“Mettiamoci un punto”, il cucito che aiuta la rinascita delle donne maltrattate

L'intervista di Interris.it all'avv. Santina Bruno, responsabile del Coordinamento Donne delle Acli della Calabria e mente del progetto "Mettiamoci un punto"

Cucito (© Foundry Co da Pixabay)

La violenza contro le donne rappresenta un grave problema in Italia e in molti altri paesi nel mondo. In particolare, nel nostro paese, secondo i dati dell’Istat, il 31,5% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni, ovvero 6 milioni 788 mila persone, ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o maltrattamento. Le donne quindi, sono spesso vittime di violenza fisica e psicologica, che può avere conseguenze devastanti per la loro vita e il loro benessere.

L’esperienza di Cosenza

In provincia di Cosenza, precisamente a Santa Domenica Talao, pochi giorni fa, alla presenza presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, della responsabile nazionale del Coordinamento Donne Acli, Chiara Volpato, della presidente nazionale delle Acli Colf, Giamaica Puntillo e dei dirigenti Acli della Calabria, è stata presentata una nuova sartoria sociale chiamata “Mettiamoci un punto” che, mettendo al centro la solidarietà, da una nuova opportunità alle donne in condizione di fragilità. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato l’avv. Santina Bruno, responsabile del Coordinamento Donne delle Acli della Calabria e mente del progetto.

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Foto di Tim Marshall su Unsplash

L’intervista

Avvocato, come nasce e che obiettivi ha la sartoria sociale “Mettiamoci un punto”?

“La sartoria sociale ‘Mettiamoci un punto’ è stata inaugurata lo scorso 26 ottobre a Santa Domenica Talao. È nata dalla collaborazione tra i responsabili del Coordinamento Donne Acli Calabria, Acli Colf, FAP Calabria e FAP provinciale di Cosenza. L’obiettivo che si pone la sartoria è la realizzazione di bomboniere solidali il cui ricavato servirà per dare un aiuto concreto a donne vittime di violenza. Inoltre, le volontarie, anima pulsante della sartoria, metteranno gratuitamente a disposizione delle donne in difficoltà la loro conoscenza nell’arte del cucito, del ricamo e dell’uncinetto per dare loro la possibilità di imparare questa professione come opportunità di riscatto, rinascita di ripartenza”.

Quali sono i vostri auspici per lo sviluppo della sartoria sociale “Mettiamoci un punto”? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione di inclusione?

“Intendiamo proseguire nello sviluppo della sartoria sociale ‘Mettiamoci un punto’ per offrire un aiuto sempre maggiore e un’opportunità di una nuova vita che consenta alle donne vittime di violenza di ripartire lasciandosi alle spalle i maltrattamenti e i soprusi subiti. Il cucito, quindi, diventa e diventerà sempre di più, una metafora della costruzione di un nuovo percorso, che si realizza attraverso l’apprendimento di una nobile professione dalle radici antiche, la quale, a tutti gli effetti, sarà un fattore di valorizzazione della persona a 360 gradi, senza nessuna preclusione. Nel nostro piccolo, vogliamo dare concreta attuazione al principio di Papa Francesco che, con lungimiranza, ci ricorda che ‘occuparsi del lavoro significa promuovere la dignità delle persone’. Questa è la nostra missione ed ha come fulcro la tutela delle donne maltrattate che devono avere il diritto ad avere una vita degna e luminosa. Chiunque lo desidera può sostenere la nostra azione di inclusione contattando i nostri recapiti e venendo a trovarci presso la sartoria sociale. Ogni aiuto è ben accetto”.