Morbillo, epidemia a New York: la situazione

E'ormai stata dichiarata l'emergenza sanitaria a New York, dove il sindaco Bill De Blasio si è visto costretto a diramare lo stato di allerta per la grave epidemia di morbillo diffusasi ormai in tutta la città. Assieme all'emergenza, De Blasio ha disposto che tutte le persone non ancora vaccinate residenti in quattro aree urbane del quartiere di Brooklyn dovranno al più presto sottoporvisi (compresi i bambini di età superiore ai sei mesi), allo scopo di circoscrivere per quanto possibile una diffusione che, al momento, ha interessato 250 persone a partire da settembre, solo nella Grande Mela. La vaccinazione sarà obbligatoria, con tanto di sanzione pecuniaria (almeno 1000 dollari) per chi non rispetterà la disposizione. Particolarmente interessata dal virus è stata la comunità ebraico ortodossa di Williamsburg, ai cui istituti scolastici è stata inoltrata richiesta di accettare in aula esclusivamente alunni già vaccinati, rischiando la chiusura in caso l'ordinanza non venga rispettata.

Numeri in aumento

Nell'ultima settimana, circa 80 nuovi casi sono stati registrati, portando a 465 il numero delle persone contagiate in tutto il Paese, cifra che non si raggiungeva da almeno vent'anni e che rischia di superare anche l'annata peggiore dal 2000 in poi, il 2014, quando i casi arrivarono a 667 nel corso però di dodici mesi. Il timore dei medici è che, visto lo stato di galoppante diffusione, le cifre potrebbero addirittura raddoppiarsi. Per questo, a New York, il sindaco ha dato disposizioni per una rapida e preventiva vaccinazione, puntando sull'effetto gregge per proteggere coloro che ancora non sono stati contagiati. Particolarmente severe le pene in caso di inosservanza anche per effettuare un contrasto a quella che, dagli esperti, è stata definita la principale causa di diffusione, ovvero proprio la mancata vaccinazione, con la quale si favorirebbe il contagio del 90% delle persone a stretto contatto di colui che ha contratto il virus. Un incremento, negli Stati Uniti, che corrisponde a quello avvenuto in Europa dove, nel 2018, sono stati registrati ben 82 mila casi e 72 decessi.