ECommerce, in arrivo la “tassa verde”. Sos digital retail

Web tax ecologica tra le novità nella filiera degli acquisti on line. Una ricerca condotta da The European House-Ambrosetti per Netcomm colloca il comparto al terzo posto tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato

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La rete del valore dell’eCommerce e del digital retail in Italia genera ricavi per circa 58,6 miliardi di euro. Una ricerca condotta da The European House-Ambrosetti per Netcomm colloca l’eCommerce al terzo posto tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato. E adesso, secondo Netcomm, la “tassa verde” sulla distribuzione sarebbe un freno. In una fase particolarmente delicata. In cui gli acquisti on line stanno subendo un rallentamento a causa dell’inflazione. Finora per chi decide di aprire un’attività  e-commerce in regime forfettario, le tasse da pagare sono il 15% dell’imponibile fiscale. Ridotte al 5% nei primi 5 anni di attività. Il reddito imponibile per i titolari di eCommerce forfettari corrisponde al 40% dei ricavi. Per una attività eCommerce in regime ordinario, invece, la tassazione è progressiva a scaglioni. Un sistema che prevede una percentuale di tassazione che varia a seconda del reddito. Con un minimo del 23% e un massimo del 43%. Oltre alle tasse, un titolare di e-commerce deve pagare i contributi previdenziali e pensionistici alla gestione artigiani e commercianti Inps. Questi contributi si compongono di una parte fissa e di una parte variabile. Calcolata con il sistema delle aliquote scaglionate.eCommerce

eCommerce in frenata

Roberto Liscia è il presidente di Netcomm. L’associazione del settore e-commerce si oppone alla presunta “tassa verde” sulla rete distributiva dell’eCommerce. Si tratta di una proposta che il governo intende inserire nella nuova legge di Bilancio. Un’innovazione legislativa che, secondo Liscia, non tiene conto di una situazione reale. E cioè dell’impatto economico e ambientale di questo settore sull’intera economia del Paese. Netcomm contesta, quindi, la decisione di porre un freno a un importante comparto strategico come quello del digitale. Tanto più che l’eCommerce “sta già subendo un rallentamento“. A causa dell’inflazione. E dell’aumento dei costi tecnologici e di gestione dell’intera rete. Introdurre una nuova tassa, avverte Liscia, “significherebbe minare la competitività dell’Italia sul piano internazionale”. E a farne le spese “sono in primis le piccole e medie imprese”. Ossia le imprese che hanno trovato nel digitale, in questi ultimi anni, una risorsa strategica per “lo sviluppo del loro export”. Raggiungendo “consumatori in tutto attraverso l’eCommerce”.

Impatto sull’ambiente

Secondo Roberto Liscia sono i dati del settore a “parlare in modo inequivocabile“. Netcomm, infatti, richiama l’attenzione su recenti studi della società di consulenza Oliver Wyman e LAE. Rilevazioni che dimostrano come l’eCommerce abbia un impatto ridotto sull’ambiente. Rispetto a quello generato dal retail fisico non alimentare: “L’eCommerce consente di ridurre da quattro a nove volte il traffico generato dallo shopping nei negozi. E  le consegne ai clienti rappresentano lo 0,5% del traffico totale nelle aree urbane- evidenzia Liscia-. Inoltre, secondo il rapporto di Oliver Wyman risulta che l’eCommerce genera da 1,5 a 2,9 volte in meno di emissioni di gas serra“. Dunque, sostiene Liscia, “stiamo parlando di una rete che, solo nel 2019, contava 678 mila imprese e oltre 290 mila lavoratori. Oltretutto, in un mondo sempre più multicanale, i negozi tradizionali stessi si avvalgono di servizi di consegna a domicilio. E gli effetti di un’ulteriore tassazione avrebbero conseguenze negative anche sui costi della loro attività. Oltreché sui prezzi destinati ai consumatori stessi”.
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Le priorità del governo

Nel suo intervento alla Giornata mondiale del risparmio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha più volte citato Luigi Einaudi. Dal “senso della parsimonia” in momenti di “scarsità e incertezza”. Alla “buona pratica del risparmio” che è essa stessa “generatrice di ricchezza“. Il titolare del Mef è tornato a ribadire la priorità, in questo momento di “emergenze gravi del presente”, di tutelare famiglie e imprese. La strada è da una parte proteggere “la dignità e l’operosità dei cittadini e non la logica del debito e del sussidio”. E dall’altra aiutare le imprese. Non solo assicurando “disponibilità di liquidità“. Ma anche che questa sia accessibile a condizioni “il più possibile vantaggiose”. Inoltre l’esecutivo è anche “orientato a confermare il proprio impegno, nei prossimi anni,  a ridurre il deficit della pubblica amministrazione. E il rapporto debito-Pil.

Possibili entrate

Il conto complessivo della legge di bilancio potrebbe alla fine salire fino a circa 40 miliardi. Con possibili entrate dalla modifica della norma sugli extraprofitti. Oppure dalla revisione del superbonus. Ma anche dalla rivisitazione del reddito di cittadinanza. Altri fondi potrebbero arrivare appunto da una nuova web green tax su chi fa consegne di e-commerce con veicoli inquinanti. Ma questa al momento è solo una proposta. A disposizione dovrebbero esserci poi i circa 4 miliardi di fondi di coesione che l’Ue ha autorizzato ad usare per l’emergenza energia. E se i tre quarti delle risorse saranno drenati dalle misure sull’energia, il resto sarà usato tra l’altro per le pensioni. C’è da superare lo scalone. E si intende pure dare almeno continuità al taglio di due punti del cuneo fiscale. Ampliare la platea dell’Iva al 5% (probabile vi rientrino i prodotti per l’infanzia). Estendere la flat tax. Tra le ipotesi ci sono anche nuovi aiuti per alcune fasce di reddito. Oltre ad una moratoria di 6 mesi per chi non riesce a pagare le bollette.