Omicidio Ceste: la Corte di appello conferma la condanna per Emanuele Buoninconti

E’ arrivata dopo quasi sei ore di camera di consiglio la decisione della Corte d’Assise e d’Appello di Torino: i giudici hanno confermato la condanna a 30 anni per Michele Buoninconti, l’ex vigile del fuoco di Costigliole d’Asti a processo per l’omicidio della moglie, Elena Ceste.

La scomparsa di Elena

La donna era scomparsa dalla sua casa lo scorso 24 gennaio 2014. Per mesi le forze dell’ordine hanno vagliato varie ipotesi senza raggiungere nessun risultato, fino a quando nove mesi dopo, nell’ottobre del 2014, il cadavere di Elena venne ritrovato in un canale di scolo, poco distante dalla casa dove la coppia viveva con 4 figli, ora affidati ai nonni.

L’arresto di Buoninconti

Pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Elena, il marito Michele Buoninconti venne indagato e poi arrestato il 29 gennaio 2015. La condanna in primo grado a 30 anni arrivò il 4 novembre 2015.

La reazione dei genitori di Elena

“Contenti? Non si può essere contenti per l’omicidio di una figlia”, ha risposto uno dei legali dei genitori di Elena Ceste, che hanno partecipato all’udienza e alla conseguente lettura del dispositivo della sentenza. I due coniugi si sono commossi e hanno pianto mentre il giudice leggeva la conferma della pena per il killer della loro figlia e, poi, si sono allontanati velocemente dall’aula.

Le richieste dell’accusa e della difesa

Il pm, Laura Deodato, durante l’udienza ha chiesto ai giudici la conferma del primo grado, cioè 30 anni di carcere per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. I legali di Buoninconti, invece avevano chiesto l’assoluzione con formula piena del loro cliente. Dopo la lettura della sentenza hanno criticato la scelta del rito abbreviato, fatta dai loro predecessori. Decisione che secondo loro avrebbe penalizzato Buoninconti, in quanto non ha permesso di svolgere ulteriori approfondimenti. “Non è possibile dire come, quando, dove e in che modo Elena Ceste è stata uccisa – hanno dichiarato i legali difensori, come riportato dal Fatto Quotidiano -. E non si può nemmeno dire se sia stato un delitto premeditato, volontario, di impeto o di altro. A nostro avviso non si è trattato nemmeno di un omicidio“.