Come fronteggiare l’eccessiva dipendenza dalle energie fossili dell’Italia

Negli ultimi mesi, da parte dei media e della politica, c’è stato un insistente allarme riguardo ai forti aumenti dei costi dell’energia. La benzina ed il gasolio alla pompa sono cresciuti più di un quinto dei prezzi praticati prima della pandemia. Poi, in concomitanza, abbiamo subito rincari ancora più repentini e gravosi del gas per la rete di distribuzione che provvede al riscaldamento della grandissima maggioranza delle abitazioni italiane, e per la fornitura necessaria alla copertura del fabbisogno del 40% della generazione elettrica nazionale.

Il governo è intervenuto per attutire la pressione degli aumenti, ma i danni saranno lo stesso pesanti per i cittadini ed il sistema produttivo, e mette a nudo l’eccessiva dipendenza del nostro paese dalle energie fossili. Si dirà che il PNRR impiegherà ingenti risorse per la transizione energetica riguardo allo sviluppo delle energie rinnovabili, ma per il processo di avanzamento dell’intero  cambiamento programmato occorreranno non meno di due lustri, se si vorrà rapidamente infrastrutturare il Paese, non ultima la necessaria istallazione di nuovi giganteschi sistemi di accumulo di energia per lo sfruttamento intensivo delle energie eoliche ed fotovoltaiche.

Dunque dobbiamo prepararci per i prossimi anni a fronteggiare i rischi della dipendenza non solo per difenderci da fornitori sostanzialmente monopolisti, ma anche dalla possibile subdola dipendenza ad alcune potenze che usano l’energia come mezzo per condizionare la politica estera e e talvolta per facilitare propositi aggressivi nei confronti di libere nazioni.

Noi italiani, chissà perché, non abbiamo mai dedicato molta importanza a questi temi, al punto tale che sulla energia, sulla testa dei cittadini e di primari interessi nazionali, si sono giocate partite torbide aiutate, ora inconsapevolmente, ora consapevolmente, da una informazione non sempre del tutto trasparente e comunque condizionata da pressioni di interessi privati e di paesi stranieri, interessati a mantenere vivi i propri interessi. Essi più volte hanno puntato a pressioni sulla opinione per mantenere lo status quo dei propri vantaggi, che sempre si palesano in tentativi per arginare cambiamenti. Così si spiegherebbero i movimenti non sempre spontanei che nel corso di questi anni si sono manifestati contro gli impianti fotovoltaici, quelli eolici, come contro il nucleare. Si spiegherebbero in questi frangenti le ostilità contro la estrazione di ingenti quantitativi di petrolio e gas naturali presenti nell’alto e medio Adriatico, che potranno sensibilmente cambiare la quantità delle attuali forniture di paesi e intermediari. In un momento di grandi rincari, nuovi quantitativi aggiuntivi di produzione nazionale, sarebbero provvidenziali per abbattere i costi maggiori fino a dieci volte in più del gas proveniente da Russia, Algeria e Libia.

Attualmente il gas estratto in Italia non arriva neanche al 5% del fabbisogno, incrementarlo abbondantemente gioverebbe molto alla nostra causa. Ma vige ancora il decreto del primo governo Conte che aveva bloccato le estrazioni dalle sacche petrolifere e di gas, fedele alle suggestioni nimby, che anche in situazioni di emergenza come quelle che stiamo vivendo di estrazione, continua ad inibire l’estrazione.

Quindi, pur costando alle finanze pubbliche gli interventi di calmieraggio, esercitate a suon di miliardi di euro sul mercato del gas, e con i bonus a favore dei cittadini per attutire le asperità dei rincari, per coprire le leggerezze del passato che ha nomi e cognomi presenti nel governo, si continua nel marchiano errore senza che ci sia una discussione pubblica. Ma questa storia rischia il ridicolo se non si dovesse correggere immediatamente con un cambio di rotta immediato del governo. Anche le autorità  croate e montenegrine, affatto condizionate da alcunché, quatti quatti stanno predisponendosi ad estrarre loro stessi il prezioso liquido fossile, preparandosi a fare festa a nostre spese. Questa incresciosa evenienza dimostra plasticamente la situazione assurda in cui ci siamo collocati. Per i nostri dirimpettai rivieraschi avere l’opportunità di estrarre metano e petrolio è occasione di festa, mentre per noi italiani, unici al mondo, è un lutto. Dunque il governo faccia in modo di riportarci alla realtà ripristinando la estrazione, per l’indubbio beneficio che ne verrebbe per la nostra Nazione.