questo non è bastato a placare le polemiche incrementate poi dal dossier di monsignor Viganò in cui viene menzionato anche il nome di Wuerl. L'attuale arcivescovo di Washington è stato addirittura contestato durante la celebrazione di una messa. E la giornata di oggi ha dato sviluppi anche su questa situazione: il cardinal Wuerl, infatti, ha scritto una lettera ai sacerdoti della sua diocesi annunciando di essere stato convocato a Roma da Papa Francesco. Nella missiva rivolta al clero diocesano, l'arcivescovo di Washington ha fatto capire che discuterà con il Papa dell'eventualità delle sue dimissioni. Dallo scoppio dello scandalo americano, non è la prima volta che Wuerl viene convocato in Vaticano: lo stesso cardinale aveva rivelato in un'altra lettera ai “suoi” sacerdoti di aver incontrato riservatamente il Santo Padre ottenendo da lui, a quanto scrive Andrea Tornielli di “Vatican Insider”, “l'invito a un discernimento comune con il clero diocesano”. Il clamore di queste ultime settimane, però, sembrerebbe aver reso inevitabili le dimissioni di Wuerl. 

La richiesta del card. Di Nardo

La convocazione a Roma di tutti i presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo pare accogliere la richiesta fatta dal cardinal Di Nardo, a capo proprio dei vescovi statunitensi, che all'indomani della pubblicazione del dossier Viganò aveva chiesto pubblicamente un'udienza a Papa Francesco sul caso McCarrick.